Articolo presentato al convegno "Percorsi al castello" per "Palestra delle emozioni"
MOLTEPLICITÀ, COUNSELLING E ARTE DELLA RESPIRAZIONE
di Meskalila (Nunzia Coppola)
"La sottile sostanza di cui tutto è composto, Questo sei tu...TAT TVAM ASI", Chandogya Upanishad
Il respiro è una naturale forma di meditazione, è il segreto della crescita. In questo intervento, illustrerò il modo in cui la consapevolezza del respiro facilita la relazione di aiuto, svela la connessione tra unità e molteplicità, permettendo di cogliere la particolarità che nel pieno dell’uguaglianza, rende diversa ogni persona. In ogni essere vivente e in ogni parte della creazione, vibra la stessa energia, sotto forma di respiro vitale, percepibile in ogni momento. Nelle attività di gruppo, durante le supervisioni, nel pieno delle consulenze, l’attenzione al respiro proprio e altrui è essenziale per cogliere il valore della molteplicità e dell’unicità. L’arte della respirazione, infatti, permette il ritrovamento di quella piccola-grande scintilla esistente in ogni forma vivente: l’Energia vitale (Prāna). Prima d’iniziare, mi sembra doveroso esplicitare che il percorso da me seguito, come counsellor professionista e astrologa karmica, integra la conoscenza e le tecniche della Gestalt con le pratiche del Tantra. Quando scelsi il triennio di formazione per diventare counsellor, preferii la Gestalt perchè molto ispirata dalle discipline orientali.
A che cosa serve il counselling? In alcuni momenti della vita, un malessere può creare una minacciosa tempesta e pur non trattandosi di una patologia, le acque non possono essere attraversate con gli strumenti usuali. In questi momenti, si può usufruire di eventuali percorsi di counselling.
Nel setting di counselling, ascoltare il respiro è la chiave sicura per cogliere la diversità della persona e individuare quella particolarità che trascende le frontiere del conscio, dell’inconscio e degli anfratti fra i due. Langta Baba affermava:
“Respirare, consapevolmente, aiuta ad accogliere gli altri con le loro proiezioni e concezioni. La respirazione è una rivoluzione in cui il proprio universo si rivela parte differenziata del pluriverso, seguendo il flusso dell’Energia cosmica. Che cosa sia l’Energia cosmica o divina, nessuno lo sa, anche se ciascuno pretende di conoscerne le fonti. Alcuni concepiscono un Dio Uno e Trino; altri lo considerano Uno e Molteplice, alcuni senza forma. Alcuni visualizzano Divinità asessuate o sessuate, maschili o femminili o neutre o altro. I laici trovano nell’umanità la bellezza della molteplicità e dell’unitarietà. Tutte le scelte sono valide, purché non procurino del male alla natura e ai viventi. Nelle loro differenze, le creature sono unite dal fiato che si propaga nello spazio, attraverso la respirazione. L’unità nella diversità è la garanzia per la pace”. Purtroppo, la storia insegna che non è stato così o non sempre. La posizione di preminenza da parte del mondo cosiddetto “civile” è spesso avvenuta a spese di qualche popolo considerato primitivo. Le terre selvagge ma ricche di materie preziose hanno motivato i “civili” a consumare orrori, invasioni, colonizzazioni, schiavitù, evangelizzazione forzata, conversioni coartate, sfruttamento, genocidi e molto altro. L'etnocentrismo, ancora oggi, è l’espressione massima della tendenza a discriminare ciò che appartiene a una cultura differente; nelle sue forme più esasperate, diventa intolleranza e razzismo. L’odio fobico ha cambiato nome nei millenni, determinando, di volta in volta, l’individuo da bandire: pagano, barbaro, infedele, selvaggio, eretico, extracomunitario, poveraccio, incivile, pazzo, dissidente, omosessuale e così via. In sintesi, la tendenza a uni-versalizzare i propri modelli culturali, alla luce di un’unica identità sociale ammissibile, porta a equiparare la diversità all’inferiorità, l’alterità alla “non verità”. La religione organizzata e istituzionalizzata è stata da sempre una potentissima espressione di presunta superiorità con l’attivazione delle più svariate polarità: perdonare e condannare, accogliere ed emarginare, proteggere e perseguitare, concedere e strappare, in nome della coerenza ai propri principi. Eppure, continua a diffondersi l’evidenza che non esiste un solo concetto di verità, che il gruppo d’appartenenza non è il solo a essere autentico, che la superiorità della propria civiltà è un’illusione e che l’esegesi della realtà migliore non è univoca. Si diffondono nuove consapevolezze. Si potrebbe quasi tirare un sospiro di sollievo: la consapevolezza è liberazione! In realtà, la consapevolezza è un’acquisizione neutra che cambia assetto, secondo ciò che sottende. I valori a essa associati e le reazioni scatenanti possono avere conseguenze positive, negative, neutre, rassicuranti, inquietanti, miste e altro; possono generare pace o scatenare conflitti. La consapevolezza, dunque, intesa come principio assolutistico, è nociva quanto l’incoscienza. Nella fattispecie, per alcune persone, la consapevolezza del valore della diversità può essere vissuta come sfida alla loro presunta preminenza. In campo professionale, ad esempio, la consapevolezza del valore altrui può fomentare forme di mobbing: i portatori di “valori tanto differenti, quanto validi e preziosi” sono percepiti come una minaccia e finiscono, direttamente o indirettamente, per essere angariati da coloro che si arroccano, rigidamente, alla loro logora baronia. Spesso, chi teme di perdere la poltrona, fa passare le diversità, come incapacità o incompetenza.
La diversità la molteplicità e l’unitarietà si esprimono, attraverso forme che caratterizzano l’individuo nel corso della vita: l’infinità di cellule, il numero di ruoli assunti, la moltitudine di esperienze, la marea di emozioni e comportamenti, i cambiamenti corporei, ecc. Questi differenti aspetti non sono maschere ma molteplici forme di sé. In quale aspetto siamo più veri? Io, ad esempio, m’identifico meglio come amica o come sorella? Come madre o come figlia? Come allieva o come maestra? Come colei che apprezza o come colei che disprezza? Come leader o come gregaria? Come amica o come estranea? Vi sono momenti in cui m’identifico più fortemente in un aspetto, piuttosto che in un altro; oppure nell’uno e nell’altro, contemporaneamente. E ancora, tra l’uno e l’altro, si plasmano infinite nuances che, a loro volta, assumono sfumature plurime. Eppure, sono sempre la stessa persona.
Tutto questo per dire che laicità, religiosità, ateismo, agnosticismo, orientamento politico, scelte sessuali ed esistenziali sono forme differenziate dell’approccio personale alla vita. Nelle situazioni più disparate, sempre incontriamo queste e altre diversità, idurante le consulenze. In una relazione d’aiuto, a prescindere dal proprio orientamento e approccio esistenziale, ogni differenza va rispettata e valorizzata, anche come opportunità di avvicinarsi al mistero della molteplicità insita nell’unicità della persona che ci sta di fronte.
Riallacciandomi al Tantra, propongo due mantra che possono essere utili ai counsellors e agli astrologi che desiderano meditare per offrire un servizio migliore, ottimizzando le proprie competenze: TAT TVAM ASI e SO HAM.
Tat, pronome dimostrativo neutro, si traduce con l’italiano “quello”. Tvam è il "tu". Asi è la copula che connette Tat e Tvam. So o Sa significa "quello o lui/lei". Ham è l’abbreviazione del pronome personale Aham, "io". La forma contratta del bisillabo SOHAM è un mantra in cui la mancanza del verbo, rende possibile il rovesciamento dell’ordine sillabico. Nel corso della meditazione, il rtibaltamento sillabico spontaneo produce uno stato di coscienza elevato. Il mantra SO HAM - IO QUESTO è strettamente connesso con la respirazione che è l’essenza della molteplicità nell’unità. Automaticamente, ognuno secondo il suo ritmo, senza saperlo, noi ripetiamo questo suono cosmico, sino all'ultimo istante di vita.
Ora, vorrei raccontarvi una storiella, come spunto di riflessione sul percorso di counselling con l’ausilio della respirazione.
Al compimento dei dodici anni, il principe Digambar fu inviato nella foresta per studiare e praticare le discipline necessarie a fare di lui un buon re. Egli restò con il Maestro per i dodici anni accademici. Come richiesto dall’etichetta reale, il ragazzo apprese tutte le discipline: storia, geografia, matematica, scienze, linguistica, arte, arti marziali, legge, yoga, meditazione, studio dei testi sacri, astrologia e altro. Quando tornò a casa, Digambar si sentiva molto orgoglioso delle competenze acquisite. Considerandosi detentore della verità, egli provava un profondo disgusto per l’ignoranza altrui. Questo preoccupò molto suo padre che, avendo a cuore il benessere del popolo, così gli parlò: "Mio caro figliolo, nelle tue ricerche ti è mai capitato di afferrare il principio che rende udibile l’inaudibile e conoscibile l’inconoscibile?" Il figlio non seppe rispondere. Allora, il padre continuò: "Vai e analizza il segreto di questo pezzo d’argilla. Tat Tvam Asi"
Il giovane si ritirò nella foresta d’argilla e ne studiò la sostanza per circa dodici anni. Al ritorno, con aria solenne, ogni volta che toccava un oggetto argilloso, ripeteva: “Argilla, argilla”. Avendo conosciuto il principio unitario sotteso in ogni oggetto argilloso, non percepiva più le differenze inerenti ai nomi e alle forme. Il padre, questa volta, pur commosso per la sincerità del figlio, si preoccupò ancor più e così gli parlò: “Figlio mio carissimo, sapresti enumerare e descrivere tutti gli oggetti d’argilla?” Digambar restò a bocca chiusa, poi decise di recarsi in pellegrinaggio, alla ricerca degli oggetti di argilla. Dopo vari anni, tornò a casa e piangendo di gioia, disse al padre: “TAT TVAM ASI”. Insieme conclusero: SO HAM.
Concludo, proponendo una breve esperienza respiratoria.
Facciamo alcuni respiri liberi.
Emaniamo un profondo e udibile sospiro.
Respiriamo, liberamente, pfocalizzando il momento dell’espirazione.
Continuiamo, cercando di allungare il tempo dell’espirazione.
Ora, respiriamo, liberamente.
Accompagniamo il suono SO all’inspirazione e il suono HAM all’espirazione.
Qualcosa sta cambiando nella nostra percezione, possiamo sentire "il suono del silenzio".
Accogliamo ciò che sentiamo, senza giudicare e interpretare, ma solo come testimonianza del sentire. Nelle sessioni di Gestalt Counselling, è molto importante sentire più che interpretare.
Gli antichi saggi si dedicavano anche alle metafore: ripetevano, mentalmente, una metafora, senza interpretarla o analizzarla, fino al momento in cui un lampo di luce, quella che noi oggi chiamiamo insight, squarciava le tenebre e rivelava il segreto. Naturalmente, una stessa metafora aveva un significato differente per ogni saggio e tutti i significati si rivelavano veritieri in eguale misura. In qualche modo, le storie e gli agiti dei clienti sono metafore che sveleranno la loro luce durante le sedute di counselling. Allo stesso modo, i glifi astrologici racchiudono metafore che alla luce della consulenza centrata sulla persona sveleranno i loro misteri.
Nelle sessioni di Astrologia karmica, durante la consulenza, tutto ciò che si è studiato e approfondito resta nello sfondo, mentre emerge in figura ciò che il consultante sta sentendo e vivendo in quel momento. Da questa luce fatta di emozioni, durante la relazione di aiuto, dipende la personalizzazione dei significatori e dei significati astrologici. Da tutto questo dipende anche ciò che è necessario focalizzare nel grafico.
Come dono personale, se volete accoglierlo, vi offro questa metafora. Provate a farla risuonare in voi, senza interpretarla, né analizzarla.
“Il filo emerge dalle interiorità. Costruendo la ragnatela, percorre il filo. Riassorbendo il filo, dissolve la tela. Il ragno”.
Lasciate che questa metafora vaghi in voi, attraverso il ricordo. È possibile che vi sia un’altra occasione per incontrarci. Allora, volendo, potremmo scambiare le nostre piccole luci. Potremmo anche raccoglierle e costruire una TELA, scambiandoci quanto emerso dall'interiorità del ragno..