COSMOGONIE S’INCONTRANO
di Nunzia Coppola Meskalila



I frutti vibranti del grande albero, nati nella casa del vento, vorticando sullo spiazzo mi inebriano come il soma del monte Mūjavat. L’insonne frutto dell’albero Vibhīdaka mi piace. (Rig Veda X,34,1.7.9)


INTRODUZIONE

Numerose e di varia natura sono le pratiche di conoscenza che aiutano le persone a migliorare il proprio presente e di conseguenza, il futuro. In questo intervento, sarà illustrata una pratica astrologica che genera consapevolezza, attraverso l’esperienza simbolica del mito cosmogonico pulsante nel cielo natale, di là dalle orbite planetarie individuali. Mi preme specificare che non si tratta di pura astrazione a sé stante o di semplice speculazione mentale sui simboli: l’astrologa/o che utilizza questa pratica, deve già conoscere, profondamente, le varie tecniche astrologiche, unitamente ai principi matematici, astronomici e filosofici della nostra arte, sia nell’applicazione, sia nell’interpretazione.

Per tradizione, in Occidente, l’Astrologia si occupa dei vari aspetti dell’essere umano, in essere e in divenire, attraverso le configurazioni astrali che ne indicano il percorso. Ogni grafico astrale è la mappa della sinergia tra le forze che circolano nel corpo della persona, la qualità luminosa riflessa dai corpi celesti e il sostrato dell’universo.

Nel 1954, su una rivista astrologica francese, Jung affermò: “L’astrologia consiste di configurazioni che simboleggiano l’inconscio collettivo. I pianeti sono gli Dei, i simboli dei poteri dell’inconscio”. In effetti, stelle e pianeti, pur condividendo con il creato la stessa natura cosmica e pur essendo associate a specifiche Divinità planetarie, non sono dotati di qualità intenzionali, attrattive o repulsive, nei confronti degli esseri umani, né possiedono la volontà di favorire alcuni, ignorare taluni e danneggiare altri. Semplicemente, emanano raggi di luce che, secondo il loro grado di densità luminosa e secondo varie ciclicità nel tempo, si allineano con il processo di causa-effetto, insito nella natura del nativo. La combinazione di questi raggi è rappresentata, geometricamente, da una mappa composta di linee e intersezioni visibili: il grafico di genitura.

Gli esseri viventi sono soggetti ad una continua trasformazione, anche grazie all’interazione con gli elementi ambientali e con le qualità relazionali. A volte, a causa di alcuni fattori condizionanti, le persone sviluppano alcuni fattori della propria mappa, mentre altre propaggini rischiano l’atrofia. Quando una specifica qualità è soggetta ad uno sviluppo abnorme, può stillare una sorta di veleno, paragonabile al miele che, in dosi sopportabili, è delizioso, curativo e prezioso per l’essere umano, ma preso in dosi eccessive, diventa poco sopportabile. In astrologia, non è difficile individuare le qualità che tendono a svilupparsi armoniosamente, quelle che tendono allo stato abnorme e quelle che rischiano l’atrofia. Attraverso l’analisi del TN è possibile individuare le parti accese dall’impeto energetico dei pianeti e quelle che fluttuano quasi nell’oblio. In astrologia, intesa come sintesi e integrazione della polarità statica-dinamica, la tecnica astrologica è la parte fissa e statica con le sue leggi applicative; ciò che ne fa il consultante, il modo in cui risponde, è la parte dinamica che rende possibile la trasformazione.

In India, Jyotisha, dal sanscrito jyótis- luce - corpo luminoso, analizza il modo in cui gli esseri umani reagiscono ai raggi di luce emanati dai corpi celesti. Questo percorso di luce, infatti, investiga sulla natura dell’universo e sul ruolo di ogni individuo all’interno della propria carta natale. Jyotisha è anche Kāla Vidyā, "scienza del tempo", perciò implica la funzione karmica di questi raggi e una visione chiara sui cicli vitali, attraverso il moto dei pianeti che tracciano la mappa grafica del presente natale, includendo quei semi del passato, pronti a delineare i possibili futuri, in qualche misura, modificabili. In altre parole, ognuno nasce nel luogo, nel giorno e nell’ora in cui i raggi celesti si trovano in sintonia con il suo karma. Ovviamente, secondo quest’accezione, ogni Tema natale ha intrinsecamente una sua natura karmica. Vi è, però, un ramo specifico di questa disciplina, interamente strutturato, secondo un approccio karmico: l’Astrologia karmica, basata su di un modello celeste che, pur conservando l’impostazione ayanamsa orientale, comprende i pianeti esterni, incluso Chirone. Oltre ad implementare la conoscenza dell'energia cosmica dentro di noi, questo approccio include la ricerca interiore, come possibilità d’integrare in modo armonioso, l’esterno, l’interno e la zona intermedia tra i due estremi: lo spazio ricco di samskara, le impressioni o qualità karmiche derivanti dalle vite passate e pronte per emergere alla luce.

Ora cercherò d’illustrare il modo in cui si possono cercare le chiavi dei miti personali, immergendosi nelle linee del proprio Tema Natale, fino a trasferirlo nel diagramma universale, da cui trae origine. Trattandosi di sacra geometria, l’astrologo che la pratica, dovrebbe conoscerne le regole, saperle applicare e all’occasione, volerle anche trascendere; ma soprattutto, prima di utilizzarle per gli altri, dovrebbe averle già sperimentate su di sé. Dando per scontato che tutti posseggano queste basi e sappiano utilizzare le tecniche, oltre che interpretare i simboli, possiamo tralasciare la trattazione di queste stesse basi e immergerci nella filosofia cosmogonica sottesa in questa meravigliosa pratica esperienziale. Prima, però, mi sembra necessario accennare ad alcune simbologie di base.

L’ASSE, LA MONTAGNA E L’ALBERO

In ogni luogo e in ogni tempo, il pensiero umano accoglie archetipi ancestrali, apparentemente inaccessibili alla consapevolezza esterna. In quasi tutte le culture del mondo, gli archetipi si manifestano, attraverso narrazioni mitologiche sull'origine e la struttura dell'essere umano e dell'universo; ovviamente, le rappresentazioni variano da popolo a popolo, perciò ogni mito rispecchia i caratteri della propria cultura di appartenenza. Le immagini e le simbologie legate ai primordi del processo cosmogonico sono innumerevoli: il Suono, la Parola, il Respiro, il Vuoto, l’Oscurità, l’Oceano primordiale, il Caos, l’Uovo cosmico, ecc. Anticamente, tutte le creature umane s’identificavano con l’ambiente circostante, i principi cosmogonici si fondevano con la mitologia e comprendevano nell’insieme anche le ipotesi concernenti la vita, dopo la morte. Oggi, i principi cosmogonici si avvicinano sempre più a quelli cosmologici, ma Cosmogonia, Cosmologia ed Escatologia occupano ognuna uno spazio circoscritto. La Cosmogonia (dal greco kósmos, mondo, ordine e génésthai, nascere, generare, originare), è la narrazione riguardante l'origine dell'universo e del cosmo, dal punto di vista mitologico e scientifico. La Cosmologia è lo studio delle leggi che regolano l'universo e la sua struttura. L’Escatologia (da éskhatos, ultimo e logia discorso) si occupa del viaggio finale, dopo la morte individuale e in seguito alla cosiddetta fine del mondo. Tuttavia, benché ognuna sia contenuta nel suo spazio, spesso quando si approfondisce l’una, non si può fare a meno d’imbattersi nelle altre due. Le basi filosofiche della pratica che sto per illustrare si fondano su di una rete in cui cosmogonia, cosmologia ed escatologia danzano, intrecciando i fili della vita individuale e collettiva intorno al cosiddetto “asse cosmico” nel tempo e nello spazio.

Molti popoli raffiguravano l’asse cosmico, come un monte o un albero, a simbolizzare il confine tra l’alto e il basso, la congiunzione o confine di contatto tra un’estremità e la dimensione altra, l’opposizione tra due estremi. Secondo la filosofia tantrica e l’astrologia karmica, il cosmo è come un albero i cui rami sono galassie e sistemi solari, mentre le ramificazioni minori sono i pianeti e le stelle. Le immagini del monte o dell’albero apparvero in molti miti cosmogonici e diventarono oggetti di culto e di ritualità. I miti cosmogonici si svilupparono, unitamente a specifiche forme del linguaggio. Nelle lingue indo-europee, per esempio, l'idea di montagna era indicata con la radice alb o alp dalla quale derivano anche le parole albero e alba. E su questo punto, nascono infinite riflessioni e deduzioni. Purtroppo, non è possibile approfondirle in questo momento, perciò le lascio alla vostra discrezione. In assenza di alture naturali, per riprodurre su terra l’archetipo della creazione e il modello dell’universo, gli antichi costruirono opere architettoniche (ziqqurat, piramidi, templi, obelischi, ecc) che in qualche modo, li riavvicinassero ai Cieli e all’Energia celeste. In Mesopotamia, le forme di connessione furono le pietre di confine, i kudurru, posti sui terreni e decorati con incisioni e simboli degli Dei, associati agli astri luminosi. In India, ancora oggi, i templi vissuti come costruzioni per incanalare l’Energia divina, sono pitha, ossia luoghi in cui è invocata l’energia spirituale a beneficio della collettività. Un tempio o pitha è una costruzione maestosa, ma può essere anche una piccola collina, un semplice albero o un diagramma che ne raffiguri l’essenza.

YANTRA E COSMOGONIA

“… Dentro di esso è la Luna piena, senza l’orma della lepre, risplendente come in un cielo sereno. Diffonde a profusione i suoi raggi ed è umida e fredda come il nettare. Nel suo interno è il Triangolo che costantemente rifulge come la folgore, e nel cui interno splende il Grande Vuoto…” (Sri Tattva Chintamani versetto 41).
Esistono simboli che si ripetono in tutte le civiltà, come il cerchio e il punto, l’asse del mondo e l’albero, il quadrato e il triangolo. Questi stessi simboli sono parte pregnante dello Sri Yantra, il diagramma che, tra le altre meraviglie da scoprire, racconta il modo in cui i miti cosmogonici universali si compenetrano con quelli individuali, attraverso le linee planetarie che a loro volta, creano quadrature e triangolazioni all’interno di circonferenze. Yantra significa strumento, macchina, utensile, diagramma, grafico. Il termine deriva da yam, restringere e tra, liberare, suggerendo l’immagine di uno strumento che stringe e allarga, avvita e svita, chiude e apre, costringe e libera. Sono Yantra anche i grafici con la posizione dei pianeti in uno specifico spaccato di tempo e spazio; ogni Tema natale o dinamico, infatti, è uno yantra.

Secondo i principi della filosofia tantrica, ogni Yantra è la rappresentazione non iconica di un determinato archetipo; in qualche modo, è la sua proiezione geometrica, fatta di cerchi, quadrati, triangoli e figure che convergono, idealmente, nel punto centrale, detto Bindu.

Il cerchio è una figura geometrica in cui non è dato distinguere il principio dalla fine. La sua circonferenza sottende un chiaro principio di uguaglianza: tutti i punti sono equidistanti dal centro. Alle origini della civiltà indiana, il cerchio rappresentava il Sole, la Luna, la Ruota dell’Energia vitale, l'immagine del cielo, il moto circolare nel tempo, i cicli celesti, le rivoluzioni planetarie e il ciclo annuale raffigurato dallo Zodiaco. Come esemplificazione della sfera sul piano, implica l’idea di circolarità e movimento, presente in molte arti. La danza circolare dei Dervisci, per esempio, è ispirata al moto planetario intorno al sole, che a sua volta, rappresenta Dio. Gialal Al-Din Rumi (1207-1273) cantava: "Ho girato con i nove padri in ogni cielo. Per anni, ho girato insieme alle stelle". Nel significato di forma che circonda qualcosa o qualcuno, il cerchio è anche simbolo di protezione, è il sacro temenos, è lo spazio circondato da una cintura simbolica di cui abbondano tutti i miti. Una protezione troppo serrata, si trasforma in prigionia e il cerchio può simbolizzare anche questo. Ogni simbolo sottende in sé miriadi di polarità, unitamente a quegli spazi centrali che permettono il passaggio o l’integrazione, secondo il caso.

Nel cuore della circonferenza appare il punto o Bindu che rappresenta la condensazione massima della stessa circonferenza, il momento iniziale e finale della creazione, ma anche il cosmo infinito e inespresso. Secondo la mia Scuola tantrica di formazione, il punto centrale rappresenta il sé individuale e nello stesso tempo, quello cosmico. Il Bindu risveglia ogni configurazione, attraverso la congiunzione tra energia solare e idratazione lunare perché rappresenta l'Origine da cui si diparte l'intera manifestazione del creato, attraverso i due principi primordiali: l’energia femminile e quella maschile. Dal Bindu nasce lo zero, simbolo dell’essenzialità, dell’infinitamente grande e dell’illimitatamente piccolo.

Il quadrato è un poligono di quattro lati ed è il simbolo della terra e della stabilità. Nelle rappresentazioni cosmogoniche tantriche, spesso simbolizza le mura e le porte di entrata-uscita. In molte tradizioni, soprattutto orientali, le porte sono quattro e indicano i principali punti cardinali, come coordinate spaziali dell’universo. Negli Yantra, il quadrato è rappresentato come confine tra l’interno e l’esterno, grazie ad una linea o a un gruppo di linee perimetrali. La sua funzione è mantenere, contenere e prevenire la perdita dell’energia, concentrata nella parte centrale dello yantra. Di solito, il quadrato subisce una modifica laterale, con l’aggiunta di porte, affinché vi possa essere un gioco di orientamento, secondo la propria natura. Ogni porta è custodita da uno o più guardiani che proiettano caratteristiche speciali, secondo ciò che bisogna fronteggiare, difendere all’entrata o all’uscita: si tratterà di difendersi o di abbandonarsi?

Il triangolo è un poligono di tre lati. Nella tradizione pitagorica, si manifestava come Tetraktys e simboleggiava l’ascesa dal molteplice all’Uno. Il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia il fuoco e l’energia maschile; con la punta in basso, indica l’acqua e l’energia femminile. L’interconnessione tra i due triangoli inversi, secondo il modo in cui sono orientati gli estremi, può creare la stella, simbolo dell’integrazione degli opposti o la clessidra, simbolo del passaggio ritmico temporale. La forma grafica del triangolo, possiede vari significati, tra cui: la triplicità microcosmica in corpo, anima e spirito; la triplicità macrocosmica in Materia cosmica, Anima cosmica e Spirito cosmico;.. la triplicità creativa insita in Iccha (Volontà), Jñana (Conoscenza) e Kriyā (Azione); l’asse, la montagna e l’albero.

TEMA NATALE E COSMOGONIA DELLO SRI YANTRA

Dopo l’analisi iniziale e un’approfondita osservazione dei transiti, delle progressioni e del ritorno solare, le Scuole tantriche raccomandano una sorta di formazione personale, attraverso lo Sri yantra, il diagramma cosmico in cui sono sintetizzate le storie dell’universo, comprese quelle del cielo natale di ogni individuo. Lo Sri Yantra, infatti, offre la chiave di decodifica per risalire al proprio albero e riconoscere la propria montagna: i due simboli dell’asse cosmico presente anche nella sostanza umana e in particolare, nella colonna vertebrale. Le galassie, le stelle, i pianeti e tutto ciò che esiste, sono contenuti in scala ridotta nel tessuto terrestre, e in microscala nel tessuto corporeo. La cintura zodiacale, inoltre, rappresenta il corpo di Kalapurusha, la Divinità primordiale nella sua forma cosmica.

Tutto ciò che abita nella struttura cosmica, esiste nella vita terrestre e risiede in dimensioni microscopiche nel corpo umano. Il Cosmo è retto, simbolicamente, dal Merudanda (asse del Meru), il cosiddetto asse o monte dell’Universo, spesso disegnato al centro di un fiore di loto. Nel corpo umano, questo asse è rappresentato dalla colonna vertebrale ed ha la stessa funzione che il Monte Meru svolge per la Terra e il Cosmo. A livello planetario, è rappresentato dal simbolico asse di rotazione. In tutte le tre dimensioni, l’asse è tanto potente, quanto invisibile, virtuale e simbolico.

Nel corpo umano l’Energia vitale o Prāna Shakti, è veicolata da circa 72000 Nādi o arterie sottili. La Nādi principale è Susumnā, l’asse che, partendo dalla zona tra l’ano e i genitali, arriva all’altezza alla testa. Susumnā è la rappresentazione individuale dell’asse cosmico che funge da ponte tra il corpo umano e le sfere celesti. Attorcigliate intorno a Susumnā, si trovano Idā, la Nādi lunare e Pingalā, quella solare.

Secondo la psicologia tantrica, l’essere umano possiede tre diverse dimensioni corporee (sharira): il corpo fisico o solido (sthula-sharira), il corpo sottile o astrale (sukshma-sharira), il corpo causale (karana-sharira). Il primo corrisponde alla coscienza nello stato di veglia (jagarita-sthana) con l'esperienza dell'universo fenomenico, attraverso le sedici parti fondamentali: cinque organi sensoriali (orecchie, pelle, occhi, lingua, naso), cinque organi d'azione (organo vocale, mani, piedi, organo d'evacuazione, organo riproduttivo), cinque elementi (etere, aria, fuoco, acqua, terra), più l’organo mentale che coordina le parti. Il corpo sottile, noto anche come corpo astrale, non è visibile, è costituito di energia pranica, corrisponde alla coscienza dello stato di "sogno" (svapna-sthana) in cui si possono riconoscere archetipi, visioni, emozioni e tutto ciò che fluisce a livello energetico; è la parte degli umani in connessione con le energie planetarie. Il corpo astrale è composto dalle stesse sedici parti che compongono il corpo fisico, ma in una forma sottile. Il corpo causale è la forza creatrice dello Spirito, corrisponde alla coscienza dello stato di sonno profondo, senza sogni (sushupta-sthana) in cui si sperimenta la condizione di divina beatitudine della dimensione, senza forma. A livello astrologico, considerato come l’isola delle nove gemme preziose, con le sue nove aperture (2 orecchie, 2 occhi, 2 narici, la bocca, l’organo sessuale, l’ano), il corpo fisico suggerisce l’immagine miniaturizzata dei Navagraha, i sette Pianeti classici con i due Nodi lunari. Il corpo sottile o astrale di ogni individuo è rappresentato, invece, dalle 27 Nakshatra (asterischi o dimore lunari).

INTRECCIO DI COSMOGONIE

L’unione del Grande e del Piccolo è espressa nel diagramma che racchiude in sé il segreto del Cosmo: Sri Yantra.

Come già accennato, ogni persona possiede le potenzialità per trascendere il modello planetario di appartenenza e apportare alcuni cambiamenti alle situazioni annunciate, attraverso percorsi di consapevolezza di vario genere. Esiste un percorso particolare che permette un salto quantico che partendo dal grafico del TN personale, arriva al grafico del Tema cosmico: è la costruzione-meditazione dello Sri Yantra. Il canone solitamente usato è quello del Saundaryalahari di Shri Shankaracarya. Io uso quello commisto con le pratiche tantriche. Immergersi nel disegno e poi nella meditazione dello Sri yantra, permette alla nativa e al nativo di rivivere il processo cosmogonico universale, fase dopo fase, partendo dalle linee planetarie che costituiscono la parte iniziale del processo di conoscenza e trasformazione. La disciplina che si occupa delle pratiche inerenti allo Śri Yantra si chiama Śri Vidyā. Oltre alla sostanza delle forme, essa studia la natura dei numeri. La sacra geometria dello Śri cela i segreti della Dea, dell’Universo, del Karma collettivo e quelli del singolo individuo con il suo Tema astrale. Da questo diagramma nasce, si conserva e si trasforma ogni singola e collettiva realtà, grazie all’energia del triplice respiro, quello umano, quello cosmico e quello divino. Nel contesto astrologico, Śri Yantra rappresenta il movimento dei pianeti e il loro intreccio con l’esistenza umana. Lo Yantra disegnato, contemplato e meditato, secondo una ritualità sincera e consapevole, s’illumina ed apre le porte del Cosmo.

Nel corso del viaggio planetario, il Cosmo che si manifesta al singolo individuo è la sua stessa natura in tutte le possibili sfaccettature, ossia il microcosmo espresso nella media di 21600 respiri quotidiani. Il numero 21600 è il simbolo espanso dello Sri Yantra: il Nove (2+1+6 +0+0), ma rappresenta anche la suddivisione dello Zodiaco in primi (360° x 60 = 21600’). I sottomultipli di questo numero portano alla consapevolezza delle parti che compongono lo Śri Yantra. Il sottomultiplo più sacro e potente è 108 la cui sintesi finale è 9, simbolo dell’insieme planetario, così come dei triangoli primari che formano lo Yantra.

Da questo momento, invito tutte le persone presenti ad immergersi nella sacra geometria, mentre tracceremo il grafico cosmico. Chi vuole, potrà disegnarlo, via via che sarà presentato.

Passiamo subito all’azione, partendo dall’asse centrale.

Concentrati sulla colonna vertebrale, poi disegna un cerchio di qualsiasi grandezza. Traccia un diametro verticale e dividilo in 48 segmenti uguali (48 = 12 segni zodiacali + 27 Nakshatrā + 9 pianeti). Mentre disegni, resta in connessione con i Segni,le nakshatra e i pianeti, dentro di te, fuori di te e sul foglio.

Iniziando dal primo punto superiore, segna sul diametro i seguenti nove punti: 6, 12, 17, 20, 23, 27, 30, 36 e 42. Da questi punti, traccia 9 secanti orizzontali. Mentre tracci le linee, resta in connessione con l’insieme planetario, dentro di te, fuori di te e sul foglio.

Numera le linee dal basso verso l’alto. Mentre scrivi, inizia a prendere contatto con l’energia planetaria, dentro di te, fuori di te e sul foglio.

Dai due estremi di ogni secante, cancella le seguenti proporzioni:
Linea 9: 1/16
Linea 8: 5/48
Linea 7: intera Linea 6: 1/3 Linea 5: 3/8 Linea 4: 1/3
Linea 3: intera Linea 2: 1/12 Linea 1: 1/16
Mentre cancelli, prendi coscienza dei limiti spaziali e temporali.

All’esterno di ogni linea rimanente, scrivi il nome del pianeta corrispondente, secondo questa figura. Ogni volta che scrivi il nome del pianeta, prendi contatto con la sua energia dentro di te, fuori di te e sul foglio.

N.B. La terza e la settima linea (Marte e Saturno) restano intere.
ORA, INIZIA LA FASE DELLE CONGIUNZIONI E DELLE TRIANGOLAZIONI
1) Unisci gli estremi del Sole (1) con il centro di Saturno (7). Mentre unisci gli estremi, focalizza l’energia di Sole e Saturno, fuori di te, dentro di te e sul foglio.

2) Ora unisci gli estremi della Luna (2) con il centro di Ketu (9).

3) Unisci gli estremi di Marte (3) con il centro superiore della circonferenza.

4) Gli estremi di Mercurio (4) con il centro di Rahu (8).

5) Gli estremi di Giove (5) con il centro di Marte (3).

6) Gli estremi di Venere (6) con il centro della Luna (2).

7) Gli estremi di Saturno (7) con il centro inferiore della circonferenza.

8) Gli estremi di Rahu (8) con il centro del Sole (1).

9) Unisci gli estremi di Ketu (9) con il centro di Mercurio (4). Hai attivato le energie comunicative dei pianeti e la comprensione delle loro corrispondenze.

Al centro del triangolo più interno, disegna il punto o Bindu. Concentrandoti sui pianeti, uno dopo l’altro, cancellane il rispettivo nome.

L’insieme di queste linee ha formato 9 triangoli intrecciati che vibrano intorno al Bindu centrale. Cinque sono i triangoli femminili con il vertice in basso e quattro i triangoli maschili con il vertice in alto.
A questo punto, dividi la circonferenza in 16 parti uguali e disegna 8 petali simmetrici.

All’esterno dei petali, disegna un cerchio, dividi la circonferenza in 32 parti uguali e disegna 16 petali simmetrici.

All’esterno della sfera con sedici petali, disegna tre cerchi concentrici che rappresentano la cintura del cosmo.

In periferia, costruisci tre quadrati, con i lati equidistanti tra loro, l’uno inscritto nell’altro. Ai quattro lati di ciascun quadrato, cancella una parte centrale per formare la porta, così da ottenere quattro porte equidistanti per ogni quadrato, per un totale di dodici porte (dodici segni zodiacali).

Ecco il quadro finale: lo Śri Yantra o Śri Chakra. L’intreccio delle linee rappresenta il gioco di creazione, protezione e assorbimento dell’Universo.

È molto importante colorare lo Yantra per visualizzarne bene i circuiti. Intrecciandosi, infatti, i nove triangoli maggiori formano una serie di circuiti che appaiono come 43 piccoli triangoli (14+10+10+8+1) che conducono al Bindu. I colori scelti per i vari circuiti dipendono dalle emozioni che emergono, durante l’esecuzione del disegno e s’intrecciano con gli eventi correnti della propria vita. Durante la meditazione astrologica, si scelgono i colori, secondo le qualità del pianeta risuonante nell’emisfero del TN sul quale si è lavorato, precedentemente.

Coloro che vorranno praticare la meditazione astrologica, possono eseguire il disegno e poi meditarvi nell’ottavo e nel quattordicesimo giorno della quindicina chiara. È consigliabile non tenere lo Yantra sospeso ad una parete, meglio posarlo su di un supporto, su di una stoffa naturale o su di un sostegno di materiale non sintetico.

LO ŚRI CHAKRA E LA SITUAZIONE PLANETARIA

Una volta disegnato e colorato lo Yantra, si procede alla meditazione, entrando da una delle quattro porte del Bhupura. Ecco il procedimento:

• Scegli la porta da cui entrare e ricorda la sua direzione cardinale.

• Partendo dall’esterno, il primo circuito o Chakra è il Bhupura con i tre cerchi; il secondo è l’insieme dei 16 petali; il terzo è l’insieme con gli 8 petali, dove termina la fase introduttiva.

• Il quarto è il circuito con i 14 triangoli; il quinto circuito contiene i 10 triangoli più grandi; il sesto i 10 triangoli più piccoli; il settimo gli 8 triangoli; l’ottavo è formato dal triangolino centrale e il nono è rappresentato dal Bindu che è la parte più segreta dell’intero diagramma. La base d’ognuno dei 43 triangoli rappresenta un corpo celeste, nato dal grembo della Dea che presiede allo Yantra: Lalitā Mahātripurā Sundari. L’insieme dei nove triangoli maggiori forma le basi planetarie del Chakra dei Navagraha.

• Una volta terminato questo percorso, ritorna al tuo TN e inizia a interpretarlo, partendo da quello tra i quattro emisferi corrispondente alla direzione cardinale prescelta. In altre parole, inizia l’interpretazione del TN dall’emisfero corrispondente con la porta di entrata: in questa sezione del cerchio zodiacale, vi è sicuramente un messaggio non trovato in precedenza, un punto di partenza, un suggerimento per proseguire verso la stessa interpretazione e verso il sentiero della trasformazione. Basta integrare le informazioni astrologiche tradizionali con quelle simboliche legate alla direzione prescelta lungo il quadrato trilineare, detto Bhupura. Per esempio, usando questo TN, potrei iniziare da est, dove trovo Giove.

CRITERI D’INTERPRETAZIONE, SECONDO LA PORTA PRESCELTA

Il quadrato trilineare rappresenta l’entrata o l’uscita dalla Terra o dal sistema solare d’appartenenza; è anche l’entrata o uscita graduale dalla dimensione cosmica. Le quattro porte permettono tale passaggio.

A nord (verso sinistra) c’è la porta della Luna e della Conoscenza, a sud (verso destra) la porta degli antenati e della devozione, a est (in alto) c’è la porta del Sole e dei mantra e ad ovest (in basso) la porta del Signore delle acque e dei riti sacri.

Ogni porta rappresenta una delle dimensioni possibili per afferrare le ombre e le luci della vita, attraverso il proprio Karma. In questo modo, si parte per interpretare il TN, secondo l’astrologia karmica. Allo stesso modo, il nativo può partire per trasformare il suo TN in uno strumento di consapevolezza e trasformazione.

Avendo scelto l’est, è necessario trovare riferimenti sulle simbologie solari. L’interpretazione deve partire dall’emisfero est del TN con Giove che espande la sua opposizione al Sole.

La cosmogonia personale di questa persona passa per le mitologie solari, estensivamente contrastate nella loro espressione, sin dalla nascita. La trasformazione richiede un forte lavoro sulle simbologie solari, compresa quella della figura paterna. E su questo raggio solare, seppure osteggiato da Giove, continua l’interpretazione del TN

Viaggiare nel TN significa attraversare, coscientemente, la storia delle proprie origini e vedere i semi dei propri possibili futuri.

Viaggiare nello Śri Yantra significa rievocare le origini della cosmogonia individuale intrecciata con quella cosmica. È come piantare un seme provvidenziale che può essere rappresentato anche da una sillaba e un gesto.

A questo punto, il viaggio termina. La sillaba e il gesto saranno la testimonianza interiore o il ricordo di quest’esperienza.

Meskalila Nunzia Coppola è delegata CIDA, presidente dell'Associazione culturale Jayavidya, collaboratrice di Ciformaper e Gestalt Counsellor. Ha studiato astrologia karmica in India con Chakradher Joshinat e Langta Baba. Esperta in culture, miti e discipline orientali, tiene lezioni per il Dipartimento di Ricerca sociale e Metodologia Sociologica della Facoltà di Sociologia-Università “La Sapienza”, Roma. Svolge Ha studiato e certificato l’astrologia occidentale presso la Faculty of Astrological Studies di Londra. Collabora alla rivista specializzata Linguaggio Astrale con propri studi, traduzioni ed articoli. Ha tradotto in italiano “Le Case. I templi del cielo” di Deborah Houlding per la Casa editrice Capone. È autrice di vari libri, tra cui M come meraviglia, edizioni La Cittadella. Svolge attività didattica, divulgativa e congressuale per la conoscenza dell’astrologia. Dirige il corso di astrologia karmica, secondo il sistema Astravidya, da lei sviluppato. Si occupa di Formazione dei gruppi in collaborazione con CIFORMAPER, attraverso percorsi basati sui miti. È presidente dell'Associazione Culturale Jayavidya. Dirige la Delegazione C.I.D.A. di Perugia. Il suo sito web è www.astravidya.com

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Gialal ad-Din Rumi, Poesie mistiche, introduzione, traduzione, antologia critica e note di Alessandro Bausani, Milano: Rizzoli, 1980.
Giuseppe Tucci, Teoria e pratica del mandala, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1969.
Susanne F. Fincher, I mandala, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1996.
Madhu Kanna, Yantra, Ed. Mediterranee.
M. Eliade, Il sacro e il profano, ed. Borighieri;
U. Galimberti, La terra senza il male, ed. Feltrinelli;
C.G. Jung, Simbolismo del Mandala, Opere vol .9, ed. Boringhieri