Convegno Internazionale di Astrologia
CIELI E TERRE: ARMONIE TRA DIVERSITÀ E UNITÀ

 

Organizzato da Meskalila Nunzia Coppola per Associazione Jayavidya e C.I.D.A. Perugia
Marzo 2009



ARMONIA COSMICA NEL TEMPO-SPAZIO
di Nunzia Coppola Meskālilā



Saraswathi Namastubhyam Varade Kaamaroopini Vidyaarambham Karishyaami Siddhir Bhavatu Mey Sada
Omaggio a Te, Sarasvathi, Signora del Desiderio.
Omaggio a Te, Principio della Conoscenza che rende fruttuosa la dedizione e con essa l’impegno. (Estratto da Saraswathi stotram)

Introduzione
“… siamo come isole nel mare, separate in superficie, connesse in profondità”. William James


Cellarius: Scenographia Systematis Mundani Ptolemaici

L’Astrologia è l’Arte d’intrecciare tecniche tradizionali e nuove, attraverso calcoli, grafici e figure, ma anche simboli e metafore inerenti la connessione dei Cieli con le Terre, nello Spazio-Tempo. Le Mappe natali, oltre a riprodurre la situazione celeste degli astri, permettono viaggi alla scoperta degli universi recessi all’interno del nativo. L’interpretazione dei raggi planetari, dei loro incroci e delle loro connessioni con la psiche umana, favorisce la percezione, l'analisi e la comprensione dei cambiamenti esistenziali. Questi viaggi interiori, attraverso le immagini della volta celeste riprodotti e semplificati in un grafico, favoriscono il discernimento degli atteggiamenti e delle predisposizioni che aiutano il nativo ad assumere atteggiamenti consapevoli nei confronti di sé, dell'ambiente, della società, del pianeta e del Cosmo. Ovviamente, la consapevolezza non deriva unicamente dalle stelle, ma è anche tributaria delle discipline scientifiche, sociali e religiose, così come di quelle non scientifiche e non religiose che da sempre guidano l’umanità. Molteplici e crescenti sono, infatti, i modelli e i percorsi verso la conoscenza, compresi quelli di tipo ateo. Le teorie evolvono e cambiano, i presupposti scientifici e religiosi non sono più inconfutabili, mentre le teorie iniziali restano validi concetti dai quali si evolvono quelli successivi. Scienza e religione, i due pilastri a sostegno delle sicurezze umane, ormai sono uscite dalla dimensione di episté¬me e l’atteggiamento fideistico alla base dell’astrologia, della religione, delle ideologie e dei vari dictat, è stato sostituito dallo spirito di ricerca permanente. L’atteggiamento del ricercatore, infatti, implica una compagine mentale tesa verso la pluralità delle teorie; include scambi tra scienze esatte e scienze umane, tra religioni monoteiste e politeiste, tra nuovi saperi e antiche tradizioni. Per esempio, le scoperte e le ipotesi della nuova fisica si stanno espandendo, incorporandosi nel patrimonio culturale planetario, allo stesso modo in cui la rivoluzione copernicana compenetrò la cultura rinascimentale. L’approccio pluralista è evidente nella rete nodale che abbraccia la cosmologia sumera, la filosofia greca, l’arte tibetana, la medicina cinese, la cosmologia hopi, lo Jotisha hindu, le tradizioni amerindiane, la fisica delle Superstringhe, il mondo delle reti informatiche, l’Astrologia antica e moderna.
Spesso, ciò che non è segnatamente scientifico, tradizionalmente distinto o culturalmente consueto, soprattutto se si distacca dai canoni delle organizzazioni dominanti o desiderose di imporre il proprio imprimatur, sconvolge il processo omeostatico. Entro una certa misura, la tendenza a resistere al cambiamento è naturale: dal punto di vista biologico, si sviluppa all'interno di comportamenti reiterati che contribuiscono a formare l’identità individuale. Le tendenze emotive e comportamentali, le parti del "codice genetico a breve termine”, sono qualità trasmesse dai genitori e dai progenitori, attraverso gli schemi delle connessioni sinaptiche (reti neurali); l’individuo, ovviamente, le conserva, ma va anche oltre. Per conservare lo “steady-state”, molte persone non vogliono perdere le sicurezze consolidate, perciò forti di un naturale istinto di conservazione, tendono a trincerarsi dietro comode abitudini mentali. Quanto più forte è il rifiuto verso i concetti estranei, tanto più essi sono avvertiti come ostili e in alcuni casi, minacciosi. Questa resistenza al cambiamento, se spinta all’estremo, produce una mentalità fondamentalista. Cambiare, invece, è segno di vita! Varcare le frontiere di altri saperi, integrarli in sé, non indebolisce ma rinforza le radici che affondano in periodi precedenti, contenendoli e superandoli, senza eliminarli.

I. Diversità, Molteplicità e Unità

Con il trascorrere del tempo e i relativi cambiamenti, si espande il desiderio di promuovere la riflessione sulle diversificazioni umane. Intrecciare i fili di possibili linguaggi, basati sulla valorizzazione delle ricchezze umane nella loro molteplicità, implica un passaggio che dopo la fase preliminare, orienta verso l’alterità e la valorizzazione delle differenze. Il termine differenza (dal latino dif-fero, disseminare, spargere) implica l’idea della pluralità. L’intercultura, a sua volta, magnifica l’arricchimento nascente dall’ascolto e dall’incontro con l’altro, sia esso corpo celeste, essere umano, animale, elemento della natura o “nuova” forma del sapere; in ambito astrologico, questo potrebbe indicare l’apertura a nuove fonti del sapere. Aprendosi a una nuova disciplina, si modula la propria maniera d'esprimersi, secondo un ritmo in cui la mente, pur non perdendo la lingua astrologica d’origine, si armonizza con un nuovo idioma e con la cultura inerente. Il codice astrologico permette l’esplorazione di una miniera ricca di antichi e nuovi saperi che non teme, anzi accoglie le differenze culturali, metodologiche e stilistiche. Praticare l’Astrologia, infatti, non significa rinnegare la scientificità o perdere la propria razionalità; gli studenti e gli studiosi di astrologia sono dediti ad una rigorosa pluralità di esperienze e conoscenze, inclusive di logica, metodicità, capacità analogica e creatività. L’Astrologia non è una fede, né una scelta confessionale, né una pratica indispensabile o salvifica, ma uno strumento di conoscenza tra mille altri. Stranamente, pur essendo antica come il tempo e lo spazio, pur essendo praticata in ogni paese del nostro pianeta, questa disciplina trasversale a molte altre, vive e si espande in una dimensione da nicchia, sul confine del marginale; anzi, spesso è gravata da vere e proprie azioni emarginanti, almeno qui in Italia. Tanto per citare un esempio: è capitato che per la pubblicazione del mio curriculum in ambienti accademici, mi sia stato chiesto di omettere la parte comprendente la formazione astrologica. Parte di questo rifiuto deriva dal fatto che alcune persone associano l’Astrologia alla superstizione, considerandola un vezzo anacronistico, un riverbero primitivo, adatto agli sprovveduti. Io condivido queste considerazioni, ma solo in relazione con quel surrogato di astrologia, volgarizzato dai media. Invito, invece, chi lo desidera, ad ampliare il proprio orizzonte, sperimentando il pensiero astrologico; nello stesso tempo, esorto chi pratica questa disciplina a non banalizzarla. L’obiettivo del nostro Convegno è anche questo.

II. Intercultura e valorizzazione delle diversità, principi fondanti dell’astrologia
“Perché siamo qui? È questa una domanda che ha tormentato filosofi, teologi e quelli che hanno bevuto un drink di troppo; tuttavia, i fisici teorici hanno un modo più essenziale per farsi la stessa domanda: perché c’è, qui, ogni cosa?” Geoff Brumfiel, 2006

Nella mirabile pletora di fenomeni in cui microcosmo e macrocosmo schiudono il loro continuo mutamento, le domande-matrici che da sempre incuriosiscono gli esseri umani, sembrano espandersi e moltiplicarsi in interrogativi che implicano un pensare più complesso e reticolare.
Chi siamo? Che cosa siamo? Come siamo? Dove siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Come andiamo? Con chi andiamo? Come e perché cambiamo? Che cosa facciamo? Perché lo facciamo?
Il pensiero reticolare è molto utile in ambito astrologico perché aiuta a collegare i molteplici fattori del Tema in esame, favorendo la lettura delle realtà più lontane e complesse della nativa o del nativo. In questo modo, il futuro diventa plasmabile perché composto di possibilità che si vanno chiarendo, un istante dopo l’altro.
Già nello scorso secolo, il matematico Luigi Fantappiè(1) affermava che l’universo andrà verso un aumento graduale di fenomeni sintropici, con la conseguente implementazione delle differenziazioni. Irwin Laszlo afferma che l’insieme complessivo della materia nello spazio-tempo influenza il comportamento di ciascun “quanto”, di ciascun atomo e di ciascun organismo. Il cervello umano è intimamente connesso con il suo ambiente e con la realtà nel suo complesso,(2) attraverso un’influenza reciproca. Buchanan con la ‘scienza delle reti’ (networks) afferma che le relazioni personali, il cervello umano, i virus, la comunicazione e i trasporti agiscono, attraverso reti complesse, regolate da principi non visibili ma comuni a tutti gli aspetti della realtà, rendendola più semplice da interpretare.(3) Secondo Gregory Bateson, la struttura connettiva è un concetto cibernetico di unità e interazione tra le varie realtà oggettive dell'esistenza, che pur apparendo separate e indipendenti, rivelano una profonda reciprocità informatica, come se la natura possedesse una sorta di rete mentale nella sua globalità vivente. La valorizzazione delle differenze non invalida le convenzioni comuni, ma le accetta, sapendo che sono strumenti diversamente utilizzati, da luogo a luogo, da civiltà a civiltà, da cultura a cultura, da tempo a tempo. Questo concetto è evidente anche nella storia dei calendari, ove ogni capodanno è tributario della cultura locale di cui esso è espressione.


Da Le Fonti, A cura di Nicola Severino

Le ore sono misure ideate per dare un limite misurabile al tempo: sono unità convenzionali che risuonano nel mondo delle differenziazioni a intervalli diversi, secondo il parametro prescelto.


Isaac Kiening, Planethurh, Fussen 1568. Orologio solare sulla copertina di un volume antico. Mostra le ore “ab Ortu” o Babiloniche, le “ore ab Occasu” o Italiche, le ore “Astronomiche” e le ore Planetarie, le curve diurne di declinazione solare e i 12 segni zodiacali.

Differenziare è come definire il valore di numerose gemme preziose, sapendo che pur diverse per colori, trasparenze e fattezze, tutte appartengono all’immenso scrigno dei tesori offerti dalla Madre terra e dal Cosmo. La differenza non impedisce l’unione, anzi è come l’apertura verso l’immensità dei colori che, trascendendo la coscienza bicromatica, creano un’infinità di possibilità. Attraverso i colori si schiudono nella nostra mente sistemi multipli e policromi da cui evolvono idee e pensieri. Ai colori e alle luci sono associati i vari corpi celesti che brillano o si oscurano nella volta celeste.

L’interconnessione tra cieli, terre ed esseri umani è una tra le tante possibilità per sviluppare la consapevolezza che gli altri sono portatori di diversità e richiedono finalità relazionali sempre più ampie. Per quanto concerne noi astrologhe e astrologi, l’apertura alla diversità e alla molteplicità implica il rispetto verso teorie, esperienze e concetti astrologici diversi da quelli consueti (purché non si tratti di mere fantasie astrali). Le diversità sottendono il principio che l’infinito esiste, perciò non atterriscono chi le scopre come risorsa. La molteplicità sottende armonie infinite.

III. Armonia e mondi pluriversi


Harmonia Macrocosmica, A. Cellarius, 1660

“Ciò che è bello nella scienza è ciò che troviamo bello in Beethoven. Nel mezzo di una nebbia di eventi appare ad un tratto una connessione. Essa esprime un complesso d’interessi umani che entra nel più profondo dell’anima, che lega cose che da sempre vivono in noi, ma che mai avevamo correlato...”. Victor Weisskopf
Etimologicamente, la parola armonia deriva dal greco harmonia, termine derivato del verbo harmozein (congiungere, accordare), che si ricollega, a sua volta, ad harmos, giunzione. In genere, l'armonia è intesa come consonanza di suoni, colori, forme, sensazioni o vibrazioni; insomma, come sintonia capace di produrre piacevoli risposte sensoriali. In campo musicale, l’armonia è la simultaneità tonale di più note (che già di per sé implica la pluralità). In letteratura, l’armonia di un testo è l’effetto musicale, ottenuto, prestando particolare attenzione al suono delle parole e alla qualità ritmica della loro composizione. Sul piano spirituale, l'armonia è il frutto di una continua integrazione tra momenti di serenità, esperienze contrastanti, conflitti, crisi e momenti di beatitudine. Sul piano collettivo, è l’equilibrio tra l'unità e la diversità. L’armonia offre allegorie infinite sui misteri cosmogonici e cosmologici. Tra i miti connessi con il principio di armonia, quello di Harmonia e Kadmos offre inesauribili metafore. Kadmos, ricevette in dono da Apollo la capacità di trarre dal suo zufolo la musica che trasformava il suono in eufonia. Alle nozze di Harmonia e Kadmos parteciparono le dodici Divinità olimpiche che nell’insieme simbolizzano il percorso solare; Ermete offrì alla sposa una lira, Atena le regalò una veste luminescente e la madre di Giasone la iniziò ai misteri eleusini. Il simbolo dell’integrazione degli opposti nel mito di Harmonia è rappresentato anche dal carro nuziale, trainato dalla lince e dal leone: due animali, tradizionalmente, incompatibili.


Musée du Louvre, Paris, France , N3157, attribuita a Python, 360 - 340 AC

Questi pochi elementi mitologici possono già sviluppare un fluire incessante di riflessioni sull’essenza dell’armonia, come sintesi e integrazione di elementi diversi tra loro. Dalla musica delle sfere pitagoriche al mondo della fisica quantistica e oltre, l'uomo continua a cercare l’armonia dell’universo.

Pitagora (575 a.C. – 495 a.C) e la Scuola pitagorica.

Pitagora proclamò il principio dell’armonia celeste, al ritorno da un viaggio in Oriente, affermando che tutti i corpi celesti, viaggiando nello spazio, emanano vibrazioni specifiche che nel loro insieme creano la “musica delle sfere”, ossia il confine tra gli universi noti e ignoti. Pitagora affermava che l’ottava musicale è la più semplice e profonda espressione della relazione tra spirito e sostanza perché nasce dall’intero diviso in due parti distinguibili all’udito, ma riconoscibili come la stessa nota musicale. I Pitagorici consideravano la musica terrena come un sommesso eco dell’universale "armonia delle sfere". Pensavano che ogni sfera corrispondesse ad una nota differente di una grandiosa scala musicale; inoltre, i toni emessi dai pianeti dipendevano dalle proporzioni delle loro rispettive orbite. Un successivo genere di scala celeste collegava i toni dei pianeti alle loro apparenti velocità di rotazione attorno alla Terra. Ispirandosi a questi principi, i Pitagorici favorirono uno stile di vita, mirato a riconoscere e riprodurre l'armonia del Creato. Le intuizioni pitagoriche concernenti le scienze matematiche e numeriche, i vari livelli di consapevolezza e il modo di vivere, promossero sviluppi rilevanti nel V e IV secolo a.C., influenzando anche l'arte, la musica, l'astronomia e la geometria. Ancora più rispondente al concetto del pluralismo è la teoria del pitagorico Filolao (470 a.C. – 390 a.C.) che descrisse l’armonia come "unità del molteplice e concordia del discordante".

Eraclito (535 a.C. – 475 a.C.)
Filosofo del “divenire”, benché critico nei confronti delle teorie pitagoriche, Eraclito affermava che gli opposti si congiungono in un principio di armonia. Egli affermava che l'armonia dei contrari eternamente in lotta tra di loro genera il Logos, ossia la remota motivazione razionale del kosmos.


Democrito ed Eraclito si confrontano

Egli sosteneva che solo il cambiamento e il movimento sono reali, che tutto scorre e perciò, non ci si può bagnare nello stesso fiume due volte. Secondo la sua teoria del divenire, tutte le cose sono in un ricorrente stato di flusso e in costante processo di trasformazione. Questa ipotesi si rispecchia oggi nella teoria del Caos che James Gleick definisce come "scienza del processo piuttosto che dello stato, del divenire piuttosto che dell’essere ". La pratica conoscitiva di Eraclito ruotava, dunque, intorno all’asse dell’opposizione e della congiunzione, indicando molto distintamente l’armonia derivante dall’integrazione degli antistanti. Molto chiari, a proposito, mi sembrano i suoi tre frammenti: «Ciò che contrasta concorre, e da elementi che discordano, si ha la più bella armonia», «Armonia che da un estremo ritorna all’altro estremo com’è nell’arco e nella lira», «Armonia invisibile della visibile è migliore». Negli estremi dell’arco e della lira, egli rappresentò le varie polarità insite nel concetto di tempo e di esistenza: principio e fine, vita e morte. Per Eraclito, l’armonia nasce da estremi opposti che s’incontrano, oltrepassando la temporalità e la sfera umana.

Vitruvio.
L’architetto e scrittore romano Vitruvio Pollione (80/70 a.C. – 23 a.C.), invece, dedicò all’armonia un intero capitolo del suo trattato sull’architettura. Egli indicò nel rapporto 1:2 la pianta ideale per la costruzione del tempio che considerava lo specchio dei poli, attraverso i quali l’universo si manifesta. Vitruvio individuava nella simmetria l’armonia delle proporzioni. In De Architectura afferma «È l'accordo armonico tra le parti di una medesima opera e la rispondenza di proporzioni tra le singole partì e l'intera figura». Secondo lui, il corpo umano è l’esempio naturale e nel contempo il modello delle opere architettoniche. «Senza rispettare simmetria e proporzione nessun tempio può avere un equilibrio compositivo, come è per la perfetta armonia delle membra di un uomo ben formato».

Tolemeo
Tolemeo (100-178 d.C. ca.) assorbì integralmente l'opera di Ipparco e riuscì a sviluppare in forma ordinata e sistematica la sua teoria geocentrica, affermando che la perfezione armonica dei cieli si riflette nelle tre consonanze interne al cerchio dello zodiaco. In esso le proporzioni musicali scaturiscono dal rapporto tra gli archi sottesi al diametro, corrispondente all'intervallo di ottava, ai lati del triangolo, corrispondente alla quinta, e del quadrato, corrispondente alla quarta.

Leonardo Da Vinci.
Leonardo (1452-1519) studiò le proporzioni della sezione aurea, secondo i principi del De architectura di Vitruvio, associati ai rapporti del numero aureo. Egli stabilì che le proporzioni umane comunicano armonia, quando l’ombelico divide l’uomo in modo aureo. “La musica non è da essere chiamata altro che sorella della pittura, conciossiaché essa è subietto dell'udito, secondo senso all'occhio, e compone armonia con la congiunzione delle sue parti proporzionali operate nel medesimo tempo, costrette a nascere e morire in uno o più tempi armonici, i quali tempi circondano la proporzionalità de' membri di che tale armonia si compone, non altrimenti che faccia la linea circonferenziale per le membra di che si genera la bellezza umana”.

Paracelso.
Medico, astrologo, teologo, mistico e mago, Paracelso (1493 -1541) affermava che l'intuizione della giusta via da percorrere per guarire è frutto di un diverso modo di vedere, di percepire, di rendersi disponibili ad una risposta che attende di essere ascoltata, una qualità del Sole che risplende e non della Luna che riflette. “Fino quando non conosciamo lo stato di armonia interiore del paziente, noi potremo al massimo liberarlo dalla sua malattia. In questo modo, però, egli si ammalerà subito dopo, perché non si è fatto nulla nei confronti della sua armonia interiore. In verità, è la sua armonia interiore su cui si deve intervenire”.

Johannes Kepler
Johannes Kepler (1571-1630) nel Mysterium cosmographicum (1596), affermava che nella creazione del mondo e nella disposizione dei cieli, Dio abbia "guardato a quei cinque corpi regolari che hanno goduto di così grande fama dai tempi di Pitagora e Platone" e abbia concesso alla loro natura il numero, la proporzione e i rapporti dei moti celesti. Keplero desiderava ricomporre il sistema per "farlo cantare". La verità che cercava era la musica assente, affinchè il canto sorgesse naturalmente dall'armonica relazione tra le cose. L'armonia delle sfere apparteneva ad un modello matematico, i cui fondamenti erano in quantità numeriche e geometriche; per questo di occuparsi meno delle posizioni planetarie e delle loro velocità, concentrandosi più più sugli intervalli esistenti tra le loro rispettive orbite. In una sorta di corrispondenza armonica tra le figure curve del cosmo (cerchio - orbita) e le figure piane, Keplero considerò, tra i poligoni, solo quelli la cui conoscenza poteva essere la funzione del rapporto che lega il poligono al diametro del cerchio circoscritto. Trovò così una connessione tra i solidi platonici già contemplati da Pitagora e Platone e le orbite dei sei pianeti allora conosciuti. Assorbito da queste idee, completò la stesura del Mysterium cosmographicum.

In seguito, nel libro V di Harmonices mundi (1619), egli collegò i rapporti armonici con le relazioni geometriche teorizzate e ipotizzate nel Mysterium. Dall’intreccio tra matematica, teoria musicale e cosmologia, Keplero fece emergere la centralità e l'importanza dei pianeti, cui assegnò un intervallo la cui nota più grave corrispondeva alla velocità minima e quella più acuta alla massima. I pentagrammi rappresentavano la struttura armonica del cosmo, in cui l'ampiezza degli intervalli era direttamente proporzionale all'eccentricità dei pianeti. In sintesi, Keplero afferma che le leggi della musica sono state “ suggerite ” da Dio agli uomini, attraverso l’ordinamento dei corpi celesti: l’affinità tra il raggio dell’orbita di Marte e una nota, o tra gli aspetti di Venere-Saturno e un accordo, consisteva secondo lui, nella razionalità di una scala e di una consonanza.

Il principio dell’Armonia delle sfere è come una musica che si perpetua, ad intervalli non sempre regolari, attraverso i millenni, i secoli e le varie discipline trasversali, tra cui, ovviamente, l’Astrologia. Nel Seicento, la teoria raggiunse la sua espressione massima, coinvolgendo diversi ambiti dello scibile umano: astronomia, astrologia, teologia, filosofia, musica, anatomia. In tempi recenti, grazie all’ispirazione nascente da antiche fonti astrologiche occidentali ed orientali, sono fiorite varie correnti moderne sulla teoria delle armoniche. L’astrologo Dom Neroman, in "Musique, clef du monde", suggerisce una concezione delle armonie celesti, associate alla struttura degli archetipi, secondo il mondo di Platone. John Addey (1920-1982), invece, rifacendosi alla teoria Navamsha(4) dello Jyotiṣa(5), ha elaborato l’interessantissima Astrologia delle Armoniche.

IV. Armonia tra Cieli, Terre e scienze moderne

I temi dell’armonia sono, connessi anche con il mondo delle moderne scienze. Secondo la fisica ultramoderna, la materia vibra con frequenze differenziate, in una sinfonia di suoni. Ogni sistema, ogni particella elementare, ogni galassia, ogni essere umano, è composto di suono, l’unità fondamentale alla base dell'enorme diversità del Cosmo, di cui il nostro sistema planetario è una piccola parte. Nell’armonia cosmica, ogni individualità, per quanto unica e irripetibile, è insita nell’energia del tutto e contiene in sé, in varia misura, tutti gli altri tipi di energia. Lo stesso avviene per alcuni principi in dichiarata antitesi. Omeostasi(6) e caos, per esempio, sono due termini in apparente incompatibilità: l'omeostasi è associabile ad una funzione ordinata ed equilibrata; il caos è considerato sinonimo di disordine e squilibrio. Eppure, nell'omeostasi sono insiti molti aspetti caotici, mentre nel caos si celano varie conformità. “Bisogna ancora avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.(7) Negli esseri viventi, ordine e disordine, stabilità e variabilità convivono in armonia perché anche la mente umana partecipa alle fasi di armonia e squilibrio del creato.
Forse, l’armonia tra evoluzione personale e consapevolezza dell’altro è legata ad un gioco di equilibrio tra il processo di differenziazione e quello di appartenenza, tra l”omeostasi psichica” e la funzione dei neuroni specchio(8): da una parte, il processo omeostatico aiuta a preservare lo stato raggiunto e a soddisfare i bisogni, limitando le infiltrazioni esterne troppo dirompenti; dall’altra, i neuroni specchio favoriscono l’empatia e l’immedesimazione nelle azioni e nei pensieri degli altri. Mi sembra che l’armonia tra queste due funzioni garantisca la sicurezza per la conservazione dell’individualità da una parte, e la partecipazione empatica alla molteplicità, dall’altra.
Alla complessità della realtà umana si affianca la pluralità degli universi o meglio, dei pluriversi. La parola “universo” deriva dal latino universus, formato da unus (uno) e versus (da vertere, volgere). Alcuni dei suoi significati sono “che volge verso l’unità”, “che volge verso una sola direzione”. Il termine “Pluriverso”, neologismo la cui etimologia latina significa "in molteplici direzioni", fu coniato nel 1977 dal filosofo francese Edgar Morin, nel saggio «La Méthode. La Nature de la Nature», in cui proponeva l’'universalità come insieme di molteplici universi. Giocando un po’ con le parole, emerge l’idea di un mondo multiversale o pluriversale, piuttosto che universale.

Dal 1980, alcuni cosmologi hanno dedotto che universi multipli si potrebbero essere formati, durante un periodo precedente al Big Bang. Più recentemente, secondo alcuni concetti della fisica contemporanea, quello che avviene nel nostro Universo, deriva dalle vibrazioni di ultramicroscopiche stringhe, nascoste nella profondità della materia. Secondo Brian Greene, “ll mondo microscopico appare pieno di piccole corde di violino, i cui modi di vibrazione orchestrano l'evoluzione del mondo(9).” Queste nuove teorie non devono essere confuse con i vagheggiamenti deliranti e immaginari di alcune correnti settarie. Purtroppo, a discapito dei fisici che dedicano la loro vita alla ricerca, si stanno creando movimenti che, arbitrariamente e senza alcuna cognizione scientifica, associano le superstringhe alle previsioni dell'Armageddon o alla "profezia Maya", ai viaggi intergalattici o agli universi paralleli abitati da pensieri forma e spiriti guida. Insomma, qualcuno tende a mescolare fibrille di teorie scientifiche male apprese con frammenti di dottrine inventate di sana pianta, sullo sfondo minaccioso dei vari millenarismi, prontamente rivisitati e bonificati in assenza della catastrofe annunciata. Questa divagazione mira a precisare che tali assurdità sono estranee sia al mondo della Fisica, sia a quello dell’Astrologia. Aprirsi all’intercultura e al pluralismo, non significa legittimare qualsiasi idea, solo perché tutto deve essere accettato, indistintamente. D’altro canto, dissentire da questi deliri, non implica la mancanza di rispetto verso chi li professa. Pur discostandosi da queste teorie apocalittiche, si può cogliere l’occasione per riflettere sui problemi planetari che chiedono un cambiamento per arrivare a una soluzione. Mi sembra utile, a questo punto, fare qualche precisazione sulle teorie delle superstringhe.

V. Universi multipli, superstringhe e strumenti di consapevolezza nell’applicazione astrologica


Ricostruzione di un’immagine da L. Susskind, "Superstrings (Features: November 2003)". Physics World (November 2003). Wikipedia

"I movimenti celesti ... non sono altro che un canto ininterrotto per molte voci percepito non dall’orecchio, ma dalla mente, una melodia figurata che traccia dei punti di riferimento nell’incommensurabile fluire del tempo"
John Banville: Keplero (Minerva 1990)

Keplero cercò per lunghi anni di comprendere la natura dello spazio tra Terra e Sole, ma commise l’inevitabile e tipico errore dei suoi tempi: credere che il nostro Sistema Solare fosse l’unico esistente. I successivi scienziati e fisici hanno scoperto che il nostro sistema è uno fra quelli esistenti in milioni di galassie. Attualmente, le scoperte e gli studi dei fisici vanno ben oltre l’esistenza delle numerose galassie, arrivando fino alle teorie basate sull’esistenza di numerosissimi universi, di buchi neri che si trasformano in particelle elementari. La fisica moderna si basa su due fondamenti: la relatività generale fondata da Albert Einstein e la meccanica quantistica convalidata da Max Planck. La prima illustra il comportamento dei macro-oggetti (stelle, galassie, ammassi di galassie, ecc.) presenti nell’Universo; la seconda illustra il mondo atomico e subatomico (molecole, atomi, elettroni, quark, ecc.). Queste due teorie hanno permesso progressi meravigliosi nel campo della fisica, pur essendo incompatibili fra loro. I fisici hanno, volutamente, ignorato questa inconciliabilità, applicando ognuna delle due teorie a un campo d’indagine diverso e specifico, senza far ricorso a entrambe, contemporaneamente. Per studiare gli oggetti infimi e leggeri si è fatto ricorso alla meccanica quantistica; per analizzare oggetti giganti e pesanti, invece, sono state utilizzate le leggi della relatività generale. Ultimamente, però, sono sorte nuove esigenze: i buchi neri, ad esempio, sono oggetti con una massa molto pesante e nello stesso tempo sono molto piccoli, perciò il loro studio richiederebbe l’applicazione contemporanea delle due teorie.

Einstein aveva intuito che il livello fondamentale della natura fosse un singolo campo unificato, ma non riuscì a trovarlo, nemmeno dopo trenta anni di assidui studi e ricerche. Secondo alcuni matematici e fisici moderni, l’incompatibilità tra la relatività generale e la meccanica dei quanti è superata dalla teoria, secondo cui tutti gli eventi dell'universo nascono da microscopici cicli di energia, nascosti nel nucleo della materia. Dimensioni invisibili avviluppate nelle pieghe dello spazio, buchi neri trasformabili in particelle elementari, irregolarità nella trama dello Spazio-tempo: questa è la visione cosmica, secondo le varie teorie delle superstringhe. La più seguita, in questo momento, è la Teoria della supergravità in 11 dimensioni, chiamata M-teoria il cui punto cardine è l'unificazione delle 4 forze fondamentali(10). La M-teoria appartiene alla TOE (Theory of Everything) o Teoria del Tutto che abbraccia in un'unica formulazione tutte le interazioni e le particelle presenti in natura. Secondo queste recentissime teorie, le vibrazioni delle stringhe si manifestano come particelle, di cui massa e carica sono determinate dalle oscillazioni della stringa stessa. Come le corde di uno strumento musicale, producono differenti note, così le differenti vibrazioni delle superstringhe si manifestano nelle forme di protoni, elettroni, quarks, fotoni, ecc.


1) Materia 2) Struttura molecolare 3) Protoni, Neutroni e Elettroni 4) Elettrone 5) Quark o particelle subatomiche 6) Stringhe

Greene aggiunge che se potessimo esaminare le stringhe con maggiore dettaglio, vedremmo che le particelle non sono puntiformi, ma presentano una sorta di minuscolo anello unidimensionale. La sua visione culmina in un multiverso, dove spazio e tempo possono dissolversi in essenze più sottili e fondamentali. In sintesi, secondo Greene, nessuna regola fisica conferma l'idea che il tempo scorra in una particolare direzione.

Anche la coscienza umana è composta di particelle e di sistemi infiniti, sullo sfondo invisibile di onde vibranti. Secondo il fisico John Hagelin, la teoria delle superstringhe apre la possibilità a una sfera del pensiero, soprannominata “materia di settore nascosta” che crea una connessione tra la consapevolezza e il cervello fisico. La consapevolezza, infatti, può essere riflessa o modulata dal cervello, ma non creata. Hagelin afferma, allora, che il contenitore di consapevolezza nell’essere umano è il corpo mentale o sottile, formato da uno stato aggregato di particelle. Il corpo mentale è intimamente associato con il pensiero, allo stesso modo in cui gli atomi sono tenuti assieme da fotoni, elettroni, protoni, neutroni e particelle.

VI. Armonia, corpi e neuroni specchio
In India, sin dall’antichità, si asserisce che l’essere umano sia costituito da tre corpi: Sthula sharira (corpo grosso o fisico), Sukshma sharira (corpo sottile o mentale) e Karana sharira (corpo causale o cosmico). L’insieme dei tre corpi forma le parti dello yantra (यन्त्र्)(11) cosmico. Il corpo sottile fa da ponte tra quello grosso e quello causale; inoltre, è portatore della consapevolezza che giace, come addormentata, in forma potenziale (Kundalini). La consapevolezza può essere attivata, attraverso vari strumenti: la meditazione, la contemplazione, le visualizzazioni, i mantra (मन्त्र)(12), l’analisi della propria situazione planetaria, ecc. L’essenza dei mantra è simile alla natura dei condotti insiti nel corpo sottile; come le corde delle superstringhe, è percepibile, attraverso canali differenti da quelli consueti. Lo stesso avviene per l’energia, le vibrazioni e i suoni dei corpi celesti. Secondo l’Astrologia hindu, la combinazione dei pianeti insiti nel Grafico natale sottende un’infinità di suoni e forme, associabili ai mantra e agli yantra. Ogni corpo celeste possiede un suo specifico mantra e meditando su di esso, si entra in sintonia con la sua energia. Gli astrologi indiani, spesso, per migliorare il proprio livello di consapevolezza ed entrare con delicatezza nel mondo del nativo, meditano profondamente sui mantra dei pianeti analizzati; anzi, comunemente, forniscono al consultante uno specifico mantra per aiutarlo a ricomporre l’armonia sopita. Vi è una connessione tra l’ascolto dei mantra e l’azione dei neuroni specchio che agiscono sull’articolazione fonetica(13), nell'area temporale, immediatamente attinente al sistema uditivo. Tra l’altro, i mantra, così come i ritmi ripetitivi, creano un senso di tranquillità, attivando l’ipotalamo. I mantra possono ottimizzare l’azione dei neuroni specchio, potenziando la facoltà dell’individuo a diventare un po’ parte degli altri o a riscoprire di esserlo; nello stesso tempo, potenziano la piena funzionalità del processo omeostatico che tende alla conservazione del proprio stato. Attraverso la sonorità del mantra, l’astrologa o l’astrologo si rispecchia nel pianeta, riscoprendolo, come parte del cosmo, parte di sé e del nativo in esame, secondo espressioni diversificate per quantità e qualità. Il risultato è un’interpretazione unica, personale e individuale dei fattori astrologici specifici, mentre è preservata la fedeltà ai loro significati canonici: armonia tra stretta adesione alla regola e superamento della stessa.

VII. Armonia e Karman

L’Astrologia orientale, oltre a condividere elementi con tutte le altre tradizioni astrologiche, include il principio del karman (कर्म)(14): il Cosmo è un organismo vivente, mentre l’essere umano è regolato dalle stesse leggi che governano i mondi, i corpi celesti e gli universi. Il tempo cosmico si manifesta in sintonia con la Terra e con la vita degli esseri umani, attraverso la metafora dell’armonia creata dal Damaru(15) di Kālī e di Shiva Nataraja, la Divina coppia della danza cosmica e del passaggio da un ciclo evolutivo al successivo, tra un’espansione e una contrazione del Cosmo. I Due danzano in un cerchio di fuoco che rappresenta il processo di vita e morte. I loro movimenti comunicano il cambiamento cui è soggetta ogni cosa e l’energia che assume, costantemente, nuove forme nella Lilā (gioco) della creazione. Il perenne divenire degli universi è rappresentato dalla divina danza nello spazio e dai movimenti cadenzati nel tempo, al ritmo del tamburello a forma di clessidra. Infatti, sono chiamati anche Mahākāli e Mahākāla, la Signora e il Signore del tempo cosmico. Ogni ciclo cosmico ha un inizio, un culmine, una fine, una pausa, ancora un inizio e così via.

  
Shiva Nataraja, Himalayan Academy Publications, Kapaa, Kauai, Hawaii. Kālī

La pausa di ritiro e stasi tra un ciclo e il successivo è rappresentata, invece, dal dormiente Vishnu(16) in yoganidrā, adagiato sulle spire di Ananta, il serpente simbolo dell’Infinito.

Questi antichissimi principi cosmologici sulla ciclicità somigliano ai concetti della nuova fisica in cui big bang(17) e big crunch(18) sono fenomeni ciclici: l’universo vive una prima fase di espansione, per poi capovolgere la tendenza, implodendo, gradualmente, fino alle dimensioni di una galassia, di una stella, di un pianeta, di un sasso, di un granello, di un planck(19) e così via, fino a un nuovo ciclo di espansione. A livello umano, i principi armonici del karman, si manifestano sin dal momento in cui l’anima sceglie il tempo e il luogo del concepimento, piantando i semi del proprio divenire, attraverso il ciclo di morte e rinascita.

VIII. Armonia, Astrologia e Jyotiṣa
"Penetrando nell'entità chiamata me stesso, io ho la possibilità di andare, infinitamente, più lontano. Questo è ciò che importa veramente; se questo manca, la vita ha davvero poco significato, perché non rimane altro che un ciclo di piacere e dolore, di punizioni e di ricompense". (Jiddu Krishnamurti, La conoscenza, in "Domande e Risposte", 1983).

Trovo, particolarmente, affascinante il termine sanscrito che denomina l’astrologia: Jyotiṣa, ज्योतिष(20),“ciò che illumina, l’arte della luce”. Si tratta di una luce che non rischiara solo il futuro, ma anche le ombre del passato, attraverso la penombra del presente. Jyotiṣa è l’arte che studia e decifra la natura dei semi karmici, affinché il nativo possa trovare la sua melodia, accordandosi con l’essenza di Kālapurusha (rappresentazione corporea del tempo cosmico) e Vāstupurusha (rappresentazione corporea dello spazio cosmico). Lo Jyotiṣa associa i dodici segni zodiacali alle membra del Kālapurusha: l‘anima del Kālapurusha è il Sole, la sua mente è la Luna, la sua colonna vertebrale è l’asse cosmico. Similmente, nel microcosmo (essere umano), l’occhio e la narice destra rappresentano il Sole, l’occhio e la narice sinistra rappresentano la Luna; la colonna vertebrale rappresenta l’asse della Terra e nello stesso tempo, il monte Meru o asse del Cosmo. Anche in Astrologia occidentale, la melotesia zodiacale associa i segni alle parti del corpo umano, come si può ammirare nel capolavoro dei fratelli Limbourg.

  
foto a destra: Fratelli Limbourg "Les très heures du duc de Berry"

  
foto a sinistra: Sapta chakra, 1899. http://en.wikipedia foto a destra: Vāstupurusha

Ogni creatura umana, infatti, come già accennato, è costituita dal corpo fisico grosso, dal corpo sottile (con la funzione di canalizzare l’energia necessaria ad ampliare la propria coscienza) e dal corpo causale che è identico al cosmo. Il corpo sottile o mentale, formato da un’energia invisibile e vibrante, è attraversato da una rete sottilissima di canali energetici (i chakra), proprio come le particelle della materia sono attraversate dalle superstringhe invisibili e vibranti. Il Tema natale riflette nell’insieme e nei particolari, una simbologia molto elaborata che richiede vari livelli di lettura; indica il modo in cui vibrano e s’incrociano questi canali, secondo il ritmo e l’armonia tipica del nativo. Il Kālapurusha è rappresentato nella mappa temporale del grafico con le sue configurazioni e interazioni planetarie, allo stesso modo in cui il Vāstupurusha, è attivo nella mappa spaziale di un tempio con le sessantaquattro caselle che definiscono l’orientamento dell’edificio in armonia con i punti cardinali e con il corso degli astri. Come nel cuore del tempio, così nel cuore di ogni grafico natale, è espresso l’universo con i suoi ritmi di spazio-tempo: recinzioni, ingressi e labirinti segnano il percorso del nativo alla ricerca della perduta armonia.

IX. Conclusione

L’Astrologia è la materia di studio più antica nella storia dell’umanità: le conoscenze astrologiche sono frutto della sinergia plurimillenaria tra etnie diverse (mesopotamiche, egiziane, indiane, greche, latine, arabe, amerindiane, ecc). Culture differenti tra loro, hanno prodotto diversità, ma anche intuizioni comuni, emerse dalla matrice cosmica in cui la luce dei raggi planetari interagisce con l’inconscio collettivo. Il loro sviluppo si è espresso, attraverso i più svariati criteri di ricerca e di sperimentazione (cosmogonici, filosofici, mitologici, psicologici, umanistici, previsionali, medici, astronomici, scientifici, matematici, statistici, ecc). Ogni civiltà ha approfondito un proprio sistema astrologico, apparentemente, incompatibile con gli altri, per illuminare più vivamente uno specifico settore di questa disciplina poliedrica. L’astrologia è una fonte viva e operante; nonostante i flussi e riflussi di rigetto da parte di alcuni ambienti, continua ad essere sostenuta dal persistente consolidamento di pratiche, studi e ricerche. Essa continua a conservare un rapporto con gli eventi storici da cui riemerge, dopo ripetute pause di sospensione. L’Astrologia non è un palliativo per lenire l’antico e lacerante terrore verso l’imponderabilità del divenire, ma è un atto di coraggio nel pre-vederne alcuni aspetti, accettando quelli che sempre resteranno oscuri. Volgendo lo sguardo verso la volta celeste, specchio di miti pluriversali, si può percepire il codice astrologico, come strumento d’intercultura e pluralismo, esistente da millenni e ancora funzionante. Usare quest’antica arte, come mezzo di conoscenza, implica un viaggio per recuperare la parte autentica di noi che vive e pulsa, nonostante i condizionamenti e le frustrazioni.

Il viaggio, infatti, è la disponibilità ad aprirsi, a mettere in discussione certezze e visioni irrigidite dagli schemi abitudinari. Il viaggio implica il riconoscimento della propria natura alla luce di nuove scoperte. Il percorso attraverso i simboli e gli archetipi planetari, è un pellegrinaggio verso le immense e oscure distese all’interno della nostra notte, dove troviamo la nostra stabilità, affrontando l’apparente perdita dell’identità. Dentro e fuori di noi, nello spazio e nel tempo, c’è un manto stellato in cui si possono ritrovare storie personali e antiche memorie, comuni all’intera umanità. Vivere la molteplicità di queste memorie storiche, c’introduce al pluralismo e quindi, alla nonviolenza. Attraverso la disciplina astrologica, il nativo parte dal passato e assorbendo la consapevolezza del presente, può rivolgersi al futuro nel modo per lui più armonioso possibile. La consapevolezza della posizione e delle caratteristiche planetarie nel proprio Tema natale, aiuta il nativo a comprendere i suoi cicli passati, traendone indicazioni per capire come potrebbe essere il futuro e come intraprendere, infine, il viaggio di ritorno al Cosmo. Infatti, l’Astrologia permette l’accesso ad una dimensione in cui i vissuti, le riflessioni e le immagini insite nel grafico natale, permettono al nativo di ritrovare il suo senso di appartenenza, attraverso la consapevolezza di essere, profondamente, connesso al Tutto, pur essendo un individuo unico. L'Astrologia è arte, disciplina, tecnica e molto altro ancora. Essa permette la sintesi armoniosa tra pensiero logico e pensiero analogico, tra razionalità e irrazionalità. Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, essa aiuta il nativo a individuarsi, ma anche a entrare in contatto con l’altro.
E l’astrologa o l’astrologo? Sin dai primordi dei suoi studi, s’immerge in un sistema pluridisciplinare e complesso, impegnandosi, rigorosamente, nello studio, nella ricerca e nell’approfondimento sistematico di tutte le materie inerenti all’astrologia: astronomia, cosmogonia, deontologia, elementi di statistica, etica, filosofia, geografia, informatica, matematica, metodologia di applicazione e di consulenza, mitologia, psicologia, riflessione linguistica, simbologia, sociologia, storia, tecnica astrologica, tecnica della comunicazione, principi e regole d'interpretazione, ecc.. Per quanto riguarda la consulenza, alle discipline e materie già menzionate, s’impegna ad aggiungere chiarezza d’intenti, onestà culturale, sensibilità, umanità, capacità di stabilire relazioni, capacità di ascolto, empatia, rispetto, capacità di analisi e di sintesi, continua formazione personale e profonda propensione all’interculturalità. Al momento dell’interpretazione, inoltre, l’astrologa e l’astrologo devono trovare l’equilibrio tra l’adesione scrupolosa ai significati canonici tramandati dalla tradizione e la personalizzazione degli stessi. In altre parole, pur mantenendo ben salde e chiare le radici disciplinari, deve rendere i significati flessibili e adattabili al caso specifico o alla situazione emergente. E in ultimo, ma non per ultimo, ancor più consapevolmente, deve essere capace di salvaguardare la sua individualità (processo dell’omeostasi) e nello stesso tempo, saper stabilire un profondo contatto con il nativo (funzione dei neuroni specchio). Deve conoscere e praticare la preziosissima arte dell’armonia tra “contatto e confine”, fusione e ritiro. Per chi pratica l’astrologia spirituale e per l’asceta, in generale, ogni pianeta è un’estensione del Sé nello spazio (ākāsha) esterno dell’universo e nello spazio interno della sua consapevolezza umana (cidākāsha). Ovviamente, non è richiesto agli astrologi di scegliere, obbligatoriamente, il cammino spirituale o la via ascetica.
Nel flusso del cambiamento che coinvolge corpi e spazi, tempi e luoghi, l’Astrologia è armoniosa come il canto di un "mantra". La sua energia è in grado di sintonizzarci con le vibrazioni dell'universo, della Terra e degli umani. Come parte del Cosmo, il sistema planetario, infatti, è un organismo vivente, costituito da energie e parti, legate tra loro da rapporti armonici. La stretta connessione fra ritmo e armonia, tra piccolo e grande, sottende una ritualità che permette al nativo di percepire l’energia cosmica, immanente in tutto ciò che esiste. Non sempre è necessario, però, decifrare l’intera volta celeste per percepire l’energia planetaria condivisa con il cosmo. A volte, bastano piccoli, efficaci gesti, come uno sguardo speciale o un cenno delle mani. Il potenziale mimico delle mani, infatti, esprime il nostro umore e il nostro stato d’animo, attraverso ogni piccolo movimento. Quanta armonia nasconde un semplice saluto quotidiano! Quanta armonia esprimono i gesti antichi e simbolici, come le Mudrā (मुद्रा)(21)! La Mudrā del Namaste o Namaskar, per esempio, è il semplice atto di unire le palme delle mani per salutare l’altro, riconoscendo l'energia cosmica che lo anima.


La mano sinistra rappresenta il principio femminile, la Luna; la destra rappresenta il principio maschile, il Sole. Unendo le due mani in un afflato di consapevolezza, si comunica l’integrazione di due polarità, sperimentando un’esperienza di unità. Le energie associate a questi principi, unendosi, schiudono una molteplicità di pianeti, stelle e infinite galassie. Ogni volta che, in uno stato di consapelezza, uniamo le mani, possiamo avvertire l’energia dei nostri luminari (Sole e Luna), dei nostri genitori, degli avi e degli universi. Con un solo gesto, ripercorriamo il processo evolutivo della creazione e quindi, della nostra nascita e del nostro Tema natale. Interpretare un grafico astrale richiede la stessa energia di un atto rituale, è come unire le mani per ritrovare il cosmo; implica la sacralità dell’entrata nel tempio, la consapevolezza di un gesto nello spaziotempo. Il cerchio che racchiude, simbolicamente, le configurazioni astrali del nativo, è il confine tra il cielo e la terra, tra il conosciuto e lo sconosciuto, tra noi e l’altro.

Immergersi nei meandri del grafico, significa immergersi nella vita dell’altro, perciò è necessario che i calzari siano lasciati sulla soglia. Ogni Tema natale è unico e impareggiabile, è la dimostrazione della diversità e della pluralità nel tempospazio.

Se vedi tutte le creature in te stesso e te stesso in tutte le creature, non conoscerai la paura.
Se vedi tutte le creature in te stesso e te stesso in tutte le creature non conoscerai il dolore.
Come può la molteplicità atterrire chi in essa trova l'unità?
(Isha Upanishad)

Articolo scritto da Meskalila Nunzia Coppola sull'intervento tenuto dalla stessa per il Convegno. Questo articolo è stato tradotto anche in inglese per il sito Skyscript di Deborah Houlding.

NOTE
(1) Giuseppe Arcidiacono, Fantappié e gli Universi, Di Renzo Editore
(2) Ervin Laszlo, Risacralizzare il Cosmo. Per una visione integrale della realtà, Urra Edizioni, 2008
(3) Buchanan Mark, Nexus. Perché la natura, la società, l'economia e la comunicazione funzionano allo stesso modo, Mondadori
(4) “Se il TN è l’albero, il Tema Navamsha è il frutto”. Gli astrologi indiani con la Navamsha, misurano la forza del tema natale e analizzano la compatibilità relazionale del nativo. Il tema Navamsha nasce dalla divisione dei 30° di ogni segno in nove parti di 3°20’ ciascuna.
(5) Astrologia hindu.
(6) Il termine "omeostasi" fu coniato dal fisiologo Cannon (1934) per spiegare che la motivazione riporta le funzioni dell'organismo in una condizione di equilibrio ideale, con la riduzione della tensione prodotta da un bisogno insoddisfatto. In biologia, è l’attitudine degli organismi viventi a mantenere in stato di equilibrio le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne.
(7) F. Nietzche, Così parlò Zarathurstra, Prologo 5
(8) Queste cellule sono state scoperte da Giacomo Rizzolatti, Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese all'Università di Parma. Alcune aree del cervello, normalmente addette a guidare il movimento, sono dotate di neuroni specifici, detti “neuroni specchio” che si attivano, sia quando si compie una certa azione, sia quando la si osserva, mentre è compiuta da altri. I neuroni dell'osservatore "rispecchiano" il comportamento dell'osservato, come se stesse compiendo l'azione egli stesso. Questi neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell’uomo. Negli esseri umani, i neuroni specchio, localizzati nell'area di Broca e nella corteccia parietale inferiore del cervello, sono connessi con la comprensione di azioni, intenzioni ed emozioni altrui; presiedono all'imitazione, all'apprendimento e al linguaggio.
(9) Brian Greene, L'universo elegante, pag. 117
(10) Gravità, Elettromagnetismo, Interazione forte e Interazione debole.
(11) "Supporto", "strumento". Ogni utensile o arnese o macchina o arma è uno yantra. Il computer, la penna, il grafico natale ecc, sono degli yantra. Lo yantra per la meditazione è, invece, una forma trasfigurata del macrocosmo o di una delle sue parti; è, inoltre, il ricettacolo grafico di una determinata Divinità. Lo Yantra è uno strumento iniziatico e richiede specifiche tecniche di apprendimento e pratica. Ogni yantra ha un suono, una geometria con simboli precisi da rispettare, a loro volta, associati a specifiche emozioni e modi di essere. Quello che accade, durante la meditazione sul proprio yantra è personale, imprevedibile e al di fuori d’ogni regola. Ogni yantra, inoltre, ha una corrispondenza diretta con il mantra che lo rappresenta.
(12) Deriva da "Man", mente" e "trai" "proteggere, liberare”. Come suono cosmico, aiuta a riconoscere gli archetipi personali e collettivi. In india, il Maestro sussurra nell’orecchio del discepolo un Mantra personalissimo, in sintonia con le esigenze profonde del meditante. Vi sono anche mantra comuni e generali, aperti a tutti e di natura assai diversa dai segretissimi mantra iniziatici. I mantra dei pianeti, per esempio, sono ampiamente conosciuti.
(13) L’articolazione fonetica, principalmente, si attua nell'area di Broca, sita nell'emisfero sinistro anteriore del cervello e dal lato della ricezione dei suoni.
(14) Vedi articolo, http://www.astravidya.com/astrologiacarmica3.htm, Nunzia Coppola Meskalila
(15) Il tamburello
(16) Visnù forma, insieme con Brahma e Shiva, la Trimurti. All'interno della Trimurti Brahma è la creazione, Visnù la conservazione e Shiva la distruzione, necessaria per il cambiamento e il ciclo successivo.
(17) L'universo iniziò a espandersi da una condizione iniziale, estremamente, calda e densa e questo processo di espansione dura tutt'ora.
(18) La forza di gravità di materia ed energia nell'orizzonte osservabile può fermare l'espansione dell'Universo, e in seguito invertirla.
(19) Il tempo di Planck è l'unità naturale del tempo, ossia il più breve intervallo di tempo misurabile.
(20) Sistema astrologico induista (ultimamente, soprannominato in Occidente “Astrologia vedica”. In realtà, questo tipo di Astrologia non è unicamente vedica). Alla base di questo sistema, vi è lo zodiaco siderale con il calcolo dell’ayanamsa, secondo la precessione degli equinozi. Lo Jyotiṣa, inoltre, si basa su alcuni sotto-sistemi, completamente assenti nell’Astrologia occidentale.
(21) Mudrā è un termine sanscrito che significa “atteggiamento”, “gesto simbolico” o "sigillo".


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