LILĀNTI MUKTAKRIYĀ: IL RITO DELLA PERLA IN GIOCO
di Nunzia Coppola Meskalila

INTRODUZIONE
Questo viaggio nasce dall’incontro di tre correnti: Astrologia, Gestalt[1] e Tantra[2].
Con l’aiuto di un’antichissima pratica, giocherò con il potere delle parole, usandole come suoni privi di valore semantico. Poi la SANDHYĀ BHĀSĀ, il linguaggio dei riti crepuscolari o codice in ombra, fluirà, liberamente.
Prima di inoltrarmi nel dedalo oscuro in cui potrei la cognizione del tempo, ritengo opportuno chiarire il significato dei tre punti di riferimento: Lilā, Kriyā e Mukta.
LILĀ significa gioco ma anche drammatizzazione, rappresentazione, miraggio, danza, tiro e azione creativa.Il termine KRIYĀ, dalla radice sanscrita Kri, agire, ha il significato di Azione, realizzazione o messa in opera ed è sempre associato a ICCHĀ, Desiderio o Bisogno, e JÑĀNA, Conoscenza. I testi sacri affermano che l’armonia d’ogni essere umano dipenda dalla funzione equilibrata delle suddette componenti vitali. Kriyā è anche sinonimo di rito, meditazione, visualizzazione, pratica spirituale, tecnica di conoscenza, esercitazione ed esperienza evolutiva. MUKTĀ, dal sanscrito Moks’a, liberazione, vuol dire liberato o illuminato. Nel linguaggio popolare indica la persona libera o sciolta; in alcune regioni, il termine è usato anche per denominare la perla.Una volta definiti i termini, invoco Nila Sārasvati Tārā[3], poi passo dal livello linguistico alla dimensione metalinguistica. Mi libero dal dogmatismo etimologico. Trasformo le parole in BIJA MANTRA o vibrazioni sillabiche, prive di senso, ma pregne di potenzialità divina e umana. In sintonia con le onde sonore, elimino ogni aggancio mnemonico, chiudo le porte del pensiero discorsivo e m’immergo nell’Oceano del vuoto mentale.

Una pausa silenziosa......Un ciclo completo di respirazioni......Ritorno alla coscienza razionale... ...Una rete di percezioni, un po’ libere e un po’ concatenate.

SANDHYĀ BHĀSĀ: il codice-ombra del linguaggio crepuscolareQUI COMINCIA IL VIAGGIO Lila-lillaIl lilla nasce quando il violetto di Giove, idratato dai raggi lattei della Luna, diventa più gaio e luminoso. Il viola, a sua volta, appare quando vi è armonia tra il rosso di Marte (vita, energia cinetica, azione, combattività, movimento, realtà) e il blu di Nettuno (morte, energia statica, riposo, passività, pausa creativa, sogno). Il viola può anche rappresentare la soluzione, più o meno armoniosa, d’eventuali conflitti, ma anche nell’esattezza dell’ipotesi, si tratterebbe di una conclusione del tutto relativa; in realtà, ogni cosa, così come ogni colore, pur conservando il proprio valore di base, assume un significato diverso in momenti e in luoghi diversi. Di là dalle soluzioni conflittuali, per quanto mi riguarda, trovo piacevole indossare le varie tonalità del violetto. Provo una rilassante sensazione di riposo, ammirandole egli ambienti in cui vivo. Riapparirà l’ametista della libertà caduta nel fiume sacro? La riva è lontana e la pietra è perduta. Forse, usando i transiti di Giove e Nettuno, è possibile cercarne un’altra dai riflessi più intensi e vellutati.Lilā-Lil
Lil è la trasposizione dialettale di Nila o azzurro-blu, in opposizione a Lāl, rosso. Secondo un’antica tradizione, tramandata oralmente, la pelle di Kālī si tinse d’azzurro, dopo che Ella ebbe allattato il suo sposo S’iva.
Questo è il racconto:
Un giorno, i Deva e gli Āsura, Dei e Demoni in eterna contesa, unirono le reciproche forze al fine di frullare l’oceano di latte lunare, nei cui abissi, tra le quattordici sostanze del desiderio, era nascosta l’Āmrita, bevanda dell’immortalità. Usando la montagna Mandara come zangola e il serpente Vasuki come corda, gli antagonisti si unirono e frullarono l'Oceano di latte, fino ad estrarne tutte le sostanze più incredibili.

Dalle acque agitate, fuoriuscirono Divinità, gioielli e meraviglie di ogni sorta, ma l’essenza vitale restava inafferrabile. Un potentissimo veleno occultava la divina ambrosia. Dopo un’incessante fatica, affiorò una schiuma nera e velenosa, una secrezione fetida e inquinante che rischiava di riversarsi nell’Universo, spezzando la sintesi dei cinque Elementi[4] e bloccando la conservazione della vita. In nome del bene comune, qualcuno avrebbe dovuto bere la sostanza distruttiva, in modo da liberare il sistema solare, il pianeta terrestre e l’intero universo dal pericolo di un’intossicazione mortale.
Dopo una consultazione di gruppo, fu deciso che tale responsabilità dovesse essere assunta da S’iva il Benefico, Signore del Plenilunio, della trasformazione e della morte. Sollecitato a compiere l’ineluttabile sacrificio, senza porsi alcuna domanda, Egli immerse la conchiglia sacrificale nelle acque, la riempì fino all’orlo, la portò alle labbra e senza esitare, in una sorta d’automatismo ipnotico, diede origine al primo “introietto”[5] cosmico, bevendo il liquido letale in un solo sorso. Subito dopo, la gola gli si colorò d’azzurro ed Egli fu soprannominato NILAKĀNTHA (nel dialetto del Birbhoum, LILKĀNTHO).
Tra tutte le Divinità presenti, KĀLĪ (Nera, Oscura), Signora del tempo, simbolo del Novilunio, consorte dello stesso S’iva ed Energia dei Chakra[6], fu l’unica a comprendere che il colore assunto dalla gola[7] del suo amato fosse il segno dell’atroce bruciore, derivante dalla circolazione del veleno, la cui tossicità pur non togliendo al Dio la vita, lo condannava all’eterno dolore e lo rendeva incapace di comunicare il tormento.
Desiderosa di lenire le sofferenze del compagno, Kālī si concentrò su se stessa e si confuse nello sfondo neutro di MAHĀMĀYĀ,[8] Signora del Confine di contatto[9] tra l’individuo e il creato. Folgorata poi dall’intuizione d’essere anche MĀTRIRUPENĀ, Energia immanente in ogni Forma-Madre, Ella mise “in figura” la sua identità di Genitrice cosmica, si avvicinò al marito, lo adagiò sulle proprie ginocchia e dopo averlo stretto al cuore, gli offrì i suoi turgidi seni che, nel frattempo, si erano riempiti di latte.
Allo stesso modo in cui aveva consumato il veleno, senza comprendere il significato del gesto, Lilkāntho ingoiò il dolce liquido e fu subito liberato dalla sofferenza.

La pelle di Kālī si tinse d’azzurro e in quell’aspetto fu soprannominata TĀRĀ[10], Colei che brillando nel firmamento, fa da guida al navigante.
In altre parole, veleno e latte, due sostanze dagli effetti in netta opposizione tra loro, costituirono le polarità introiettive che portarono S’iva dalla sofferenza alla liberazione. A volte, in via del tutto eccezionale, un introietto particolarmente velenoso potrebbe essere dissolto da una “introiezione” positiva, purché a favorirla sia un artista in materia o, in alternativa, una persona capace di intervenire con delicata empatia.
Il gesto di Kālī, in ogni caso, non implicava alcuna strategia terapeutica: fu un semplice e profondo atto d’amore. Il suo latte, d'altro canto, era un alimento incontaminabile. Oltre alle sostanze incontaminabili, esistono anche quelle purificate. Il PRĀSHĀDA (da Prāshida, beneficio, grazia) ne è l'esempio più pregnante. PRĀSHĀDA è ciò che resta del cibo offerto alle Divinità, alle persone particolarmente significative per la propria evoluzione, alle persone care e soprattutto, a qualcuno in cui sia stata riposta la propria fede, come per esempio, il proprio Guru. Sostanza suscettibile di creare contatto, questo cibo rso sacro e poi consumato, è considerato dagli Hindu, il mezzo più diretto per la trasmissione del PRĀNA[11] proveniente dal Guru[12] o dalla Divinità. Il devoto che mangia l'offerta sacrificale, quasi per osmosi, sperimenta una comunione estatica. Si tratta di un rito che produce una mistica trasformazione, un potenziamento energetico ed una temporanea confluenza[13] tra l’IO e il TU. Il devoto, inoltre, riceve una sicura benedizione e in alcuni casi, potrebbe persino guarire da un'eventuale malattia. LILĀ-LILA-ILLA
Tempo fa, Illa ha ricevuto in regalo, un gioco chiamato Lila. Si tratta di un cofanetto contenente un dado, un volume con la spiegazione della terminologia spirituale hindu e una scheda componibile. Ad ogni tiro, il giocatore potrebbe avere l’opportunità di conoscere il proprio Kārma[14], di migliorarlo e di accedere all’illuminazione.
Dopo averne osservato il contenuto, Illa ha sentito lo stesso disgusto provato diverse sere precedenti, allorché le era capitato di veder pubblicizzata una famosa auto con il mantra[15] del Dio S’iva. Ha provato lo stesso dispiacere di quando vede gli astrologi avvilire la loro arte, riducendola in una serie di superficiali previsioni televisive. Tralasciando le polemiche sul nuovo stile transculturale del consumismo, Illa sta pensando anche alla psicoterapia della Gestalt e si chiede che cosa direbbe Perls[16] se le tecniche della sua terapia, fossero prima deprivate delle teorie di riferimento e poi trasformate in un gioco dell’oca, ad uso di consumatori ignari. E che cosa egli direbbe, se vedesse l’apporto psicosociale dei Polster[17], trasformato in una strategia imprenditoriale per poter meglio manipolare la psiche dei dipendenti e per indurli a cambiare il proprio programma di vita, a favore degli interessi aziendali. Le sembra quasi di vederlo: indifferente all’uso o all’abuso delle sue teorie, Perls sta scoppiando in una sonora risata. Stanco dei continui incontri cosmici, adagiato su di una meteora, di fronte ad una sedia siderale[18] (ormai, appena tiepida), ancora intento a recepire le nuove sfaccettature transplanetarie del suo Sé, egli nemmeno si accorge di questi intrighi terrestri. O forse, desideroso di giocare, ma ormai solo e privo dell’abituale sostegno ambientale, egli è in preda all’angoscia per l’assenza gravitazionale del “qui ed ora”, il limite di sicurezza, sconosciuto nell’Universo senza confini. Mossa da compassione per la solitudine del maestro e ancora impressionata dalla sua angoscia virtuale, Illa prende coscienza della meschinità dei suoi conflitti terrestri. Memore degli insegnamenti ricevuti, sospende il giudizio sulla natura del dono e prova gratitudine per l’innocente donatore di cui sente l’affetto e l’entusiasmo. Finisce poi con l’apprezzare il gioco. Potrebbe divertirsi, usandolo con suo figlio e con gli amici. D’altro canto, anche il gioco dell’oca come un qualsiasi altro strumento occasionale, usato con sincerità e attenzione, può diventare un mezzo di consapevolezza.LILĀ-LILITH-LUNA NERAIl termine Lilith deriva da Lyl, la "notte" e rappresenta la Signora della notte. Tra i miti a lei connessi, preferisco quelli di origine sumera e assiro-babilonese, i più antichi. I Sumeri la veneravano con il nome di Ninlil, Signora del vento che muove la sabbia del deserto o di Lil, "spirito del vento" o ancora Lulu e Lalu. Gli Assiri la chiamarono Lilitu.

I Babilonesi si rivolgevano a lei, chiamandola Ardat-Lili. Anche gli zingari della Transilvania tramandano un'antica leggenda di Liliy.Sovrana delle acque profonde e Signora delle ombre personali, Lilith è la Detentrice possessiva di preziosi gioielli, intrecciati ai fili di potenti introietti. Ella incarna anche i desideri confusi, i bisogni negati, i rimpianti, le immagini relative alla morte, gli aspetti di sé indesiderati, le rimozioni e tutto ciò che resta come rannicchiato negli angoli più reconditi della coscienza. La tenebrosa abitante degli abissi, essendo anche Signora delle piogge, dei fulmini e degli uragani, sconvolgendo gli schemi del controllo sugli Elementi, può fornire gli strumenti necessari all’uso creativo di quel potenziale energetico che, abbandonato, invece, al flusso delle correnti interne, potrebbe alimentare l’alternarsi di due pericolose, quanto inconsapevoli attività: la sedimentazione del materiale sommerso e la corrosione dei canali che ne permettono la percezione. Affinché la trasformazione evolutiva avvenga, la natura, apparentemente terribile, d’alcuni aspetti del proprio sé dovrebbe essere illuminata dalla scintilla dell’intuizione. Di tale processo è insignito Plutone, sinonimo di ricchezza interiore, Signore della soglia e guardiano del “confine di contatto” tra i sistemi solari. A sua volta, egli necessita del contributo di Nettuno, Dio dell’oceano e detentore di tutto ciò che non può essere afferrato e che potrebbe essere alterato.LILITH imprigiona, intrattiene o libera le ombre personali. Il Signore degli Inferi, Plutone, operando in modo occulto, dissolve o ispessisce i foschi addensamenti che intorpidiscono le acque dell’inconscio. Nettuno, invece, reggendo il tridente[19] della triplice Conoscenza, dissolve i confini del reale e permette la visione d’altri mondi. Sollevando il tridente, egli apre il varco dall’Acqua alla Terra e da questa all’Etere, per poi trasformare l’insieme in visioni fantastiche e accessibili alla mente umana, sotto forma di proiezioni[20], sogni, allucinazioni, stati alterati di coscienza, immagini distorte e personaggi confusi. HADES l’Oscuro, figlio di Crono e di Rea, presenza inquietante, ma non negativa, incarna le ombre collettive, la dimensione transpersonale, le allegorie, le metafore e la creatività geniale nel riuscire a mimetizzare certe verità, per non tradire il segreto o svelare i misteri. Di lè da tutto questo, rappresenta anche la trasformazione e la rigenerazione, dopo un necessario sconvolgimento. Plutone comunica con il regno della Signora oscura, grazie ad una lucentissima lastra circolare. Tale strumento, oltre ad essere un passaggio segreto tra il mondo sotterraneo e quello sottomarino, funge da elmo, da scudo, da specchio, da stroboscopio e, di tanto in tanto, si trasforma nella barca che trasporta le ombre sul fiume dell’oblio. In questo modo, emozioni dolorose, ricordi angoscianti, pensieri intossicanti e sentimenti ritenuti poco accettabili o non adatti a lasciare il fondo delle acque letali, sono prima catturati e poi trasformati in riflessi ondeggianti. Al momernto giusto, però, senza preavviso e a volte, senza preparazione, l'Oscuro può anche causare una deflagrazione che, illuminando le oscurità, lascia cadere ogni maschera. Stravolgimento o liberazione?
Le tre figure archetipiche rappresentano anche componenti importantissime di un oroscopo e astrologicamente, esprimono tre differenti possibilità di trasformazione. Lilith, da non confondere con il Novilunio, è il secondo fuoco dell’orbita lunare, il punto in cui la Luna è al suo apogeo e quindi, alla massima distanza dalla Terra. Plutone, pianeta costituito da una miscela di polveri e di gas congelati, è piccolo, lento, increspato e potente; è simile ad una sfera di ghiaccio e si trova al confine del sistema solare. Nettuno è un pianeta dal colore verdazzurro, è avvolto da un’atmosfera rigidissima e ricca di metano, mostra in superficie un profondo oceano ed è circondato da anelli sottili.
Nel tema astrale di Illa, per esempio, Lilith occupa la seconda casa, sul decimo grado dell’Ariete; forma un trigono con Plutone nella Casa Settima ed è opposta a Nettuno nell’Ottava. Nettuno è, a sua volta, sestile allo stesso Plutone, ma questa è una situazione generazionale. La soglia dei chiaroscuri individuali di Illa, invece, è un confine di Fuoco che illumina e riscalda, ma che un leggerissimo soffio d’Aria, al momento sbagliato, potrebbe bruciare o inaridire.
Soffermandosi sulle case occupate dai primi due astri, la Seconda e la Settima, Illa legge nel trigono Lilith-Plutone, l’opportunità di usare l’Ombra come strumento di progressione, ma anche come nuovo canale di comunicazione. Per usufruire delle virtù provenienti dal trigono ombroso, potrebbe prendere coscienza dei limiti che ostacolano la sua evoluzione e perché ciò avvenga, dovrà comprendere la natura di Nettuno in Casa Ottava: attraverso il significato da lei attribuito alla morte. Dovrebbe vagliare le ragioni che sostengono la fede e il misticismo, ponderare il significato del piacere per l’immaginario e valutare i motivi del bisogno d’evasione. La consapevolezza di certi blocchi, inoltre, potrebbe contribuire al superamento d’alcuni punti nevralgici o alla convivenza pacifica con quelli non ancora risolvibili, così da ottenere il giusto equilibrio tra il piacere di stare con gli altri e il desiderio di solitudine.
Lo scudo può trasmettere sia il calore, sia la freschezza. Dal lato esterno, esso capta e riflette i raggi solari, producendo energia calda; da quello interno, crea e proietta l’ombra, offrendo refrigerio. L’uso adeguato di questo strumento dalle molteplici proprietà può far sì che le relazioni sociali non troppo congeniali, possano diventare più accettabili. In altre situazioni, invece, quando la realtà diventa troppo dura da masticare e il boccone non adatto ad essere “aggredito e frantumato”[21], potrebbe usare lo scudo per diventare invisibile. Il trigono di Lilith e Plutone, quale strumento omeostatico, può aiutarla a “retroflettere”.[22]L’opposizione di Lilith a Nettuno l' aiuta, invece, a deflettere[23], dirottando le provocazioni sgradevoli verso un puntino sfocato o su di uno sfondo mobile e passeggero.
I cosiddetti meccanismi di difesa, usati in modo limitato e consapevole, sono ottime strategie per tutelarsi; l’importante è stare attenti a non diventarne prigionieri, tramutandoli in blocchi energetici e rigidità stereotipate.LILĀ-GIOCO
Qui, faccio riferimento al significato letterale della parola, al suo valore di ludicità, ma anche a quello di creazione e recitazione. E così nasce il gioco dell’asse Casa quinta- Casa undicesima.
BRĀHMĀ il Creatore, sotto l’influsso di VIDYĀ SARASVATHI [24], sua controparte femminile e Lilā ispiratrice, provocò il fenomeno dell’esteriorizzazione: per puro divertimento, si lanciò nel Kārma della creazione, restando attore e spettatore del suo stesso gioco. Dopo aver emesso il mantra OM[25], Egli generò la prima forma e poi, sotto l’aspetto di Ādikabi, il primo Poeta-Drammaturgo, la moltiplicò all’infinito, dando voce agli innumerevoli protagonisti della trama cosmica. In seguito, desiderando interpretare il ruolo di tutti i personaggi creati, recitò così divinamente, da obliare la sua identità iniziale. Anche Sārasvāthi bianca, Signora delle Arti e della Parola, desiderò giocare e perciò, a volte, anagrammando il bija Aim[26] a volte, intrecciandolo con altri monosillabi, si mascherò sotto le false spoglie d’Āvidya[27]. Poi confuse Brāhmā con verbi sconnessi e lo stancò con risposte vaghe, fecendogli perdere la cognizione del Tempo e con essa, la regia del gioco. Fu così che la trama originale della storia cosmica andò perduta nelle nebbie del Caos. E dalla notte dei tempi, il gioco del KARMA continua: le galassie dei vari Universi appaiono, scompaiono, si alternano e si trasformano, tra un’esplosione, un periodo d’apparente stasi e un’implosione. Allo stesso modo, gli esseri viventi nascono, vivono, muoiono, rinascono ancora e cambiando ripetutamente forma e nome, oltre che ruolo da interpretare, dimenticano le trascorse identità.
L'interesse provato dagli umani per il teatro, il cinema e tutte le varie forme di rappresentazione, deriverebbe da una nostalgica e collettiva memoria della recitazione karmica, arte divina, tramandata dai primordi della vita cosmica. Forse, non esiste popolo della Terra che ignori questo tipo di ri-creazione.
Nel mondo degli umani, la recitazione è un gioco evolutivo. In certe occasioni, una volta calato il sipario, l’autore-attore-regista, non ritrovando più la propria immagine o perdendo il confine di contatto con il ruolo stabilito, potrebbe restare prigioniero, dietro la maschera. Tale incidente che può capitare a chiunque, offre anche infinite possibilità di ritrovarsi; quando si prende consapevolezza. Ci si può accorgere, infatti, di aver conosciuto parti insospettate di se stessi. In altri casi, invece, queste tendenze potrebbero trasformarsi nella perdita di contatto con la propria immagine o al contrario, in una tendenza narcisistica che chiamerei delirio d’onnipresenza, il dramma i cui protagonisti si confondono nell’ambiguità di un confuso presente, ove i confini sono soggetti ad una mobilità rapidissima o ad un rigore fisso, secondo la situazione.
Secondo la filosofia del Tantra, la follia e la santità sono due realtà simili e, a volte, confinanti. Il ritiro effettuato dagli asceti, dai saggi, dagli illuminati e da qualunque ricercatore sincero, è un viaggio mistico in cui il pellegrino, resta nell’immobilità totale. Superati i confini della mente e del corpo, l’anacoreta proietta su di sé l’immagine della divinità prescelta e confluisce, a sua volta, in tutte le parti del Creato. In questo caso, non vi è delirio d’onnipresenza ma COMUNIONE COSMICA. Si tratta di una fusione trascendentale tra “proiezione” e “confluenza”. È uno stato di consapevolezza in cui cose e persone sono riconosciute come particelle della propria essenza e dell’intero creato, in quanto elementi della Divinità. In una fase successiva, allorché il proprio respiro si fonde con quello del Cosmo, si passa direttamente allo stato di NIRVIKALPA SAMĀDHI[28]. Nello stesso tempo, il proprio io perde ogni forma, è libero da ogni ruolo, è identico ad ogni altra creatura ed è esente da tutte le forme di condizionamento, comprese le influenze planetarie. Naturalmente, si tratta di un livello che non può essere mantenuto costantemente e ancor meno, per l’intera durata della vita. Il limite massimo è, solitamente, di ventuno giorni consecutivi, superato il quale, il soffio vitale può abbandonare il corpo. KRIYĀ
Specchio, carbonio cristallizzato, diamante, durezza, gelo. La barriera di ghiaccio, quale confine di contatto, è uno splendido gioiello autistico che separa e difende, mentre desensibilizza. Si tratta di un autismo elettivo, acquisito, post introiettivo e forse, non irreversibile. Nel cuore del diamante, nella sua immobilità speculare, è stata ibernata un’immagine che, dietro pareti inscalfibili, sembra non poter più riflettere se stessa, né la sua trasformazione.
Il gelo può costituire una resistenza totale al contatto.
In questo momento però, Kriyā mi ricorda Krio’s, l’Ariete, il segno di Fuoco che ospita la Lilith del Tema natale di Illa. E se, l’energia arietina della Luna nera sciogliesse l’acqua cristallizzata del Cancro, suo segno natale? E se il gelo plutoniano, grazie al calore antico e generazionale della residenza in Leone, si sciogliesse e riportasse il segno alla sua vera natura?
Pericolo o liberazione? Di sicuro, cambiamento!
Lo specchio è il frammento di luce tra il Caos e la Creazione, il passaggio segreto tra i due mondi, la porta invisibile tra i vari livelli di coscienza. Illa accende la candela del Trātaka[29], dischiude le palpebre, allarga le pupille, osserva meglio le profondità speculari, va oltre le immagini distorte, respira dolcemente, ignora i miraggi e resta indifferente ai riverberi accecanti della superficie riflettente. Lo specchio non è più velato dal gelo, ma è leggermente appannato dal calore del fiato. Sta respirando meglio, sta intuendo che l’iceberg può dissolversi in una miriade di gocce che scorrendo, vanno a confondersi con le acque fluviali. Riemerge dai flutti letali dell’oblio, abbandona il fiume sacro, lascia per un po’ il tridente e si allontana dal bosco di neri pioppi. La fossa del Tartaro risveglia un’antica memoria. Ai piedi di un cipresso, Illa sta sovvertendo il mito e in ricordo della reciproca seduzione, offre all’affascinante Signore degli Inferi, un narciso in cambio di un chicco di melagrana. Poi, lo abbandona.
Ora, sta fissando il cielo stellato di un nuovo stile di vita. Sente emergere una sensibilità più viva, scorge una porta nuova e per aprirla, trova le chiavi di Chirone[30], il Centauro guaritore, cultore e maestro di tutte le Arti.

Figlio naturale di Saturno e della ninfa oceanica Filira, fratello di Plutone, padre della profetessa Ippe, allievo di Apollo e maestro di Esculapio, Chirone fu ferito da una freccia, scagliata casualmente dal suo allievo Ercole. In preda ad un’atroce sofferenza, tornò barcollando nella sua grotta. Né Ercole, né le sue stesse capacità mediche riuscirono a salvarlo. La freccia era stata bagnata col sangue velenoso dell'idra di Lerna. La ferita avvelenata non avrebbe potuto mai guarire e Chirone sarebbe stato costretto a soffrire per l'eternità. Giove, allora, autorizzò Prometeo, nato mortale, a sostituire Chirone nell'immortalità. Fu così permesso al Centauro di porre fine alle sue sofferenze. Infine, per eliminare l’eterna sofferenza derivante dalla ferita ulcerosa, il Centauro che poteva guarire tutti, ma non se stesso, accettò di offrire la sua immortalità ad un mortale.
Classificato prima come asteroide, poi come planetoide e infine, riconosciuto quale cometa dai tratti irregolari, questo corpo celeste sembra essere fuggito dalla cintura di Kuiper, in una sorta di movimento autonomo. Per analogia, esso è associato alla figura del contestatore, al dissidente e all’esistenzialista. Astrologicamente, il maestro guaritore è il ponte tra il rigore terreno di Saturno e la leggerezza celeste d’Urano, è la possibilità di risolvere l’antitesi tra due polarità conflittuali: l’autorità saturnina e la ribellione uraniana, il Topdog[31] della responsabilità e l’Underdog della libertà, il vecchio e il nuovo, il dovere e il piacere, il Super-Io e l'Es.
Di là da questo, il mentore ferito rappresenta anche la casualità accidentale, gli imprevisti condizionanti, la liberazione dal dolore delle antiche ferite, il senso che si attribuisce alla morte, l’eutanasia, il dono degli organi con relativo trapianto, la medicina olistica, la psicoterapia, la figura dello psicoterapeuta, il processo di guarigione e soprattutto, il mezzo per sondare le realtà sommerse.
Riflettendo bene, in Chirone io leggo anche il significante del DONO, la chiave simbolica del linguaggio da decifrare, prima di poter accordare la propria natura ad un mondo non sempre ideale e ad una società non troppo congeniale. L’esempio del taumaturgo ferito ci mostra la maniera di elaborare le reazioni agli accidenti non ascrivibili al libero arbitrio e il coraggio per abbandonare la parte obsoleta o morta di noi stessi, a favore di una natura più realistica e attuale.
Con l’aiuto del Centauro in Sagittario, Illa potrà spezzare i sigilli, tradurre i crittogrammi e uscire dalle pareti adamantine.
Ricordando che, oltre ad essere nata con il Sole in Cancro e la Luna in Pesci, ha Venere associata a Plutone in Settima, Illa decide di creare un amuleto a forma di stella con le virtù idratanti della Luna, l’energia calda del Fuoco e il potere del Tempo che scorre. Le pietre saranno opali, ametiste e zaffiri blu; ma dove troverà l’essenza energetica da infondere nell’anello sidereo? Laggiù, accanto alla stella marina e ad un ramo corallino? O lassù, tra il globo lunare e le altre sfere celesti? La natura saturnina del suo Ascendente suggerisce che, trattandosi di un talismano ad uso umano, sarà meglio estrarne la sostanza dal nucleo della sua essenza vitale, là dove i cinque Elementi, unendosi al sé corporeo, confermano la sua esistenza sul pianeta Terra.MUKTA
In questo momento, preferisco interrompere il gioco. Ritorno all’etimologia del termine, mukta, ossia: libero, liberato, sciolto, illuminato.
Libera-liberata. È mai possibile liberarsi dal gioco delle polarità introiettive e delle maschere proiettive? A volte sì, a volte no; da soli o con l’aiuto di persone esperte; qualche volta, invece, la partita è utile e va giocata.
Sciolta. Sarà mai possibile spezzare gli anelli della catena che ho soprannominato FOBIA DI CLONAZIONE? Forte è il bisogno di salvaguardare la propria unicità. Purtroppo, quasi in una sorta di “coazione a ripetere”, capita sin troppo spesso di imbattersi nelle persone più adatte a concretare i timori del plagio: senza saperlo, in un gioco di proiezioni multiple, si alimentano le tendenze narcisiste allo specchio.
La superficie speculare, però, attraverso uno sguardo differente, può anche rivelare un’espressione nuova . Vedendo il mondo in questa nuova e antica prospettiva, vedendolo così com'è, si può perdere la caratteristica ingenuità e con essa l’innocenza, ma si conserva la responsabilità della luce di cui si è custodi, anzi aumenta la consapevolezza che bisogna adoperarla. Illa può usarla, imparando a giocare con Marte in Gemelli. Più tardi, la nostalgia per il mondo lontano cederà il posto ad un’ulteriore forma d’integrazione: sarà una guerriera decisa e gentile, a volte luna calante e a volte, luna crescente. A volte, luminosa e a volte, oscura; a volte vincitrice e a volte vinta, ma sempre pacifica, coraggiosa e sorridente. MUKTA-PERLA
Ogni astro è un gioiello unico, esclusivo ed ineguagliabile, una luce che, pur tempestando di bagliori il firmamento, mai potrà illuminare l’oscurità dell’intero spazio.
Un minuscolo granello di polvere, perduto in un’atmosfera rigida, fu urtato da una molecola; a causa dell’algida temperatura, tra il polveroso frammento e la particella si stabilì una profonda connessione. Con il trascorrere di milioni d’anni, altre molecole urtarono il pulviscolo. Il succedersi incessante di contatti diede origine ad una nebulosa che divenne via via, sempre più grande e luminosa: sullo sfondo indistinto apparve una splendida cometa.
Le stelle sono perle celesti, sono proiezioni spente d’antichi corpi siderei, A volte, sono ricordi luminescenti di realtà remote e ormai, estinte. L’essenza d’ogni perla acquatica è un granello di sabbia finito prigioniero tra le pareti di un’ostrica. La potenzialità dell’ostrica è di ospitare un granello selvaggio, proteggendolo con preziosissimi strati iridescenti ed elevandolo nell’ombra del suo involucro coriaceo, fino a tramutarlo in pietra preziosa.
Allora, in quale fase di trasformazione, si sentirà libera la gemma marina ? Nella forma potenziale, quando è un granello, ancora esterno? Quando si tramuta in perla avvinghiata alla conchiglia? Quando è staccata dalla madreperla? Quando, legata ad un metallo, impreziosisce un gioiello? O quando è una rarità separata da qualsiasi altra essenza?
La perla racchiude la perfetta armonia dei cinque Elementi, ma qual è il suo segreto?
Si tratta di un enigma non ancora sciolto. Per il momento, la risposta è Mukta Kriyā: il rito della perla.
Sullo sfondo dell’orizzonte violaceo, entra in figura il verde e dietro di esso, Urano.

E qui, comincia in altre forme un nuovo viaggio.


[1]Terapia della Gestalt = “L’idea della terapia Gestalt è trasformare gli individui di carta in persone reali: riportare alla vita l’uomo intero della nostra epoca e insegnargli ad usare la sua potenzialità innata”. F. Perls, L’approccio della Gestalt. Astrolabio

[2]Tantra = da tan, tessere, indica la trama dell’Universo in cui i principi e le energie costituenti s’intrecciano con il vissuto individuale. Secondo la filosofia tantrica, l’autorealizzazione e la liberazione derivano da un uso creativo della realtà fenomenica, piuttosto che dalla rinuncia ad essa.

[3]Nila Sārasvati Tara = La Dea Tārā nella forma di Sarasvati dalla pelle colore blu zaffiro. In quest’aspetto, per confondere o illuminare gli esseri umani, Tārā gioca con le lettere dell’alfabeto e con le parole, trasformandole in messaggi fuorvianti o in folgorazioni chiarificanti.

[4]Cinque elementi = Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere sono i principi costituenti della vita cosmica e dell’energia umana. Nella tradizione tantrica, ogni sequenza di un rito è abbinata ad un determinato elemento ed al Chakra corrispondente. I primi quattro elementi sono anche parte dell’Astrologia.

[5]Introietto =secondo la terapia della Gestalt, quando s’introietta qualcosa, la s’ingoia per intero, senza masticarla. Introiettare vuol dire anche accettare, indiscriminatamente. In genere, s’introiettano le regole e i giudizi impliciti o espliciti dei genitori o d’altre figure che rappresentano l’autorità.

[6]Chakra = letteralmente, ruota. I Chakra sono centri sottili contenenti Energia vitale. Ognuno rappresenta il tipo d’energia che fa da sfondo ad un periodo della vita e ad un aspetto specifico della persona.

[7]Gola = Per il Tantra, all’altezza della gola, si trova il quinto chakra, connesso alla Dea Sarasvathi, al senso dell’udito, a tutti i suoni udibili e non percepibili e all’elemento etere. La meditazione su questo centro e sul suo elemento, esalta il dono poetico e letterario, migliora la facoltà d’interpretare il significato dei sogni e dona il potere di decifrare anche il messaggio più criptico. Un blocco in questa zona rivela la presenza di un veleno che inibisce la comunicazione.

[8]Mahāmāyā = Il Potere supremo che nella sua manifestazione femminile, rende possibile la creazione.

[9]Confine di contatto = “Dovunque e comunque si abbia l’esistenza di un confine, esso è sentito sia come contatto sia come isolamento” E. M. Polster.

[10]Tārā = Significa stella ma anche pupilla. Gli occhi e in particolare le pupille sono le stelle che illuminano l’oscurità, rivelano i segreti, creano contatto ma fungono anche da barriera. Nel culto tantrico della Dea Tara, gli occhi sono alla base di tutte le meditazioni e i riti.

[11]Prāna = Energia cosmica che rende possibile la vita nell’Universo e nell’essere umano.

[12]Guru =Da gu, oscurità e ru, luce. Il guru è il maestro che porta l’allievo dalle tenebre alla luce.

[13]Confluenza =resistenza o modalità di contatto in cui l’io confluisce nel tu. L’individuo non avverte il confine tra sé e l’ambiente. “La confluenza è un fantasma inseguito da coloro che vogliono ridurre le differenze, in modo da moderare l’esperienza sconvolgente del nuovo e dell’altro”. E. M. Polster, Terapia della Gestalt integrata.
[14]Karma = per gli hindu, è la legge cosmica d’azione-reazione, di causa- effetto, alla base della trasformazione individuale. Cambiando ripetutamente forma, ogni essere vivente ha la possibilità di evolvere o di regredire, fino al raggiungimento della liberazione finale.

[15]Mantra =sillaba o insieme di sillabe sacre di grande potere evocativo e trascendentale. I mantra più potenti sono i bija o semi, monosillabi privi di significato, dall’Energia esplosiva e illuminante.

[16]Perls Fritz =Fondò negli Stati Uniti la scuola di Terapia della Gestalt e diresse l’Esalen Institute.

[17]Polster Erving e Miriam = hanno fondato il Training Center di San Diego ed hanno esteso le applicazioni della Gestalt anche al campo sociale.

[18]Sedia siderale = riferimento alla tecnica gestaltica della sedia calda.

[19]Tridente =è lo scettro di Nettuno ma anche del Dio indiano S’iva. Secondo il Tantra, le tre punte rappresentano i principi Jñana, Iccha e Kriya. Il tridente viene consegnato ai sadhu, dopo l’ultima iniziazione.

[20]Proiezione = resistenza o modalità di contatto in cui si rinnegano alcuni aspetti di sé, attribuendoli ad altri. La paranoia può essere un caso patologico di proiezione. “Colui che proietta è un individuo che non può accettare i propri sentimenti e le proprie azioni perché non dovrebbe sentire né agire in quel modo”. E. M. Polster

[21]Boccone aggredito e frantumato = secondo la Gestalt, il frantumare e aggredire il boccone, corrisponde alla fase in cui la realtà viene elaborata, assimilata e fatta propria, dopo averla destrutturata con la masticazione.

[22]Retroflettere = è la resistenza o modalità di contatto in cui l’individuo traccia una netta linea di confine tra sé e l’ambiente. “Colui che retroflette rinuncia a qualsiasi tentativo di influenzare il proprio ambiente, diventando un’unità isolata e autosufficiente” E. M. Polster

[23]Deflettere = “La deflessione è una manovra per distogliersi dal contatto diretto… Colui che risponde deflettendo il messaggio dell’altro, quasi come se avesse uno scudo invisibile, spesso sperimenta se stesso come immobile…” E. M. Polster, Terapia della Gestalt integrata. Giuffrè Editore

[24]Vidyā Sarasvathi = la Dea Sarasvathi nella sua forma di Conoscenza.

[25]OM = il suono primordiale da cui derivano tutti i suoni e tutte la parole. Il mantra che ha dato origine a tutti i mantra.

[26]
Aim = è il mantra della Conoscenza ottenuta per rivelazione o per intuizione.
[27]Āvidyā = L’ignoranza

[28]Nirvikalpa Samādhi= stato di consapevolezza privo di rappresentazioni mentali. L’individuo perde la percezione del mondo esteriore per vivere nella dimensione della Coscienza divina.

[29]Trātaka =pratica dello yoga consistente nel fissare con fermezza un oggetto o un punto, senza muovere gli occhi e le palpebre; nelle tecniche del Tantra, si usa una candela, abbinata a respirazioni speciali e a visualizzazioni particolari, poi si passa alla pratica con i propri occhi allo specchio e infine, a quelli di un’altra persona.

[30]Chirone = il glifo astrologico che lo rappresenta è ±, ha la forma di una chiave perché è ottenuto dalla sovrapposizione di K e O, le iniziali di “oggetto Kowal”.

[31]Topdog e Underdog =nella terapia della Gestalt, la divisione della coscienza in due parti è vista come la battaglia tra Topdog e Underdog, i due estremi di una stessa persona. Topdog può essere, per esempio, il modo in cui si dovrebbe essere secondo le aspettative dei genitori, del gruppo o della società e Underdog, la parte che protesta o rifiuta di accettare la coercizione.