LUCI E OMBRE
Volti e Metamorfosi nel Cielo
RICERCA INTEGRATA E CONDIZIONATA
Cellarius Harmonia Macrocosmica
Scenograhia Systematis Copernicani.jpg
TRIENNIO SAI – SECONDO ANNO
Novembre 2019
Introduzione
Al centro di tutto sta il Sole. Chi infatti, in questo bellissimo tempio, avrebbe potuto disporre questa lampada in un posto migliore di quello da cui possa illuminare nello stesso tempo il tutto? E invero non inopportunamente alcuni lo chiamano lucerna del mondo, altri mente, altri rettore. Trismegisto lo chiama Dio visibile, l’Elettra di Sofocle colui che tutto vede. E certo il Sole come da un soglio regale governa la famiglia degli Astri che gli ruotano intorno”.
John Louis Emil Dreyer, Storia dell’Astronomia da Talete a Keplero, Odoya srl, p.268
“Come in cielo, così in terra “.
Ma si potrebbe dire anche il contrario. L’Astrologia studia le possibili relazioni tra i corpi celesti e le vicende terrestri.
Immergersi nell’interpretazione di questa relazione è sempre stata per l’uomo oggetto di curiosità e interesse. Momento dopo momento lo studio del cielo ha accompagnato - e tutt’ora accompagna - gli uomini verso una miglior comprensione delle cose e della vita stessa.
La qualità del Tempo, prima ancora della sua quantità, risulta essere elemento importantissimo per dar voce alle analogie simboliche e cosmiche che caratterizzano l'Astrologia. Infatti, la qualità del Tempo, essenza astrologica, è indagata attraverso gli strumenti indispensabili per redigere la Carta di Nascita: Pianeti, Segni Zodiacali e Case Astrologiche.
Il confine tra la luce e l’oscurità, tra la sopravvivenza e il pericolo, tra la vita e la morte sempre e ovunque è stato scandito dall’alternarsi del giorno alla notte. L’umanità ha riconosciuto e interpretato come divino il rapporto che corre tra i due luminari che di luce e oscurità sono messaggeri.
In questo senso, il primo elemento in assoluto che sin dall’antichità è stato considerato per la pratica astrologica è il Sole, la stella attorno alla quale gravita il sistema di cui fa parte la Terra e che costituisce l'essenziale fonte di energia e quindi di vita.
Nel corso del tempo, l'uomo ha identificato la presenza della luce e del calore (Sole) con il “bene” e la prosperità, mentre nell'oscurità (assenza di Sole) ha visto il freddo, l’ombra con i pericoli nascosti, l’imprevedibilità, il buio e l’impotenza.
Dopo il Sole, la Luna è il corpo celeste che appare con maggiore evidenza ad una semplice osservazione del cielo: si comprende pertanto come anch’essa abbia ampiamente e ininterrottamente stimolato l’interesse dell’uomo.
Il rapporto umano con la Luna origina da una duplice osservazione: una più intima relativa al ciclo mestruale femminile, alla gestazione e al parto; l'altra più corale che riguarda la vita delle prime popolazioni che vivevano lungo i fiumi e in diretto rapporto con la crescita della vegetazione e dei raccolti. Ciò testimonia come l'uomo abbia da sempre percepito il ritmo ciclico del giorno e della notte connesso alla magia della vita.
Mitologie lunari si ritrovano in tutte le culture: la sua misteriosa luminosità e la mutevolezza periodica del suo aspetto hanno da sempre spinto gli uomini a immaginare una possibile correlazione tra cielo e vicende terrene.
Ciò che la luce rappresenta per l’uomo e la vita tutta sul pianeta Terra è cosa nota e risaputa sin dai tempi più remoti. L’attenzione e l’importanza stessa che l’uomo ha dato all’osservazione e allo studio del cielo è nata grazie alle percezioni del fenomeno della luce, sia essa proveniente dal Sole, dalla Luna, dai pianeti o da tutti gli altri corpi celesti.
Sole e Luna vengono definiti Luminari, anche per l’importanza della loro luce sulla Terra, rispetto a tutti gli altri corpi celesti, anche se va ricordato che la Luna non brilla di luce propria ma riflessa: infatti, vediamo la Luna solo perché la sua superficie riflette la luce solare.
In ogni caso si può affermare che il Sole illumina la fase del giorno e la Luna quella della notte ed entrambi sono i nostri punti di riferimento.
Nel momento in cui questa sorgente di luce seppur per poco tempo, viene a mancare, si osserva il fenomeno suggestivo e ciclico delle eclissi.
Oltre alla possibilità e alla capacità di prevedere il verificarsi di un’eclissi, questo fenomeno celeste è sempre stato per l’uomo un segno da interpretare, con un significato che ha assunto molte sfumature diverse nel corso dei secoli.
La storia ci ha consegnato un’importante documentazione del fatto che furono i Babilonesi a capire come calcolare le eclissi (VIII sec. a.C. circa, anche se avevano cominciato ad annotarle nei loro diari astronomici molti secoli prima), cosa che cambiò la loro immagine degli Dèi: ora anche questi dovevano rispondere alle leggi della natura.
La grandezza del calcolo e dell’intuizione babilonese sta nel prevedere anche le eclissi invisibili. Una volta capito il modello del fenomeno, la parte più complessa del calcolo rimane quella per determinare l’area di visibilità. Questa fu una scoperta dalla portata rivoluzionaria, che gli storici hanno paragonato all’impatto dell’età moderna e dell’Illuminismo sulla cultura europea.
L’osservazione e la predizione delle posizioni planetarie divennero l’elemento centrale dell’Astronomia e dell’Astrologia babilonese, discipline indissolubilmente legate.
Fin dagli albori della civiltà, l’uomo ha avuto uno stretto contatto con il cielo che di notte lo sovrastava in tutta la sua misteriosa bellezza.
Egli notava ogni singolo spostamento delle stelle e dei corpi celesti che illuminavano la notte.
La Luna era oggetto di ammirazione continua a causa del mutare della sua forma, determinata nelle fasi.
Questo continuo cambiare e ritornare alla forma di partenza portò all’idea di ciclo.
Uno dei più antichi tentativi di determinare il ciclo lunare risale addirittura al Paleolitico: di ciò esistono prove a testimonianza delle conoscenze astronomiche dell'epoca nelle tacche rinvenute su alcune ossa nei siti paleolitici nei bastoni-calendario di quelle popolazioni antiche.
Documenti in tal senso sono anche alcune tacche nelle quali compaiono simboli della Luna nuova e della Luna piena.
Paracelso paragonò l’uomo come microcosmo al macrocosmo: l’uomo è immagine fedele dell’universo e perciò non troveremo niente fuori dall’uomo che, per analogia, non sia già nell’uomo.
La ricerca di gruppo qui presentata affronta gli argomenti di Sole, Luna, Fasi Lunari, Nodi lunari, Lilith ed eclissi secondo una visione che tenga conto della loro interrelazione da molti punti di vista.
Ogni punto, così, sarà trattato partendo dal livello astronomico, poi storico, infine mitologico, certi del fatto che il microcosmo e il macrocosmo, uniti nella loro danza cosmica nel Tempo, sono parti della stessa unità.
“Come in alto, così in basso”.
Celestial Wall Art
La Luna
Questo perché la Luna, la cui luce in sé ha un potere fecondante e umidificante, favorisce la riproduzione degli essere animati e la germinazione delle piante; il Sole, invece, con la sua vampa così forte e mai temperata, brucia e inaridisce fiori e germogli, e il suo ardore rende del tutto inadatta a essere abitata la maggior parte della Terra (…) In effetti, l’azione della Luna rispecchia l’operato dell’intelligenza e della perfetta sapienza, mentre quella del Sole assomiglia piuttosto a percosse inferte con forza e violenza.
Plutarco, Iside e Osiride, Moralia, v. 367
La Luna in Astronomia
La Luna è il corpo celeste più vicino alla Terra.
Nei suoi rapporti con la Terra, di cui è l’unico satellite naturale, la Luna ruota intorno ad essa ad una distanza media di 384.000 km una volta ogni 27 giorni, 7 ore, 43 minuti, 11 secondi.
Luna e Terra formano un sistema bi-planetario che orbita attorno al Sole e sono legate da una reciproca attrazione gravitazionale (figura 1).
Il diametro della Luna è poco più grande di un quarto di quello della Terra e misura circa 3470 chilometri.
L’interno della Luna è simile a quello della Terra in quanto entrambe hanno una crosta che circonda un mantello di roccia più pesante e un nucleo denso al centro. L’inclinazione della Luna rispetto al piano dell’eclittica è di 5°8’ e questo aspetto influenzerà la frequenza delle eclissi di Sole e Luna.
La Luna è un corpo solido privo di atmosfera.
Questa sua caratteristica fa sì che essa sia
priva di vita e perfettamente osservabile.
Infatti, il cielo su cui essa appare risulta uno sfondo nero su cui risaltano in modo nitido anche le stelle.
Il colore della Luna non è, come comunemente si crede, uniforme o argentato, ma tende al giallo pallido e all’albedo. Tale colorazione deriva dalla luce solare che, giunta sulla Terra, si rifrange poi sulla Luna la quale, nuovamente, la riflette sulla Terra.
La luce dell’emisfero rivolto verso la Terra cambia a seconda della posizione che la Luna assume rispetto al Sole durante il suo moto attorno ad essa.
A causa della mancanza di atmosfera, sulla superficie lunare non vi può essere acqua. Tale assenza è rinforzata dal calore del Sole che farebbe comunque evaporare l’elemento acquatico.
La superficie lunare è soggetta a rilevanti escursioni termiche che vanno da circa +100° a -200°C ogni mese.
Tale fenomeno deriva dal lento periodo di rotazione della Luna e dalla mancanza di un involucro atmosferico che favorisce l’esposizione a radiazioni come, ad esempio, i raggi cosmici.
La superficie lunare è rimasta generalmente immutata nel tempo, non essendo alterata da gas o agenti atmosferici, con l’eccezione degli impatti dei meteoriti.
La continua abrasione dei meteoriti fa sì che la superficie lunare si presenti porosa e ricoperta da detriti.
Sulla superficie lunare sono presenti diverse macchie scure osservabili ad occhio nudo; esse ricoprono circa un terzo della superficie visibile e presentano una colorazione grigio-azzurra. Tali macchie sono grandi pianure derivanti da lava solidificata.
La parte più sottile del suolo lunare è composta da regolite, una sostanza simile alla sabbia.
Per effettuare misurazioni sul suolo lunare gli scienziati hanno deciso di prendere come punto base il fondo del cratere Moesting A, il quale si trova approssimativamente al centro dell’emisfero visibile.
Sulla superficie lunare sono presenti svariate strutture principali:
• i mari sono presenti esclusivamente sulla faccia visibile della Luna ed occupano il 20% della superficie totale.
Essi sono aree basaltiche, di colore scuro e aventi forma pianeggiante. I mari sono ricoperti da strati di polveri sottili derivanti da residui di lava vulcanica che, nel tempo, sono andati a riempire le depressioni della superficie lunare. Inoltre, essi sono percorsi da dorsali montuose e solchi.
I primi osservatori della superficie lunare li immaginarono come dei mari reali, per questo motivo li nominarono attraverso nomi suggestivi quali: Baia del Vapore, Mare delle Crisi, Oceano delle Tempeste, Mare della Serenità, Mare della Tranquillità;
• nelle pianure scure, principalmente concentrati sugli altopiani desolati, troviamo invece i crateri. Essi sono decine di migliaia. I più grandi hanno un diametro maggiore di 200 km e bordi frastagliati, mentre i più piccoli hanno contorni netti e diametro di pochi cm.
I crateri possono arrivare ad una profondità di oltre 3000 m e la loro forma in sezione è simile a quella di un piano.
Le loro dimensioni variano da un diametro di 290 km fino a meno di 0,5 km. In alcune zone della superficie lunare i crateri sono talmente ammassati tra loro che non è infrequente che le pareti dell’uno si rompano in quelle dell’altro.
Le loro pareti hanno una leggera inclinazione con una forma a terrazza. Alcuni crateri irradiano dal centro delle strie, o raggi luminosi, lunghi diverse centinaia di chilometri; altri hanno il fondo piatto e scuro che riprende il colore dei mari; infine alcuni crateri hanno al centro dei picchi montuosi.
I crateri di maggiori dimensioni hanno spesso forme apparentemente irregolari con crateri più piccoli al loro interno o sulle pareti che sono, di sovente, frastagliate o interrotte.
Invece, i crateri di dimensioni minori tendono ad avere forme circolari a loro volta irregolari.
I crateri hanno in prevalenza nomi di famosi scienziati e astronomi;
• gli altopiani sono aree elevate con frequenti crateri. Essi sono di colore chiaro e occupano circa l’80% della superficie lunare. La loro superficie è accidentata e costituita da rocce molto antiche modificate costantemente nel tempo dagli impatti dei meteoriti. Si possono osservare anche montagne di forma conica e dalla superficie accidentata.
Le catene di montagne hanno nomi simili a quelle terrestri e sono lunghe centinaia di chilometri con alte vette, le quali raggiungono altezze superiori agli 8000 m;
• le pianure scure sono zone formate da lava solidificata, prevalentemente basalto, e situate in bacini al di sotto del livello circostante. Esse hanno forme e dimensioni varie. La maggior parte di loro sono circolari e larghe diverse centinaia di chilometri. Sono in genere piuttosto lisce, ma compaiono, di quando in quando, creste, faglie geologiche e valli.
La scrittura celeste di Sole e Luna nella Storia
Quasi tutti i testi astrologici cuneiformi rinvenuti nell’antica Ninive, capitale del Regno Assiro, derivano dalla biblioteca del Re Assurbanipal (668-626 a.C.) e risalgono ad una sola grande opera che abbracciava almeno 70 tavole d’argilla che comprendevano una grande raccolta di presagi e osservazioni metereologiche conosciuta con il nome di Enuma Anu Enlil.
Le tavolette in scrittura cuneiforme conservano le più antiche testimonianze delle conoscenze astronomiche delle civiltà in Mesopotamia. Le prime 22 tavole contenevano osservazioni sulla Luna, seguite poi da osservazioni del Sole, presagi per giorni foschi e notti buie. Infine, i presagi astrologici si estendono agli Dèi locali, soprattutto al Dio del Cielo, della Terra, dell’Acqua, del Vento, delle condizioni metereologiche, alla triade celeste Luna-Sole-Venere (figura 2). Tutti questi eventi sono collegati ai corpi celesti, e in Babilonia oggetto di particolari osservazioni era la Luna, che oltre a colpire per la sua grandezza e per le sue fasi, sembrava fornire il cronometro di più facile impiego.
Si aspettava l’avvento del novilunio con la Luna crescente, poi si osservava il plenilunio fino a quando iniziava il processo inverso con la Luna calante. Si teneva pure conto della luminosità dei corni e della loro apparente asimmetria, del fatto che brillassero attraverso le nuvole e della loro posizione rispetto all’orizzonte, si traevano presagi così dall’altezza massima e minima dell’astro sopra l’orizzonte, come dalla sua luce debole o cangiante e particolare importanza si attribuiva all’osservazione degli aloni lunari e delle eclissi. Nelle eclissi lunari si intendono compresi sia gli oscuramenti astronomici sia gli offuscamenti atmosferici. Per gli astrologi babilonesi, il Sole seguiva in ordine di importanza la Luna anche se utilizzavano a scopi divinatori tanto il moto apparente lungo la “strada del Sole” ossia l’eclittica, quanto le variazioni nel corso dell’anno per l’orbita descritta dalla Luna.
Numerose le osservazioni relative alla luce del Sole (bianca, gialliccia, rossa o nerastra), come per la Luna vengono descritti e utilizzati gli aloni mentre in altri casi i due Astri vengono osservati attentamente insieme. Sole e Luna, i due grandi occhi del Cielo, hanno un’importanza decisiva per la genesi della credenza nell’azione degli astri sulla Terra, in particolare la Luna, che cambia forma così visibilmente da un giorno all’altro. Tutti i popoli hanno creduto di riconoscere determinati influssi di questo corpo celeste sulla vita terrena (le influenze sul moto di alta e bassa marea, sull’epilessia, sui cicli periodici della vita sessuale femminile e anche sul sonnambulismo).
Ogni vita fisica, umana ed animale viene collegata prima di tutto alla Luna mentre il grandioso inno egiziano al Sole dell’epoca di Amenophis IV (XIV secolo a.C.) fa derivare dal Sole, che ha creato il Cielo e la Terra e le stagioni, ogni forma di vita e gioia. Il re Elio diventa signore del mondo e la filosofia neoplatonica lega l’anima al Sole come il corpo alla Luna.
Il Dio Sole può essere stato la divinità principale dello stato cosmico egizio, paragonabile a Shamash a Babilonia. Esiste un netto contrasto con la Mesopotamia, dove a giudicare dal numero di presagi ad essa dedicati, la Luna Sin, aveva stabilmente una maggiore importanza. Nel regno celeste la Luna era rappresentata da Toth a cui fu dato il compito di misurare il tempo proprio come il Dio babilonese Sin. Inoltre, Toth possedeva conoscenza e saggezza assolute e questa è la ragione per cui i Greci dovevano più tardi identificarlo non con la Luna, ma con il loro Hermes, il maestro di filosofia divina e il Dio del pianeta Mercurio.
“Il Sole e la Luna e i cori delle stelle, secondo il decreto di Dio, ruotano in armonia entro i limiti loro assegnati, senza deviazioni”.
Clemente Romano, Epistola ai Corinzi
Successivamente, il culto del Sole, che era molto diffuso nel mondo precristiano nelle varie culture del bacino mediterraneo, il cui genetliaco veniva considerato il solstizio d’inverno, viene traslato e incarnato nella figura di Gesù Cristo, la cui nascita venne stabilita per il 25 dicembre (IV secolo d.C.). La rinascita della luce, che per il Cristianesimo avviene attraverso la fede in un solo Dio, il cui figlio è appunto Gesù, rappresenta quindi l’unica via di salvezza. Venerare e scorgere segni del proprio futuro negli astri venne così considerata un’operazione eretica, poiché l’unica via salvifica era rappresentata da Dio, che tutto ha già stabilito. Nel mondo pagano gli astri erano visti come divinità che possono svelare i disegni attraverso dei segni che preannunziano il futuro, ma non lo determinano. Nel lungo periodo del Medioevo, l’Astrologia venne considerata nobile e non pericolosa solo se in funzione della medicina, dell’agricoltura e del mondo naturale in genere, ma ciò che dipende dalla volontà di Dio non poteva essere previsto e prevenuto. Questa fu la posizione ufficiale della Chiesa che perdurò per molti secoli.
Il rapporto Sole-Luna come simboli
“Il giorno ha inizio perché il Sole sorge e l’oscurità cala quando esso scompare”.
Nicholas Campion, La Nascita dell’Astrologia, Astrolabio 2010
Il confine tra la luce e l’oscurità, la sopravvivenza e il pericolo, la vita e la morte è sempre e ovunque stato scandito dall’alternarsi del giorno e della notte. L’umanità ha riconosciuto e interpretato come divino il rapporto che corre tra i due luminari che di luce e oscurità sono messaggeri.
La presenza della luce e del calore (Sole) identifica il “bene” e la prosperità, mentre l’oscurità (assenza di Sole) identifica il freddo, l’ombra con i pericoli nascosti, l’imprevedibilità, la cecità e l’impotenza di fronte a essi.
A definire, invece, il rapporto con la Luna è stata una duplice osservazione: una, più intima, data dal constatare del sanguinamento nei corpi femminili, la gestazione e il parto, (ovvero oltre alla magia della vita nascente, la percezione di un tempo più diluito e ciclico rispetto al ritmo giorno-notte); un’altra, più corale, effettuata dalle popolazioni che vivevano nei pressi di distese acquatiche o in diretto rapporto con la crescita della vegetazione e dei raccolti.
C’è stato un tempo, intorno al 20.000 a.C., in cui un’unica Dea, una Grande Madre presiedeva il cielo: rappresentava ed era rappresentata da entrambi i Luminari e lei stessa era Dea del cielo e della natura. Successivamente le cose cambiarono.
Nel tardo Neolitico i simboli e l’adorazione vennero separati, quando al Sole fu assegnato un ruolo centrale nei riti religiosi sviluppatosi intorno alla morte. Non è per nulla chiaro come avvenne questo passaggio, se attraverso lotte di potere o istruzioni divine ricevute per mezzo di oracoli, ma è possibile che ci fu un passaggio di luogo dedito all’osservazione e all’adorazione. L’esempio a noi più vicino è da ricondurre a quando il sito di Stonehenge (figura 3) intorno al 3000 a.C. “oscurò” il ben più grande e antico cerchio di pietre e allineamento di Avebury in Cornovaglia.
C’è chi ipotizza una nuova rilevanza religiosa del Sole ai danni della Luna. Bisogna ricordare che la vera e propria operazione di separazione simbolica tra gli astri fu fatta a livello astrologico, nel punto del solstizio d’estate, attraverso l’attribuzione della Luna al segno del Cancro e del Sole al segno del Leone. Va però sottolineato a riguardo che un passaggio intermedio tra i due Luminari, ancora intesi come divinità, fu introdotto con l’adorazione del Toro sacro, dove il Toro era ancora simbolo della dea madre ma portatore di energia maschile, di irruenza, fertilità fecondante e forza, quindi perfetto per incarnare un passaggio epocale così delicato. A tal proposito, si prenda in considerazione la Vacca Celeste Apis (figura 4) nonché gli infiniti ritrovamenti in cui tra le corna dei tori brillava il disco solare.
Nell’Età del Bronzo (intorno al 1600 a.C.), il disco solare aveva un’ambivalenza notturna/diurna, cioè era portatore divino anche per le caratteristiche lunari e veniva molto spesso rappresentato dalla sua stessa traiettoria est-ovest e figurato come un vascello o un carro. Il meraviglioso “Carro del Sole di Trundholm” ritrovato in Norvegia nel 1902 ne è un esempio.
Anche il “Disco di Nebra” (figura 5) ritrovato solo nel 2002 in Germania e risalente all’Età del Bronzo, rappresenta un cerchio d’oro ma non si ha la certezza che rappresenti la Luna piena o il Sole. È però certo che vi sia rappresentata una “barca celeste” sulla quale gli astri, quali essi fossero, viaggiavano. Il vascello come passaggio e trasformazione, come portatore di salvezza, come protezione dall’infinito, dal buio e dall’insondabile.
Come non paragonare, seppur con leggerezza e ingenuità, il sito di Stonehenge, divino calcolatore, alla disposizione delle Piramidi in Egitto e infiniti altri monumenti megalitici?
Come non ricordare che la volta celeste nell’antico Egitto era rappresentata dalla a Dea Nut (figura 6) ritratta nuda come l’eterna nutrice del cosmo?
Come non evocare il vascello divino, la barca solare che ogni notte trasportava il Sole per dodici ore nella parte infera Duat?
A migliaia di km di distanza i simboli risultano essere identici, quasi ad emblema di una comune provenienza nonostante le differenti mitologie e simbologie che pur si intrecciano tra loro, trapuntate da reperti archeologici che ciclicamente si ripresentano. È importante anche sottolineare come da divinità unica lunare-solare, poi scissa, ci siano stati anche passaggi di attribuzione di polarità maschile/femminile opposte e intermittenti.
Nell’antico Egitto inizialmente la Luna aveva carattere maschile ed era rappresentata da Osiride, come anche nell’astrologia Hindu dove viene chiamata Chandra o Soma. Nel caso della rappresentazione di Chandra ritorna il simbolo del carro, che, questa volta, conduce appunto la Luna, trainato da cavalli bianchi o da un’antilope.
La Dea guerriera Sekhmet, dalla testa di leone, associata all’occhio solare giudicante, aveva valenza femminile ma rappresentava il Sole Dio padre.
Nella mitologia greco-romana, Elio, Dio del Sole, era fratello di Selene, la Luna.
La Luna qui ha una triplice identificazione: è Artemide quando è crescente, Demetra quando è piena o gravida e, infine, Ecate quando è nuova e buia. Quindi una valenza totalmente femminile e mutevole.
Il rapporto tra Sole e Luna evolve nei tempi e negli spazi geografici e anche se in fase alterne rappresenta anche la dualità maschile/femminile con valori opposti. Come abbiamo visto il femminile attribuito alla Luna (gestazione, accoglienza, raccoglimento) non necessariamente corrispondeva al senso contemporaneo che diamo alla notte e alla morte. Era spesso il Sole che la rappresentava (la morte), in veste di sicura imminente rinascita, insieme al nutrimento, al calore e alla luminosità.
È con il Cristianesimo che i due Luminari si uniscono per costruire un essere umano, ovvero fondendo il corpo materiale con l’anima immateriale, cioè unificando la forza vitale (Sole) e il corpo materiale in via di sviluppo (Luna).
In Medio Oriente, Vettio Valente nel II° secolo d.C. sosteneva che il Sole fosse l’occhio dell’intelletto e la Luna rappresentasse la prescienza, dato che la luce del Sole ci permette di conoscere e percepire le cose chiaramente e la Luna implica le circostanze che cambiano lungo il percorso, oltre che la nostra capacità di essere in sintonia con i dettagli e i ritmi della vita mentre cerchiamo di raggiungere l’obiettivo.
Il Sole attraverso l’uso dell’intelletto e della visione ci aiuta a vivere secondo la volontà cosciente dell’universo (la divinità per alcuni), la Luna ci aiuta nell’adattamento creativo e tempestivo conseguenti alla mutevolezza della vita stessa.
Secondo Al-Biruni il senso del comportamento umano governato dalla Luna non è nobile o carismatico come il Sole, bensì ordinario, piacevole, allegro, forse non troppo brillante ma di facile convivenza. Ad esempio, è accomunata alle menzogne e alle calunnie, pur non essendo definita pianeta malefico.
Incarna il concetto di invidia poiché la luce della Luna è presa in prestito dal Sole e che il suo corpo sia più pallido quindi invidioso. È associata all’incapacità di vedere data la sua natura mutevole e adattiva che ne rappresenta la forza e la debolezza. Il lato oscuro della Luna è rappresentato da risentimento e invidia. Il lato oscuro del Sole è rappresentato da egocentrismo e narcisismo.
In conclusione, si riporta l’attenzione a quando nel cielo si ergeva un’unica divinità che rappresentava l’intero cosmo e si rifletteva sulla terra attraverso la natura: la Dea Madre.
Successivamente la Dea si divise e venne rappresentata in tutte le sue sfaccettature (positive e negative) da altre divinità femminili, mentre il Sole divenne Dio maschile portatore di luce e non mutò più. Lentamente le divinità femminili persero potere e presto l’identificazione col femminile si fece carico di sfumature di carattere negativo o quantomeno ambiguo e sfuggente pienamente rappresentato dalla Luna.
Non a caso, per quanto concerne i glifi astrologici, il Sole è rappresentato da un circolo, un cerchio, simbolo di immutabilità e potenza chiusa in sé stessa. Il punto posto al suo interno è il germoglio nel seme divino, la scintilla che porta illuminazione, è il microcosmo, figlio del padre che si perpetua ovunque viene osservato; la Luna invece, (falce volta a sinistra, disco pieno e falce volta a destra), rappresentata da una singola falce verticale, raffigura una sola fase e non la pienezza della mutevolezza del ciclo.
La visione moderna del Cosmo: l’Eliocentrismo
L’osservazione del Cielo fin dai tempi antichi era fondamentale e fu proprio Copernico nel 1514 a studiare i moti del Sole e della Luna in maniera rivoluzionaria mettendo in dubbio la precessione annua e riscontrando un errore cronologico relativamente al calcolo del punto equinoziale.
La grande discordia dei matematici del tempo lo condusse, seppur non sistematicamente, a continuare a osservare il Cielo concentrandosi in particolar modo sulle eclissi e questo lavoro lo aiutò a rivalutare alcuni elementi relativi alle orbite, determinando al contempo l’obliquità dell’eclittica.
Lo scopo principale per il quale profuse notevole impegno fu quello di rielaborare un rivoluzionario concetto astronomico basato sull’idea che il Sole fosse al centro, spodestando la Terra da questo ruolo e riponendola insieme agli altri pianeti orbitanti intorno ad esso.
Un ulteriore aspetto che colse la sua attenzione fu che sia la rivoluzione del Sole attorno allo Zodiaco, sia la rivoluzione degli epicicli di Venere e Mercurio impiegano lo stesso tempo, mentre per quanto riguarda i tre pianeti esterni il periodo nei loro epicicli è identico all’intervallo compreso tra due successive opposizioni al Sole.
Tutto questo lo portò a considerare che non fosse il Sole, bensì la Terra a muoversi in un anno intorno ad esso. Ridefinì l’ordine dei pianeti, convenendo che non solo la Terra ma anche tutti gli altri Astri si muovessero intorno alla grande stella. Dal punto di vista storico vi fu quindi una sorta di rivoluzione grazie alle nuove teorie di Copernico, che permisero un grande passo in avanti in campo astronomico.
L’audacia di Copernico fu di spodestare la Terra e gli uomini dal centro del mondo collocandoli nella periferia, una visione ardita e coraggiosa all’epoca, ma non del tutto nuova. Infatti, fu Aristarco di Samo (tra il 300 e il 200 a.C.), astronomo e matematico greco, il primo a fare questa ipotesi.
Tuttavia, Copernico non abbandonò la teoria degli epicicli rimanendo ancorato ad una teoria aristotelica che esige una perfezione circolare del moto e dei pianeti. I pianeti si muovono all’interno di sfere e il centro di ogni epiciclo gira intorno alla Terra, formando cerchi maggiori, detti deferenti.
Figura 7 – Il sistema planetario secondo Copernico
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Le Fasi Lunari
“Non si può rimanere fuori dal Cosmos, studiarlo significa studiare sè stessi”
Nicholas Campion, La Nascita dell’Astrologia, Astrolabio 2010
Le Fasi Lunari in Astronomia
Dalla prospettiva geocentrica il disco della Luna appare mutare di forma e di luminosità nel corso del mese offrendoci differenti volti illuminati in rapporto ai movimenti contestuali della Terra intorno al Sole e del contemporaneo percorso sinusoidale dell’astro notturno intorno al geoide.
Posto che ciò che viene colto attraverso i sensi sembra reale, sarebbe spontaneo attribuire al disco lunare, che si mostra costantemente mutevole, una qualità camaleontica. Siamo abituati alla sua periodica invisibilità che, gradualmente, guadagna la massima intensità destinata a sfumare nel buio fino al ciclo di luce successivo che ne ripercorre le medesime fasi. In realtà ciò che vediamo della Luna è sempre lo stesso volto in ragione del sincronismo del suo moto di rotazione su sé stessa (costante) che avviene insieme a quello di rivoluzione intorno alla Terra (variabile).
Della superficie della Luna vediamo sempre il 41%, percentuale che, in egual misura, quantifica le sue regioni inaccessibili allo sguardo che ne coglie la restante porzione del 18% alternativamente visibile e invisibile in virtù delle sue oscillazioni pendolari dette librazioni. Posta l’inclinazione dell’asse di rotazione lunare di 83° sul piano dell’orbita, le librazioni permettono di vedere il 59% della superficie della Luna e sono classificate come apparenti e fisiche.
Le librazioni apparenti avvengono in latitudine e in longitudine:
• nel primo caso il movimento opera dall’alto in basso disvelando una maggiore porzione delle sue parti più vicine ai poli, solitamente nascoste;
• nel secondo invece il disco lunare sembra dondolare in senso orizzontale in virtù del movimento della Luna più rapido quando naviga in corrispondenza del punto della sua orbita, dalla forma leggermente ellittica, più vicina alla Terra.
Le librazioni fisiche invece sono connesse alla maggiore attrazione della Terra sul rigonfiamento equatoriale della Luna.
Inoltre, la Luna compie un ulteriore moto di traslazione intorno al Sole grazie al baricentro comune che i Luminari condividono e che è localizzato all’interno del geoide.
La Luna, unico satellite terrestre, osserva la stessa direzione e velocità del moto di rivoluzione del nostro pianeta che, a sua volta, non smette mai di ruotare intorno al Luminare diurno.
Il ciclo di luce lunare basato su fasi ricorrenti si compie durante il mese sinodico (o mese di lunazione) di 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 2,9 secondi, intervallo temporale tra due successive congiunzioni tra i Luminari (sinodo o novilunio) in cui la Luna riallinea la sua posizione tra Sole e Terra. Il mese di lunazione è più lungo del mese siderale di 27 giorni, 7 ore, 43 minuti, 11,5 secondi in cui la Luna compie il giro di 360° intorno al nostro pianeta. Necessita di due giorni in più per recuperare lo scarto che emerge dal movimento della Terra lungo la sua orbita intorno al Sole.
Durante il mese sinodico le porzioni della Luna riflettenti la luce solare crescono, ad un ritmo evolutivo, e decrescono, ad un ritmo involutivo, in rapporto all’aspetto angolare in successione di tempo che la relaziona al Sole, mentre varia la sua posizione rispetto all’orizzonte.
La Luna sorge infatti ogni notte più tardi in quanto, rispetto allo sfondo delle stelle, nelle 24 ore percorre la sua orbita verso est più rapidamente del Sole, guadagnando 13°12’ contro 1° di avanzamento del Luminare diurno al giorno. Ad ogni modo esistono anche mesi in cui questo fenomeno astronomico raddoppia: in questo caso, la Luna Piena aggiuntiva è detta “Luna Blu”.
Gli acronimi della lunazione “DOC” ("D", Luna Crescente; "O" Piena; "C" Calante) e la sua versione con ordine di fasi invertito “COD” evidenziano i quattro macro-segmenti di sviluppo del ciclo (figura 8):
1. da Luna Nuova a Primo Quarto
2. da Primo Quarto a Luna piena
3. da Luna Piena a Secondo (o Ultimo) Quarto
4. da Secondo Quarto a Luna Nuova
Questi quattro stadi di lunazione più potenti sono intervallati da altrettante fasi intermedie:
1. Crescente o Umida
2. Gibbosa (crescente o calda)
3. Disseminante (o Gibbosa calante)
4. Balsamica (Calante)
Figura 8 – Le Fasi Lunari
Filbey, Astronomia per Astrologi, Astrolabio, Roma 1986, p. 98
• Prima Fase: da Luna Nuova a Primo Quarto crescente
Il ciclo è avviato dalla Luna Nuova in concomitanza con la congiunzione Luna-Sole: i Luminari hanno la stessa longitudine o la stessa ascensione retta visti dal centro del nostro pianeta.
La Luna Nuova sorge all’alba ed è invisibile: allineata tra Terra e Sole rivolge al nostro sguardo il lato che in quel momento non riflette la luce solare. Chiamata anche prima sizigia, termine che significa unione, la Luna che appare senza volto, dal sinodo in poi comprende un semisestile (30°) e giunge quasi all’aspetto di semiquadrato (a 44°). Dura interamente tre giorni e mezzo.
Allontanandosi dal Sole la Luna acquista gradualmente visibilità (cresce) fino a mostrare una sottile falce, detta “novella” che, successivamente aumenta di luminosità fino a trasformarsi nella Luna Crescente o umida. La fase Crescente esprime una distanza lunisolare tra i 45° e gli 89° e appare dai tre giorni e mezzo e i sette dalla Luna Nuova. Comprende gli aspetti di semiquadrato e di quintile (72°), concludendosi prossima al quadrato. È visibile dal pomeriggio alla prima parte della notte al contrario della Luna decrescente che sorge a notte inoltrata o di prima mattina.
• Seconda Fase: da Primo Quarto a Luna Piena
Con il Primo Quarto crescente vediamo illuminata la metà del disco lunare, per questo ha il simbolo della “D” crescente. È visibile già dal pomeriggio-prima parte della notte e tramonta verso mezzanotte. Copre una distanza Luna-Sole tra i 90° (quadrato) e i 134° verificandosi tra i sette e i dieci giorni e mezzo dalla Luna Nuova. Inizia con il quadrato, comprende la configurazione di trigono (120°) ed è diretta al sesquiquadrato, in sé, di 135°.
Segue la fase intermedia di Luna Gibbosa crescente, gobba o calda, visibile da dieci giorni e mezzo ai quattordici dalla fase di Luna Piena. L’intervallo angolare interessato apre con i 135° del sesquiquadrato che evolve in un successivo quinconce (150°) fino alla distanza angolare conclusiva di 179° prossima all’opposizione.
• Terza Fase: da Luna Piena a Ultimo Quarto
La Luna Piena o seconda sizigia inizia dall’aspetto lunisolare di opposizione (180°) quando il disco lunare riflette alla massima intensità la luce del Sole. Può estendersi ai 224° di distanza a partire dalla quale la Luna è dietro al Sole continuando a percorrere mensilmente 30° verso oriente rispetto alle stelle mentre la Terra ruota intorno al Sole. Dai 224° volge al sesquiquadrato. Si manifesta nel periodo compreso tra i quattordici e i diciassette giorni e mezzo dalla Luna Nuova. In questo momento la Terra è posizionata tra i Luminari. Sorge al tramonto e possiamo ammirarla fino all’alba.
Segue la fase intermedia di Luna Disseminante (o gibbosa calante, radiante o secca) tra i diciassette giorni e mezzo e i ventuno dal sinodo di origine. In questa manifestazione è superata dal Sole: cala tra 135° (sesquiquadrato) e gli 89°, mancando un grado alla quadratura. La distanza lunisolare si rintraccia tra i 225° e i 269°.
• Quarta Fase: da Secondo Quarto a Luna Nuova
Nella fase “fredda” o decrescente di Ultimo Quarto, tra i ventuno e i ventiquattro giorni e mezzo dalla lunazione, la porzione visibile della Luna decresce ulteriormente, mentre il Luminare notturno continua a inseguire il Sole, trovandosi tra i 90° (quadrato) e i 44°, prossima al semiquadrato, dai 270° a 314°. Sorge intorno a mezzanotte.
La fase successiva di Luna Calante o Balsamica avviene tra i ventiquattro e i ventisette giorni e mezzo dal novilunio precedente, qualche giorno prima dell’imminente sinodo che avvia il nuovo ciclo. Inizia dal semiquadrato (45°) e si estende a 1° che la separa dalla congiunzione, quindi da 315° a 359°. Somiglia a una “C” e la luce della notte ci rivolge il suo lato più buio.
Tabella 1: sinossi delle Fasi Lunari
Le Fasi Lunari nel Mito
Fin dai primordi delle civiltà, l’uomo ha avuto sempre uno stretto contatto con il cielo in tutta la sua magnificenza. Egli notava ogni singolo spostamento delle stelle e dei vari corpi celesti che illuminavano la notte. Anche la Luna era oggetto di ammirazione e quindi non poteva passare inosservato il continuo mutare della sua forma e cioè le sue fasi.
Questo continuo cambiare e ritornare alla forma di partenza portò all’idea di ciclo. Uno dei più antichi tentativi di determinare il ciclo lunare risale al Paleolitico. Delle conoscenze astronomiche dell’epoca esistono prove dirette quali le tacche rinvenute su alcune ossa nei siti paleolitici e alcuni bastoni-calendario. Alcune di queste tacche erano accompagnate dai simboli della Luna Nuova e della Luna Piena e segnavano i mesi lunari.
La Luna dunque, cambia aspetto e questa sua caratteristica è stata immortalata in vari miti. In quello indiano si parla di Chandra, il dio della Luna che ogni notte conduce un carro trainato da dieci cavalli. Nel novilunio, quando è vicino al Sole, Chandra resta immerso in acqua per una intera giornata per evitare il riscaldamento solare. Secondo il mito egli sposò ventisette figlie del re Daksha, ma egli ne preferì una sola ignorando le altre. Daksha allora condannò il genero a estinguere lentamente la sua luce fino a morire. Le mogli innamorate però implorarono il padre di salvare Chandra fino a quando Shiva convinse Daksha a modificare la maledizione lanciata: da quel giorno la luce lunare sarebbe cresciuta e diminuita regolarmente seguendo un doppio ciclo di quindici giorni. Questo fenomeno sarebbe avvenuto grazie al passaggio graduale delle molteplici manifestazioni della Dea Mahā Tripurāsundarī.
Come ci insegna l’Astrologia, le civiltà si sviluppano permeate del carattere della terra che abitano e della porzione di cielo che quel territorio modella e che tutto sovrasta. I fenomeni celesti che scandiscono il tempo e il clima e che si manifestano attraverso la luce o la sua assenza, sono di certo sempre stati alla base dell’evoluzione umana, attraverso la paura, la meraviglia, il sacro e, non ultima, la conoscenza, figlia dell’esperienza e dell’osservazione.
Al centro di questo dramma cosmico, la Luna, le stelle e il Sole vennero progressivamente rapportati rispetto agli eventi sulla terra: i cicli delle piante, delle acque, delle migrazioni degli uccelli, delle temperature, delle risorse e della conseguente necessità di proteggersi.
D’altronde, sono sempre i bisogni primari e pratici i fattori che determinano le leggi umane, soprattutto in termini di evoluzione, prima ancora che le circostanze si espandano verso i punti di vista filosofici e spirituali.
In questo procedere tra luci e ombre, ogni uomo, in ogni tempo, combatte la sua eterna battaglia alla ricerca di un equilibrio che è costituito da forze opposte, lo Yang lato in luce e lo Yin che è lato in ombra. Accadeva millenni fa come accade oggi, tempi in cui mentre ci illudiamo di avere il controllo assoluto sulla natura, viviamo nelle nostre città moderne costantemente illuminate le quali spengono il firmamento e ci separano sempre più dai cicli biologici e dalla nostra stessa luce interiore.
Fin dall’inizio gli uomini hanno sentito un legame profondo e recondito con la Luna, la quale incarna anzitutto le paure più ataviche dell’essere umano e, come uno specchio, riflette le sue più profonde speranze attraverso la capacità di rinnovarsi costantemente, cosa che ha permesso all’umanità di comprenderne il linguaggio, il ritmo e i cicli.
La Luna, l’astro più vicino e visibile agli occhi dell’uomo, capace di illuminare le tenebre, rispecchiare la luce, sollecitare le acque mentre cambia forma, colore e posizione, ieri come oggi, emana un fascino magico capace di alimentare le più recondite memorie, e le emozioni più istintive dell’umanità. La Luna regina degli elementi, antitesi del calore e della luce perpetua, scandisce il tempo nelle tenebre e alimenta le emozioni più profonde degli esseri umani, come fa con le maree, per questo viene associata alla massa, ai ricordi anche karmici, agli impulsi e agli istinti.
La Luna Madre, Grande Madre, Dea e anima della Terra, venne collegata ai cicli nel corpo della donna in relazione alle fasi lunari a partire dal ciclo mestruale e il ciclo gestazionale in cui creava la vita di altri esseri.
C’è stato un tempo in cui universalmente la società era basata sulle doti femminili: accogliere, custodire e nutrire la vita. Le tracce del cammino dell’umanità riportano a quel tempo in cui si osservava il culto della fertilità e della nascita, dove le donne gravide e opulente erano il riflesso della Dea, dispensatrice di energia, detentrice dei segreti legati tanto alla rinascita, quanto alla morte.
La società matrilineare collegata al culto della Dea Madre si basava sul rapporto con la natura, e, con quel presupposto, si espandeva sotto forma di collaborazione finalizzata alla prosperità e all’unione, in un contesto sociale in cui la donna era al centro della vita collettiva.
Gli antropologi di oggi ritengono che la capacità di coltivazione delle piante sia stata opera delle donne, grazie al loro istinto di proteggere, nutrire e distribuire; queste peculiarità permisero lo sviluppo di sistemi sociali agresti e stanziali che si espandevano su terreni floridi vicini a fonti di acqua, dando vita a culture pacifiche basate sullo scambio e sul commercio, senza bisogno di dominazione. Sistemi sociali pacifici, ma non per questo completamente ideali, nell’ambito dei quali comunque la donna non era subordinata all’uomo e la terra non era un elemento da sfruttare, ma un’entità vivente.
Il tempo in cui si adorava la Grande Madre si potrebbe associare all’immagine mitica del “giardino dell’Eden” dove la donna-Eva, rubò il frutto dell’albero proibito, simbolo della conoscenza dei segreti della terra che ella donò all’uomo (Adamo), cosi come fece Prometeo con il fuoco degli Dei.
Ciò potrebbe simboleggiare la scoperta dell’agricoltura come capacità di creare sostentamento. Non sarà certo casuale che l’agricoltura rappresenta il culmine del matriarcato a cui seguì un lento e graduale indebolimento delle figure femminili all’interno delle singole civiltà con l’avvento della discesa dei popoli indoeuropei.
La Dea lunare, generatrice di ogni cosa, divinità multiforme che incarna sia la Luna che la Terra.
Dea matrice e creatrice, Madre divina e fanciulla, Regina della vita e della morte, Signora della fertilità e del mutamento, compreso il suo volto misterico e terrificante.
Dea del mondo sotterraneo e portatrice di luce; colei che incontra, la protettrice, la sapiente, colei che appare lungo la via, la nutrice dei fanciulli, la Dea dei crocicchi e delle porte e anche delle chiavi. Dea tessitrice dei destini, rappresentata come vortice sinistrogiro, raffigurata in labirinti, linee parallele, linee a zig-zag. Simboleggiata dal triangolo con l’apice verso il basso (figura 9), emblema che rappresentava la vulva magica.
Espressa nell’energia geometrica delle losanghe con un punto centrale che richiamavano ai campi seminati con il seme al centro, (simile al punto al centro della Tetractis Pitagorica).
L’apparenza opulenta delle statuine del tardo Paleolitico si è progressivamente acutizzata nel Neolitico in forme più esili e geometriche, dotate di seni.
Le tracce storiche e scritte ci raccontano di una divinità femminile multiforme e dai mille nomi, progenitrice degli Dèi, la più antica di tutto ciò che è antico, signora dell’amore, della vita, della morte, della guerra e della vittoria. Dea primordiale che prese il nome di Inanna (sumera), Ishtar (babilonese), Iside (egizia), Cibele (anatolica), Vacuna (sabina), Freya (nordica), Rea e Gea (greche), Opi Magna Mater (romana), etc.
In Egitto la si ritrova come Nut che ingoia il Sole ogni sera e lo riporta al mondo all’alba; Maat Dea della giustizia, della misericordia e delle leggi, pesatrice di anime; Hathor che crea la vegetazione sulla terra. Con il passare del tempo la si può riconoscere divisa e scissa in altre divinità femminili, a partire dal mito greco con Afrodite, Athena, Demetra, Persefone, Era, Artemide e a Roma con le loro corrispettive Venere, Minerva, etc.
Partendo dall’Europa il culto venne progressivamente trasferito nella venerazione della Madre di Dio, la Vergine Maria con ai piedi una falce, che viene chiamata con gli stessi appellativi della sua antica antenata (Madre Celeste, Regina Madre).
In India il culto della Dea è vivo e associato alle lunazioni, con le 15 dee presiedute da Tripurā Sundari e con una sedicesima divinità, invisibile. L’invisibilità rappresenta i tre giorni in cui la Luna, alla fine del ciclo e prima del nuovo inizio è assente in cielo. Da questo assunto hanno origine i miti e i misteri legati alla Luna nuova, la Luna invisibile, che astrologicamente rappresenta il momento in cui i due luminari si uniscono.
La Luna Nuova con la sua natura invisibile si ritrova anche in occidente, dove la Dea è triplice in relazione alle tre fasi principali del ciclo lunare mensile: primo quarto, luna piena e ultimo quarto che genera il simbolo caratteristico (figura 10).
Nel mito esistono molteplici figure di divinità trine, come Ecate in Grecia (figura 11) e divinità inferiori o semi-divinità come le Tre Grazie, le Moire, le Parche e le nordiche Tre Norne. Una trinità dagli aspetti più oscuri è quella delle Tre Gorgoni, in particolare Medusa, la quale, nel primo periodo greco, veniva spesso raffigurata come trinacria con la lingua di fuori, con un aspetto iconografico molto simile alla Dea Kalì, una delle figure più controverse (e fraintese) della cultura indiana.
Kosmos, in quanto ordine, è la bellezza e l’armonia che partecipa alla potenza e all’incanto del creato, semi di cui la natura femminile è ricca, oggi come ieri, specchio simbolico della Natura, Anima Mundi e Madre, apparentemente sottomessa ma sempre unica dispensatrice di vita, bellezza ed evoluzione.
La Luna Nera o Lilith
“Chi è quella?”
e lui gli risponde:
“Guardatela bene, è Lilith, la prima donna di Adamo.
Attento con l'innamorarvi dei suoi preziosi capelli
e dell'acconciatura con cui si abbellisce, perché
quando con gli stessi arriva ad appropriarsi di un giovane,
poi non lo lascia più.”
Johann Wolfgang Goethe, Faust
Lilith in Astronomia
Quando si parla di Lilith o Luna Nera ci si riferisce non a un pianeta, ma ad un punto virtuale.
Lilith, infatti, è il secondo fuoco dell'orbita ellittica lunare, cioè il punto di massima vicinanza all'apogeo lunare (figura 12).
Dunque, si può dire che, in senso stretto, Lilith non esiste fisicamente nel cielo, tuttavia la consideriamo nell'oroscopo personale per la sua particolarità.
Lilith compie un’orbita di 3° al giorno, restando in un segno 9 mesi circa. Percorre l'intero zodiaco in 9 anni (8 anni e 10 mesi) spostandosi all’incirca di 40° all'anno.
In Astrologia si parla di Triplicità di Lilith:
1. Asteroide 1181 Lilith: deve il nome al suo scopritore, Benjamin Jekhowsky che nel 1927, dopo averlo individuato, lo dedicò alla compositrice classica francese Lili Boulanger. Questo asteroide ha la traiettoria compresa tra Marte e Giove e appartiene alla fascia principale. Compie la rivoluzione attorno al Sole in 4 anni circa ed è l'unica Lilith “reale” con una precisa forma fisica.
2. Luna Oscura: secondo satellite della Terra. Sebbene la sua esistenza non sia stata accertata, sembra che questa Luna misuri un quarto della nostra Luna, risultando inoltre più lontana. Delphine Jay ha realizzato le effemeridi relative.
3. Luna Nera o Lilith: è quella che si considera nell'interpretazione del Tema Natale. È il secondo fuoco dell'ellittica lunare (dove il primo è dato dalla Terra). La Luna nel suo moto di rivoluzione intorno alla Terra forma un'orbita ellittica, nell’ambito della quale trova posto tale “punto virtuale” detto, appunto, Lilith o Luna Nera. L'astrologia karmica, in particolare, tiene conto di questa Lilith nell'interpretazione dell'oroscopo.
Vi sono due metodi per calcolarla:
• Lilith Media
Per calcolarla si fa la media tra i rimbalzi e si determina il suo apogeo. In questo caso Lilith ha moto diretto uniforme e non va in retrogradazione.
• Lilith Vera
In questo caso si calcola il percorso ipotetico partendo dal momento in cui è all'apogeo senza considerare i rimbalzi. Risulta possibile quindi sia il moto diretto che quello retrogrado.
La particolarità risiede nel fatto che questo percorso ipotetico è chiamato “vero”.
Lo scarto tra posizione media e posizione vera può giungere fino a 30 gradi.
Nelle effemeridi troviamo la posizione della Lilith media e della Lilith vera.
Figura 12 - La Luna Nera
Dispensa SAI” Bilancia”, Meskalila Nunzia Coppola.
Lilith, secondo fuoco dell'orbita lunare, è un punto virtuale che non esiste e non ha materia, risultando così un “vuoto” da riempire, una “mancanza” da desiderare. A partire da questa considerazione, è possibile intuire e comprendere il profondo e antico richiamo evocativo che Lilith suggerisce all'uomo da sempre.
Lilith nella Storia
Ecco quanto si evince dalla dispensa di Meskalila Nunzia Coppola per la SAI: “Gli Egizi pensavano che la Luna avesse una sorella chiamata Nephtys, mentre gli Arabi ipotizzavano l'esistenza del pianetino retrogrado al-Kaid.
Colui che per primo, forse, scoprì Lilith pensando che fosse un secondo e oscuro satellite della Terra, fu nel 1618 l'astronomo Giovanni Battista Riccioli. Egli, infatti, durante le sue osservazioni al telescopio, vide un piccolo punto scuro. Ne definì l'orbita ellittica e il passo giornaliero di 3 gradi al giorno, realizzando delle effemeridi; più tardi, tuttavia, giudicando che l'immagine fosse dovuta ad un difetto nella lente del telescopio, non proseguì nell'osservazione, che invece fu ripresa da Cassini, Alischer e da altri astronomi.
Nel 1898 Georg Waltemath di Amburgo disse di avere scoperto una seconda Luna oltre a un intero sistema di minuscole Lune.
Le sue osservazioni furono riprese nel 1918 da Walter Gorn Old detto Sepharial. Così, partendo dagli studi di Waltemath, Sepharial utilizzò questo ipotetico satellite per i suoi calcoli; lo chiamò Lilith o Luna Nera in riferimento al fatto che la sua superficie fosse del tutto nera tale da risultare invisibile per la maggior parte del tempo. Sepharial osservò poi che Lilith era visibile solo nell'opposizione o in prossimità del Sole. Questi riprese le osservazioni di Waltemath, confermò il passo giornaliero di 3 gradi e perfezionò le effemeridi.
Si arrivò al 1930 quando Pierre Rougié, detto Dom Néroman, astrologo francese, attribuì il nome di Lilith all'apogeo lunare.
La doppia corrente interpretativa generò notevole confusione nella comunità astrologica mondiale!
Alcuni proposero di chiamare “Luna Nera” l'apogeo lunare e “Lilith” l'ipotetico satellite, ma, a causa della particolare e complessa orbita lunare, era piuttosto difficile redigere effemeridi precise per l'apogeo lunare; ecco che, per far fronte a tale questione, l'astrologo francese Max Duval propose di considerare non più l'apogeo, ma solo il secondo fuoco dell'orbita della Luna chiamandolo “Luna Nera”. Tale teoria è stata accettata dalla maggior parte degli astrologi contemporanei. Va aggiunto che l'apogeo e il secondo fuoco si trovano sull'asse maggiore dell'ellisse orbitale, chiamato “linea degli apsidi”: all'osservazione dalla Terra i due punti si trovano nella stessa direzione occupando la stessa posizione nello zodiaco. Per questa ragione i due nomi possono ritenersi intercambiabili. Lilith, o Luna Nera, è il secondo fuoco dell'orbita lunare e si trova all'apogeo”.
Il simbolo allo specchio: Lilith nel Mito
Goethe nel suo “Faust” fa descrivere Lilith da Mefistofele. Ma non solo, nel sogno della “Notte di Walpurga”, la si ritrova in un luogo maledetto, intriso di stregonerie, ad ostentare il suo bel corpo nudo in groppa ad un caprone. Sembra che con queste figure-simbolo Goethe riproponga molto bene la mitologia ebraica di Lilith. Lei era la prima donna creata dalla terra insieme con Adamo, ed in quanto uguale a lui, non voleva essergli sottomessa. Infatti, lo abbandonò e dopo aver profanato il nome del Dio Padre, si dirige sulle sponde del Mar Rosso, dove potrà liberamente esprimere la sua capacità seduttiva e vivere i piaceri del corpo accoppiandosi con le creature del Mar Rosso. Partorì inoltre centinaia di figli, i cosiddetti Lilim, piccoli demoni su cui Dio riversò la sua vendetta, uccidendoli. Qui si vede come Lilith diventa simbolo di rivendicazione femminile sul patriarcato, di energia istintiva primordiale e desiderio incurante di etica o regole.
Ricercando le sue origini, vediamo come il nome Lilith deriva dall'accadica Lilitu, terribile demone che dimorava nel mondo incosciente dei sogni, dove visitava e seduceva gli uomini.
A sua volta Lilitu deriva dalla sumera Lill, la “donna tempesta” (figura 13) raffigurata nuda, con due civette al fianco, con i piedi di lucertola posati su due leoni sdraiati, un diadema lunare e due lunghe ali. Lill, a sua volta, deriva dalla Dea del vento meridionale, Ninlil, moglie di Enlil, il quale seguì per libera scelta, quando fu mandato nel mondo sotterraneo per punizione.
Anche in questi miti, questo modello è strettamente collegato con il mondo onirico e ultraterreno, mantenendo caratteristiche anarchiche e istintive. Nel contesto dell'Enneade di Eliopoli, la si ritrova associata a Nefti, una Dea dai tratti inquietanti che terrorizzava le forze maligne dell'oltretomba. Nutrice dei faraoni, li proteggeva colpendo ed incenerendo i nemici con il suo respiro di fuoco. Inoltre, aveva l'incarico di vigilare sugli organi mummificati dei sovrani. Nefti era considerata l'ombra di Iside, un'entità oscura e misteriosa, una divinità rappresentatrice degli aspetti in ombra della natura umana. Ma era anche l'amante per eccellenza, una madre amorevole e una sorella empatica. Aprendo le ali di falco, tra le sue braccia accoglieva, proteggeva ed accompagnava le anime dei morti nel loro passaggio all'oltretomba e soffiando nella loro bocca poteva riportarle a nuova vita.
Oscurità e mistero continuano a simboleggiare Lilith nella mitologia greca, dove le si vede prendere forma nella Dea, di origine indoeuropea, Ecate o Zea, la Signora della magia. Divinità psicopompa dalla triplice natura (celeste, terrestre, marina), “fonte della vita”, poiché in possesso sia del principio maschile che femminile, era Ecate ad ispirare i vaticini delle profetesse. Regina della notte, Zea era associata alla luna calante e protettrice dei viandanti. I greci la descrivevano anche come Pandora, la prima donna, creata da Zeus come castigo per gli uomini. Egli ordinò ad Efesto la sua elaborazione, in collaborazione con Atena, Hermes e Afrodite per donarle le loro qualità.
Secondo dispense e articoli di Meskalila Nunzia Coppola, nella forma indiana, il volto oscuro di Lilith è Kalì (figura 14): “Nera e con la lingua penzolante è imponente ed impressionante, non nega niente. Lei crea incontri senza mediazione e rompe ogni schema costituito. Lei non è soltanto un simbolo del femminile, lei è di più: è sia la donna libera, sia quella sottomessa, è la Dea in tutte le sue espressioni dalle più sublimi alle più terribili. Può assumere la forma della cruenta guerriera danzante che non si ferma dinanzi a nulla, ma oltre le sue forme è anche la bellezza della madre divina. Al suo impatto, chiunque perde il controllo di sé, in quanto messo di fronte agli aspetti oscuri della propria realtà, provocando emozioni di paura e disgusto. Al suo incontro, solo chi riesce a non farsi devastare dalle proprie paure o repulsioni, trova equilibrio e liberazione”.
Figura 14 Kalì
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Osservando le varie forme che assume nelle diverse rappresentazioni mitologiche, si nota come Lilith simboleggi sempre qualcosa di sfuggente ed imprevedibile. Lei non si può fermare, è come il vento della tempesta che quando passa lascia il segno. É colei che pretende il confronto con la propria parte oscura, le proprie ombre difficili da accettare ed integrare, i propri vuoti esistenziali.
L'apogeo lunare, privo di corpo fisico, è una forza gravitazionale oscura che fa scendere nelle profondità della propria coscienza. Abissi nei quali si annidano tutti i desideri, le curiosità e i sogni repressi, luogo in cui vengono generati i propri mostri. Ma Lilith non ha paura, genera paura per confrontarsi con la propria essenza umana e divina. Lei è libertà da ogni forma di condizionamento o etica costituita, è impulso primordiale, desiderio allo stato puro, è il modello femminile che non vuole essere sottomesso. Si erige a dominatrice rivendicando l’uguaglianza di ogni essere, infatti nella sua raffigurazione sull’altorilievo sumero, la vediamo con le braccia alzate e in mano i simboli della giustizia.
Nelle origini politeiste questo archetipo possiede il principio di entrambi i generi, conosce profondamene tutte le energie del corpo, del principio vitale; infatti è lei che accompagna nei mondi ultraterreni. La sua capacità di padroneggiare queste energie la rende fonte di ispirazioni, maestra di stregoneria e protagonista in sogni sconvolgenti. Tra l'altro Lilith è anche simbolo di protezione e nutrimento materno, come risulta evidente nel mito di Nefti. Inoltre, si può notare come il transito della Luna Nera in un segno zodiacale duri circa 9 mesi, il periodo di una gravidanza; da ciò l'immagine di colei che incarna l'autentico e ingovernabile istinto creativo femminile. Impulso che racchiude in sé l'unione di femminile e maschile, come polarità opposte ma complementari in funzione della vita. Genesi creativa che include tutte le stratificazioni esistenti tra i due estremi opposti. Con il sopraggiungere del monoteismo e del patriarcato, questo simbolo assume alterazioni e limitazioni del suo significato originario. Qui l'unione carnale, da principio di creazione materiale e divina, diventa peccato primordiale. La scissione tra divino e terreno e la conseguente demonizzazione delle pulsioni umane, ha circoscritto l'archetipo di Lilith a un quadro perverso e a un modello rivendicatore da reprimere.
Solo con l'integrazione delle varie forme assunte dal mito della Luna Nera si può cogliere l'essenza di questo modello polimorfo. Natura che si annida nelle parti più nascoste della personalità umana, spesso molto distanti dalla coscienza, la cui comprensione ed elaborazione consapevole può essere d'aiuto nell’accettazione delle proprie parti difficili da riconoscere.
Nodi ed eclissi - Luci e ombre celesti
Due concetti legati indissolubilmente tra loro e conosciuti da moltissimo tempo, ed è normale che sia così, visto che questi fenomeni riguardano i due Luminari, protagonisti indiscussi del nostro Cielo. Il Sole durante il giorno e la Luna durante le notti stellate, dovevano offrire uno spettacolo bellissimo e il loro occultarsi a vicenda occupò la mente degli uomini che riuscirono ad avere infine ragione del fenomeno, tracciandone le leggi che lo regolano. I miti che ne nacquero hanno attraversato lo spazio e il tempo giungendo fino ad oggi a testimonianza dello stupore e del timore reverenziale che questi fenomeni seppero produrre negli animi umani (figura 15).
Figura 15 – Eclisse di sole: tra leggenda e realtà
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I nodi lunari e le eclissi dal punto di vista astronomico
Nodi lunari
I nodi lunari sono i punti d’intersezione dell’orbita lunare con l’eclittica. Non sono, pertanto, dei corpi celesti veri e propri, ma dei punti immateriali a livello dei quali le suddette traiettorie orbitali si intersecano. Questi punti si trovano a 180° di distanza tra loro, non sono stazionari e si muovono con moto retrogrado, opposto a quello dei pianeti (figura 16).
Il Nodo Nord è il punto in cui la Luna, nel proprio moto, passa dalla latitudine Sud alla latitudine Nord. Il contrario accade quando la Luna si trova sul Nodo Sud.
I due nodi sono congiunti da una linea immaginaria, detta asse nodale o linea dei nodi, che progredisce di circa 19° 30’ ogni anno a causa delle perturbazioni gravitazionali del Sole e dei pianeti. Il tempo impiegato dall’asse nodale per effettuare una rivoluzione completa sull’eclittica è, pertanto, di 18,61 anni mentre dopo circa 9 anni i nodi invertono la propria posizione che viene definita appunto inversione dei nodi.
Durante il proprio moto, i nodi presentano delle brevissime fasi di stazionamento e direzione; sulle effemeridi è possibile trovare il Nodo Vero che tiene conto di queste fasi mentre il Nodo Medio non le considera. Solitamente, sulle Effemeridi è indicato solo il Nodo Nord.
A distanza di 90° dai nodi, si trovano i ventri lunari, ossia i punti immateriali a livello dei quali la Luna raggiunge la sua latitudine massima e minima (5°18’ Nord oppure Sud).
Figura 16 – Nodi Lunari
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Il Mese Draconico (o Mese Nodale) è l’intervallo tra due successivi passaggi della Luna su uno stesso nodo lunare ed ha una durata di 27,21 giorni.
I nodi vengono chiamati erroneamente pianeti ombra: in realtà sono punti astronomici, non pianeti e sono piuttosto i proiettori di ombre e penombre essendo causa delle eclissi. Nel suo libro La Luna e le sue Dee, Meskalila Nunzia Coppola definisce i nodi con il termine inglese apartheid: “nel pantheon degli Dei, essi sono degli stranieri poco accetti e sono diventati estranei anche al reame degli Antidei. Mantengono una posizione di illegittimità in entrambe le dimensioni, perciò sono sempre alla ricerca di una identità e di un riconoscimento ufficiale che li liberi dal karma ibrido”.
Eclissi
Letteralmente il termine eclissi viene dal greco ἔκλειψις (pronuncia ekleipsis) che significa abbandono, scomparire, svanire.
Ci sono altri fenomeni simili alle eclissi, relativi alla scomparsa totale o parziale della visibilità o luce dei pianeti e delle altre stelle, questi fenomeni vengono detti “occultazioni” e sono imputabili al disco della Luna o eccezionalmente ad altri pianeti che trovandosi allineati tra loro vengono nascosti dalla vista rispetto alla Terra.
Tuttavia, le occultazioni non hanno avuto in passato, e non hanno nel presente, l’importanza e l’impatto sulla Terra e sull’uomo quanto quelli delle eclissi.
Il nome stesso del percorso apparente del Sole rispetto alla Terra, il quale forma il più importante circolo o cerchio massimo di misurazione chiamato eclittica, viene proprio dal fatto che lungo questo circolo avvengono le eclissi di Sole e di Luna.
A livello astronomico, l’eclissi è l’oscuramento, parziale o totale a seconda dei casi, che si ha quando un corpo celeste viene coperto in un dato momento e per un dato tempo da un altro corpo o dalla sua ombra.
Nel caso delle eclissi i piani fondamentali da prendere in considerazione sono il piano dell’orbita lunare e quello dell’eclittica, ovvero l’orbita apparente che descrive il Sole dal punto di vista della Terra. Poiché questi due piani sono inclinati di circa 5° tra loro, l’allineamento Sole-Terra-Luna non si verifica sempre. Per avere l’allineamento l’orbita della Luna deve trovarsi sul piano dell’eclittica (cosa che avviene due volte per ogni orbita lunare) proprio durante la fase di Luna Piena (eclissi di Luna) o Luna Nuova (eclissi di Sole).
L’eclissi, in particolare quella di Luna, è strettamente legata ai nodi e riflette l’arcaica paura dell’abbandono del padre e della madre. In questo caso si tratta del padre o della madre celesti, il Sole e la Luna, che possono scomparire, abbandonare e lasciare la Terra orfana anche se per poco tempo. L’eclissi può essere interpretata anche come singolarità del tempo, uno spicchio d’ombra nella trama della luce. È quel momentaneo abbandono della luce che ricorda che esiste la morte. Ogni eclissi, vista con gli occhi dell’uomo antico o da quelli dell’uomo moderno, ci consegna a un turbamento e un mistero profondi e deve essere trattata con rispetto in quanto vi si manifesta una grande forza simbolica. Le eclissi ci parlano di quella che nel linguaggio antico, era detta la congiunzione alchemica, il matrimonio di Sole e Luna. Nelle eclissi di Sole osserviamo il Sole perdere la sua fissità luminosa, per scomparire e sposarsi con la Luna in un amplesso celeste che affascina e turba.
Eclissi di Luna
Figura 17 – Eclissi di Luna
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Quando Sole, Terra e Luna sono perfettamente allineati e la Terra è al centro tra i due Luminari impedendo alla luce del Sole di giungere diretta alla Luna, si ha una eclissi di Luna (figura 17). L’ombra che copre la Luna è in realtà la nostra ombra, cioè il cono d’ombra della Terra. Poiché la Terra è molto più grande della Luna, queste eclissi possono protrarsi per varie ore, rispetto a quelle del Sole.
Affinché l’eclissi avvenga, la Luna deve essere piena, cioè diametralmente opposta al Sole sui gradi dell’eclittica, (longitudine) in congiunzione latitudinale con il Sole e congiunta a uno dei punti che formano l’asse dei suoi nodi, cioè ai punti d’intersezione dell’orbita lunare col circolo dell’eclittica.
Le particolarità delle eclissi lunari rispetto a quelle solari sono probabilmente dovute sia alla durata, che può essere di diverse ore a differenza di quelle solari (molto più brevi), sia al fatto che, in concomitanza di questo specifico tipo di eclissi, si possono verificare particolari fenomeni celesti.
Sullo stesso allineamento Sole-Terra-Luna, in congiunzione sull’eclittica alla stessa Luna, possono esserci altri pianeti, come nella notte del 27 luglio 2018, quando si è verificata una spettacolare eclissi totale di Luna, in perfetta congiunzione al pianeta Marte. La Luna è stata infatti completamente coperta dal disco di Marte, il quale ha dato uno splendido colore rosso al posto dell’oscuramento tipico delle eclissi di Luna.
Eclissi di Sole
Figura 18 – Eclissi di Sole
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Quando la Luna si trova allineata tra il Sole e la Terra si ha una eclissi di Sole, ovvero un oscuramento del disco luminoso del Sole che, essendo coperto dalla Luna, si rende parzialmente o totalmente invisibile (figura 18). La durata è inferiore proprio perché la Luna è molto più piccola rispetto al diametro della Terra. In questo caso i due Luminari devono trovarsi necessariamente in congiunzione tra loro agli stessi gradi dell’eclittica (fase di Luna Nuova).
Il fenomeno delle eclissi, o di questo scomparire apparente della luce dei Luminari, avviene in maniera ciclica. Il ciclo delle eclissi di Sole è stato studiato sin dall’antichità, i più importanti sono quelli di Saros e Metone.
Il ciclo di Saros era noto agli antichi popoli del Medio Oriente, e in particolare ai Caldei, che sapevano così prevedere le eclissi Solari. Questo ciclo è di 18 anni e 11 giorni.
Il ciclo di Metone (figura 19) o ciclo metonico è invece un ciclo di 19 anni che corrisponde a 235 mesi sinodici (congiunzione Sole – Luna) sulla stessa posizione zodiacale.
Figura 19 – Ciclo di Metone
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I nodi lunari e le eclissi nella Storia
In Astrologia, sin dalle origini, grande importanza è stata data ai nodi per via della loro connessione con le eclissi del Sole e della Luna.
A parte la possibilità e la capacità di prevedere il verificarsi di un’eclissi, questo fenomeno celeste è sempre stato per l’uomo anche un segno da interpretare, con un significato che ha assunto molte sfumature diverse nel corso dei secoli.
Le eclissi venivano calcolate con molta attenzione già dai Babilonesi, la storia ci ha consegnato un’imponente documentazione del fatto che furono proprio loro a capire come calcolarle (VIII sec. a.C. circa, anche se avevano cominciato ad annotarle nei loro diari astronomici molti secoli prima), cosa che cambiò la loro immagine degli Dèi: ora anche questi dovevano rispondere alle leggi della natura. La grandezza del calcolo e dell’intuizione babilonese sta nel prevedere anche le eclissi invisibili. Una volta capito il modello del fenomeno, la parte più complessa del calcolo rimane quella per determinare l’area di visibilità. Questa fu una scoperta dalla portata rivoluzionaria, che gli storici hanno paragonato all’impatto dell’età moderna e dell’Illuminismo sulla cultura europea. L’osservazione e la predizione delle posizioni planetarie diventano l’elemento centrale dell’Astronomia e dell’Astrologia babilonese, discipline indissolubilmente legate.
Infatti, non è solo nei registri delle osservazioni astronomiche dei Babilonesi ― fatte di numeri e coordinate ― che troviamo notizia di eclissi e dei presagi a loro collegati. L’uso di questi dati era soprattutto a scopo divinatorio e le eclissi, in particolare quelle del Sole, rappresentavano uno dei segni celesti più potenti, la cui interpretazione era spesso legata alla persona del Re o ad un drastico cambiamento nel governo dello stato. Era compito dei sacerdoti, infatti, presentare immediatamente al re i risultati delle loro osservazioni. Si trattava letteralmente di una questione di Stato.
Sarà la cultura ellenistica, in particolare con la figura di Tolomeo, a costruire il suo sistema astrologico sulle base dei secoli di annotazione babilonese. A parte la storia ufficiale degli scienziati e delle grandi personalità, l’eclissi rimane nell’impressione di tutti gli uomini un evento straordinario e carico di significato, spesso preoccupante. Famosa è la storia della battaglia raccontata da Erodoto tra i Lidi e i Medi che smisero di combattere perché si verificò un’eclissi (585 a.C.). Una tradizione ebraica dice che Salomone costruì il Tempio dopo un’eclissi di Sole, per ringraziare Dio di aver risparmiato il suo popolo: ciò risulta emblematico di come venissero vissute le eclissi dagli osservatori della strada nel mondo antico.
Il paradigma cambiò profondamente con l’affermarsi del monoteismo cristiano. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, l’oscuramento del Sole è presentato come presagio di ammonimento all’uomo. Furono spesso i Profeti, nelle loro visioni ammonitrici, a presagire l’arrivo di questa oscurità straordinaria. Quando il cielo si oscura in pieno giorno, diventano visibili anche meteoriti e stelle cadenti. In particolare, furono proprio i Profeti che vissero nel periodo della schiavitù babilonese ― e forse non a caso ― a fare uso di questa immagine celeste per le loro profezie.
Nel Nuovo Testamento, l’eclissi diventa uno dei segni della fine dei tempi, come si legge nel Vangelo di Marco. In questo caso, però, viene specificato che nessuno sarà in grado di prevedere il momento in cui tutto ciò avverrà, marcando una forte distinzione tra gli Dei antichi ―che si dovevano adeguare alla natura ― e il nuovo Dio monoteista a cui tutta la natura obbedisce, anche contro le sue regole. I presagi non potevano arrivare troppo in anticipo o essere facilmente prevedibili, altrimenti sarebbe stato troppo facile per i peccatori pentirsi a loro convenienza. Proprio l’oscuramento del Sole alla morte di Gesù (che avviene intorno alla Pasqua ebraica, vale a dire il plenilunio successivo all’equinozio di primavera) diventa la prova che Dio può provocare un’eclissi di Sole quando vuole, non solo al novilunio. Il famoso filosofo cristiano del 500 d.C., Dionigi l’Areopagita, sostiene di esser stato testimone in prima persona di una di queste eclissi solari “impossibili”.
Pur lodando gli antichi in merito alle loro abilità matematiche, anche il Padre della Chiesa Agostino si pone contro ogni forma di predizione legata ai segni celesti. Questi momenti di oscuramento dei Luminari ― in particolare del Sole― venivano visti come occasioni di terribile dolore in cui il meccanismo della natura si rompe e, di conseguenza, succedono cose straordinarie. Per la teologia era importante dare una cornice ed una spiegazione ai fenomeni celesti straordinari legati alla vita di Gesù.
Nel 1514 Copernico, astronomo e matematico di origine polacca, fu invitato da Paolo di Middelburg, vescovo di Fossombrone a esprimersi in merito alla questione relativa la riforma del calendario che sarebbe stata ridiscussa al Concilio Ecumenico Lateranense. Egli si rifiutò di intervenire in quanto convinto che sia i moti del Sole che quelli della Luna non fossero stati studiati con sufficiente precisione. In seguito, egli focalizzò le proprie osservazioni sulle eclissi, riscontrando al contempo l’obliquità dell’eclittica.
Gli antichi attribuivano al Nodo Nord la natura di Giove e Venere col significato di fortuna e di accrescimento, mentre la natura del Nodo Sud si compone di quelle di Saturno e Marte, con significato di degradazione, infortunio e povertà, in sostanza diminutiva. Entrambi i nodi sono nemici di Sole e Luna, e non potrebbe essere diversamente visto che cercano sempre di ingoiarli.
Nell’astrologia indiana, che considera i pianeti – chiamati Graha (figura 20) – non come tali ma come manifestazioni di energia divina, I Nodi vengono annoverati tra questi, pur non essendo pianeti. Il termine sanscrito Graha ha un significato ben più ampio del greco πλάνητες ἀστέρες (pronuncia plánetes asterés = stelle vagabonde): è il sostantivo del verbo grahana il cui significato è stringere, afferrare, controllare, sfiorare, intrappolare. Dal sostantivo Graha deriva il termine Grahanam, l’eclissi. I Graha intesi come pianeti sono una piccola parte visibile dell’intero concetto contenuto nel termine, i Graha sono i Deva, le energie divine che strutturano tutto nel nostro mondo.
Figura 20 – Navagraha
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I nodi lunari e le eclissi nel Mito
Le culture di tutti i paesi hanno creato miti e storie di draghi e demoni che inghiottono il Sole. Nell’ Enuma Elish, poema babilonese sull’origine del mondo, si narra della terribile battaglia tra la Dea serpente delle acque marine Tiamat ed il Dio Marduk. Quest’ultimo scatenò prima una tempesta che immobilizzò Tiamat e poi la tagliò in due: la parte superiore del serpente divenne la volta del cielo, la parte inferiore la Terra. I nomi di Testa del Drago e Coda del Drago vengono dal pensiero mitologico del passato, quando in occasione di una eclissi si immaginava che un terribile Drago ingoiasse i Luminari. Nell’egizio Am Duat, o libro dell’oltremondo, si racconta il viaggio che il Dio Sole compie in barca durante le dodici ore notturne. A volte, durante le ore del giorno, la barca è assalita da un enorme serpente: allora il Sole si eclissa per breve tempo. Anche la Luna ha i suoi nemici: una scrofa la assale il quindicesimo giorno di ogni mese e, dopo un’agonia di 15 giorni durante i quali aumenta il suo pallore, muore e rinasce. Qualche volta la scrofa riesce ad ingoiarla del tutto per un breve tempo: ecco l’eclissi di Luna. Nella mitologia cinese è un drago che inghiotte il Sole.
Secondo Aryabhata, astronomo e astrologo indiano vissuto tra il V e Vi secolo d.C., la Terra e gli altri pianeti si muovono nelle loro orbite attraverso dei venti molto forti, i quali hanno tutti la stessa velocità e sono paralleli all’eclittica, mentre un vortice muove le stelle attorno alla Terra nelle ventiquattro ore. Sono quindi delle forze invisibili e divine a determinare la velocità, la stazionarietà e la retrogradazione del moto. L’eccellente matematico e astronomo indiano Brahmagputa (598-668 d.C.) parlando della teoria delle eclissi, affermava l’esistenza di un ottavo pianeta, Rahu, quale causa delle stesse eclissi.
Nelle mitologie occidentali non si trovano riferimenti particolari alle eclissi, mentre è in India che si trova uno dei miti più interessanti legato ai Nodi.
Figura 21 - La zangolatura dell’Oceano di latte
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Ecco una sintesi elaborata, seguendo le articoli, dispense di Meskalila Nunzia Coppola per SAI e il suo libro “La Luna e le sue Dee”, oltre che altro materiale trovato in rete. All’origine del mondo, ci fu una terribile battaglia tra Dèi e demoni, tra Deva e Asura, il cui esito decisivo fu il frullamento dell’oceano di latte (figura 21) che fece venire a galla i tesori nascosti nel fondo e, soprattutto, l’Amrita, il nettare divino che dona l’immortalità. Il Naga Vasuki, il Re dei Serpenti, aiutò gli dei a vincere la guerra prestandosi a fungere da fune, legando una delle sue estremità alla montagna sacra, la quale ebbe la funzione di zangola per il frullamento dell’oceano. Ma gli Dèi, una volta in possesso dell’Amrita, vollero tenerselo tutto per loro. Viṣṇu infatti, dopo aver preso le sembianze di una danzatrice, Mohini (figura 22), si offrì di distribuire equamente il nettare disponendo in due file contrapposte Dèi e Asura, ma in realtà le dosi di Amrita erano tutte per gli Dèi.
Figura 22 – Mohini
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Un Asura si accorse dell’inganno e, approfittando di una distrazione di Viṣṇu, andò a sedersi tra Sole e Luna, riuscendo a bere un sorso del nettare. Sole e Luna se ne accorsero e lo segnalarono a Viṣṇu il quale, furioso per il furto, lanciò la sua arma circolare contro l’Asura, tagliandolo in due. Poiché l’arma di Viṣṇu dona la liberazione a chi ne viene colpito, l’Asura, avendo anche bevuto il nettare dell’immortalità, non morì.
Figura 23 – Rahu e Ketu
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La testa fu raccolta dalla madre, il cui nome significa “una persona dal cuore radioso come il Sole ed il leone” che la curò e gli attaccò poi il corpo di un serpente dando così origine a Rahu - la testa. Un bramino invece trovò il corpo ancora in vita dell’Asura, lo allevò come un figlio e gli attaccò la testa di un serpente: nacque Ketu, che diventerà anche un saggio. Ecco spiegata l’inimicizia tra i Luminari, Rahu e Ketu (figure 23 e 24): i nodi appena possono cercano di ingoiare i Luminari per vendicarsi del tradimento, ma poiché questi ultimi sono immortali, riescono sempre a sfuggirgli.
Figura 24 – Rahu e Ketu
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Astronomia, Storia e Mito sono intrecciati, come i nodi e le eclissi, sono legati in cielo. Già più di 4000 anni fa si cercavano spiegazioni a fenomeni inquietanti e perturbanti relativi all’ordine naturale del mondo, a cui questi fenomeni appartengono. La sintesi, l’integrazione e la conciliazione tra Rahu e Ketu, tra presente e passato, tra apparenza e realtà, per modellare il futuro è sempre possibile. Nel loro moto retrogrado è insito il significato che gli avvenimenti del presente hanno radici nel passato, che la vita di oggi è influenzata dalle eredità. Dall’etimologia di eclisse e dal suo rapporto con il ciclo Soli-Lunare si capisce che ciclicamente qualcosa bisogna lasciar andare e abbandonare, un ciclo deve finire perché un altro possa iniziare.
Bibliografia
http://imparareconlastoria.blogspot.com
F.Boll C. Bezold W. Gundel, Storia dell’Astrologia, Laterza Roma-Bari 1977
Filbey John Filbey Peter, Astronomia per astrologi, Astrolabio, Roma 1986
J.L.E. Dreyer, Storia dell’astronomia da Talete a Keplero, Odoya srl Bologna 2016
Kocku Von Stuckrad, La storia dell’astrologia - dalle origini ai nostri giorni, Oscar Mondadori, 2005
Marco Gambassi, Absidi e la Luna, Dispensa scuola SAI 2019
Marco Gambassi, Eclissi, cicli di Saros e Metone, Dispensa SAI anno 2018-2019
Meskalila Nunzia Coppola, La Luna e le sue Dee, Federico Capone, Torino 2013
Meskalila Nunzia Coppola, Lilith, Dispensa Scuola SAI 2018
Meskalila Nunzia Coppola, Dispense varie sui Segni, Scuola SAI 2018
Meskalila Nunzia Coppola, Nodi lunari e Ombre del Karma, conferenza Perugia 10.2017
Nicholas Campion, La nascita dell’Astrologia nel mondo antico e classico, Astrolabio Roma 2010
Tito Macia, Lilith – un fuoco d’energia astrologia, dispensa di approfondimento SAI 2019
Credits
Questa ricerca integrata e condizionata è stata redatta in prima fase dai seguenti gruppi di lavoro:
• Riflessioni di Astronomia
Gruppo: “Moon’s Skyworkers”
Milla Basso
Francesco Buono
Ida Mestroni
Simona Mocci
Elisabetta Passone
• Riflessioni di Storia
Gruppo: “I Naviganti Celesti”: Relazione tra Sole e Luna lungo il sentiero del Tempo
Giuseppe Buglino
Annalisa Gonzalez
Nunzia Ierace
Adriana Lumini
• Riflessioni di Mitologia e Simbologia
Gruppo:” SymboLab”: Miti di ombre e simboli di luce
Monica Gorza
Laura Palaia
Katia Pellacani
Rosaria Peppoloni
Carmela Volpe
Nella seconda fase i gruppi di lavoro sono stati così suddivisi:
1. Milla Basso, Giuseppe Buglino, Monica Gorza, Nunzia Ierace, Elisabetta Passone
2. Francesco Buono, Ida Mestroni, Laura Palaia, Simona Mocci, Carmela Volpe
3. Adriana Lumini, Annalisa Gonzalez, Katia Pellacani, Rosaria Peppoloni